Il superpotere per innovatori: condivisione

Condizioni e vantaggi della diffusione del sapere in azienda.

Durante le numerose analisi condotte dal nostro Centro Studi sulle aziende e realtà professionali di successo è emerso un tratto comune: la capacità di condividere la conoscenza. L’elemento di interesse, tuttavia, non è il possesso di conoscenze approfondite da parte di “qualcuno” all’interno dell’organizzazione, che è comunque un valore: l’elemento cruciale è proprio la capacità di condividerle. Parliamo di far in modo che quelle conoscenze, o la maggior parte di esse, siano possedute dal maggior numero di soggetti all’interno dell’organizzazione e che ne possano disporre al momento giusto.

Ottenere questo risultato non è un’impresa facile. Prima di tutto occorre definire cosa condividere: esperienze, buone pratiche, errori da evitare, richieste irrisolte o non fattibili, blog, chat, qualsiasi contatto con i clienti, ecc. Ognuno deve scegliere in ragione dello sforzo quali sono le informazioni più importanti. Poi occorre scegliere uno strumento adatto ad ospitare queste informazioni e definire la struttura di questa base di dati al fine di agevolarne l’accesso selettivo.
Occorre istruire chi possiede o entra in possesso di informazioni a lasciarne traccia in modo comprensibile e costante.

Infine, serve istruire tutti ad attingere a questo patrimonio spiegandone struttura e significato. Certamente questa istruzione passa attraverso momenti di formazione individuale, ma anche mediante momenti collettivi.

Ben sapendo che già le fasi appena richiamate sono tutt’altro che banali, tengo a sottolineare che il momento più creativo della condivisione è proprio quello collettivo. Può essere una semplice riunione o interazioni informali, ma è in questi momenti che il patrimonio di conoscenze mostra i suoi superpoteri. Quando la conoscenza accumulata da altre persone rimbalza da una mente all’altra dando vita a nuove soluzioni originali.

Quindi la condivisione non è soltanto la conservazione e la disponibilità di informazioni bensì la capacità di renderle disponibili facendole “brillare” in presenza di più persone. L’investimento in una struttura di dati flessibile e pervasiva è certamente ben ripagato. Pervasiva nel senso di fortemente interconnessa per evitare la ribattitura dei dati, per far dialogare le varie anime dell’impresa, quella produttiva con quella logistica, quella commerciale con quella amministrativa, ecc.

Ma allora è solo una questione di strumenti e organizzazione? Nient’affatto. Manca un ultimo tassello, il più difficile perché chiama in gioco il fattore umano. Occorre convincere chi ha le informazioni a “donarle” ad altri.

La gelosia, il senso di proprietà, la paura di smettere di essere indispensabile, e ancora la scarsa capacità di delegare. Sono i più importanti freni alla condivisione. Il superamento di questi ostacoli passa attraverso la diffusione di una cultura d’impresa che premi chi condivide, sia in modo concreto con riconoscimenti economici o di carriera, sia evitando l’estremizzazione competitiva per non far sentire il veterano minacciato dai più giovani. E perché no, promuovendo occasioni di gratificazione pubblica a chi ha saputo regalare le sue intuizioni e le sue esperienze in modo continuo ed efficace.

Autore: Stefano Bottoglia

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