Lotta all’evasione fiscale interna, la grande assente

Ad eccezione delle norme che mirano ad aumentare la forza lavoro a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria, nella legge di Bilancio 2023 non ci sono norme espressamente finalizzate al recupero del mancato gettito.

Lotta all’evasione fiscale interna grande assente dalla manovra di Bilancio 2023. Trovano, invece, spazio alcune disposizioni con le quali si tenta di recuperare gettito contrastando fenomeni di evasione ed elusione in ambito internazionale. Allargando però lo sguardo al di là della legge di Bilancio, non si possono non vedere movimenti che lasciano intravedere nuovi orizzonti sul fronte del recupero del gettito erariale.

Tornando alla legge di Bilancio 2023 e alle misure antievasione in ambito internazionale, vengono ad evidenza le norme che reintroducono una stretta alla deducibilità dei costi e degli altri componenti negativi, derivanti da operazioni con imprese o professionisti localizzati in Paesi poco trasparenti dal punto di vista fiscale.

Contro l’elusione internazionale si inseriscono anche le disposizioni che prevedono una tassazione sostitutiva del 9% sul rientro in Italia degli utili non distribuiti conseguiti da partecipazioni in società estere o la tassazione in Italia delle plusvalenze derivanti da cessione di quote di società estere nel cui attivo figurano, per oltre il 50% del totale, beni immobili situati nel belpaese.

Lotta all’evasione e all’elusione internazionale a parte, nella legge di Bilancio 2023, per il contrasto del sommerso fiscale domestico c’è davvero poco o nulla. Detto delle misure aventi ad oggetto il reclutamento di 3.900 nuovi funzionari da destinare alle attività di selezione e analisi del rischio ma anche al recupero dell’efficacia ed efficienza della riscossione delle imposte, nella legge di Bilancio non ci sono, a differenza del passato, norme espressamente dedicate alla lotta all’evasione fiscale interna.

Capitolo a sé le disposizioni che mirano a contenere, per quanto possibile, l’apertura o meglio la riapertura di una partita Iva da parte di soggetti fiscalmente poco affidabili. Si tratta, infatti, di una previsione normativa che rischia di tradursi in un vero e proprio nulla di fatto.

I fenomeni più pericolosi per il Fisco italiano non sono tanto quelli di soggetti che riaprono una posizione Iva dopo aver chiuso quella precedente lasciando pendenze fiscali e imposte non versate, ma piuttosto quelli di vera e propria “sostituzione” soggettiva della posizione Iva. In queste situazioni, molto frequenti in certe realtà settoriali e locali, il soggetto richiedente la nuova partita Iva è quasi sempre “vergine” dal punto di vista fiscale e difficilmente verrà bloccato dalle nuove procedure di analisi del rischio previste dalla legge di Bilancio 2023.

Il nuovo imprenditore potrà superare anche la prova relativa all’effettivo esercizio di un’attività, essendo di fatto subentrato al posto di altra posizione Iva nel frattempo cessata o in via di cessazione.

La mancanza di norme di contrasto interno all’evasione potrebbe però essere giustificata dal fatto che negli ultimi mesi del 2022 sono state emanate una serie di misure e disposizioni attuative con le quali si è data attuazione concreta alle norme contenute nella legge di Bilancio 2020 (L. 160/2019). Si tratta delle nuove attività informatizzate di analisi e selezione del rischio di evasione che, grazie anche agli obiettivi del PNRR, potrebbero costituire a breve un nuovo e diverso scenario operativo nella lotta all’evasione.

Così interpretata, la manovra di Bilancio 2023 costituirebbe proprio uno degli ultimi tasselli mancanti per l’avvio di tali nuove attività informatizzate, rappresentato dall’incremento del personale da destinare a tali scopi.

Autore: Andrea Bongi – Sistema Ratio Centro Studi Castelli

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