Credito d’imposta 2020 ricerca, sviluppo e innovazione

Firmato il decreto attuativo Mise che definisce le modalità attuative del nuovo credito d’imposta per il periodo successivo al 31.12.2019.

Il Ministro dello Sviluppo Economico ha firmato il decreto attuativo del Piano Transizione 4.0 attraverso cui avviare la nuova politica industriale del Paese. Sono stanziati 7 miliardi di euro di risorse per le imprese che maggiormente punteranno su ricerca e sviluppo, innovazione, investimenti green, attività di design e innovazione estetica. Il decreto fornisce indicazioni sul piano operativo e interpretativo e definisce le modalità attuative del nuovo credito d’imposta per il periodo successivo al 31.12.2019, oltre a indicare la differenza tra ricerca e sviluppo ammissibili e progetti di innovazione tecnologica.

Il primo chiarimento è relativo alle attività di ricerca e sviluppo che godono di un credito d’imposta del 12% sui costi ammissibili: assumono rilevanza le attività di ricerca e sviluppo che perseguono un progresso o un avanzamento delle conoscenze o delle capacità generali in un campo scientifico o tecnologico e non già il semplice progresso o avanzamento delle conoscenze o delle capacità proprie di una singola impresa.

L’innovazione tecnologica agevolabile al 6% dei costi invece è stata definita a livello aziendale: “Costituiscono attività di innovazione tecnologica ammissibili al credito d’imposta i lavori, diversi da quelli di ricerca e sviluppo svolti nel periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31.12.2019, anche in relazione a progetti avviati in periodi d’imposta precedenti, finalizzati alla realizzazione o all’introduzione di prodotti o processi nuovi o significativamente migliorati, rispetto a quelli già realizzati o applicati dall’impresa”.

Si considerano attività ammissibili al credito d’imposta (6%) i lavori di design e ideazione estetica, finalizzati a innovare in modo significativo i prodotti dell’impresa sul piano della forma e di altri elementi non tecnici o funzionali. A questi effetti, per “prodotto” si intende qualsiasi oggetto industriale o artigianale, compresi i componenti di prodotti complessi, gli imballaggi, le presentazioni, i simboli grafici e i caratteri tipografici.

Il decreto definisce inoltre i progetti di innovazione tecnologica, con maggiorazione dal 6 al 10% della misura del credito d’imposta: sono quelle finalizzate al raggiungimento di obiettivi di innovazione digitale 4.0, i lavori svolti nell’ambito di progetti relativi alla trasformazione dei processi aziendali attraverso l’integrazione e l’interconnessione dei fattori, interni ed esterni all’azienda, rilevanti per la creazione di valore. Si considerano attività di innovazione tecnologica finalizzate al raggiungimento di obiettivi di transizione ecologica i lavori svolti nell’ambito di progetti relativi alla trasformazione dei processi aziendali secondo i principi dell’economia circolare (es: prodotti ecosostenibili, catene chiuse, soluzioni e tecnologie per monitorare il ciclo di vita del prodotto, ecc.).

In questi casi bisognerà fornire specifiche informazioni sugli obiettivi di innovazione digitale 4.0 e/o di transizione ecologica perseguiti o implementati attraverso i progetti intrapresi.

Altro chiarimento significativo riguarda i costi di amministratori o soci dedicatosi a ricerca e sviluppo: “In caso di prestazioni lavorative direttamente riferibili alle attività ammissibili al credito d’imposta rese da amministratori o soci di società o enti, ferma restando comunque l’esclusione dei compensi variabili o delle somme attribuite a titolo di partecipazione agli utili, l’ammissibilità delle relative spese non può eccedere il 50% del compenso fisso ordinario annuo spettante a tali soggetti ed è subordinata all’effettiva corresponsione da parte della società dell’intero importo del compenso fisso nel periodo d’imposta agevolato“.

Il decreto sicuramente ha fornito chiarimenti utili a evitare futuri conteziosi; ora spetta alle aziende classificare correttamente i propri progetti di ricerca e innovazione. Chi si attendeva un aumento delle aliquote di beneficio è rimasto deluso, ma dal Ministero confermano che si sta lavorando verso tale obiettivo al fine di rilanciare il sistema dopo l’emergenza Covid. Attendiamo fiduciosi.

Autore: Matteo Rizzi

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