Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump firmerà oggi un provvedimento che consentirà nuovamente l’accesso alla pesca commerciale nel Northeast Canyons and Seamounts Marine National Monument, un’area marina protetta al largo del New England. La decisione, annunciata da un funzionario della Casa Bianca, si inserisce nel quadro degli sforzi dell’amministrazione Trump per ridurre le normative considerate onerose per le imprese e l’attività economica.
Una storia di protezioni altalenanti
Il Northeast Canyons and Seamounts Marine National Monument, un’area di quasi 13.000 chilometri quadrati, fu originariamente designato come area protetta dall’ex presidente Barack Obama nel 2016. L’obiettivo era tutelare specie marine come coralli d’acqua profonda, tartarughe marine e balene.
Questa non è la prima volta che Trump interviene su quest’area. Durante il suo primo mandato, nel 2020, aveva già riaperto il monumento marino alla pesca commerciale, decisione poi annullata dal presidente Joe Biden nel 2021.
Le motivazioni economiche
Secondo quanto dichiarato dalla Casa Bianca, la decisione mira a sostenere le comunità di pescatori, l’attività economica e i posti di lavoro. Trump considera queste normative ambientali come ostacoli alla crescita economica e all’occupazione nel settore della pesca.
È il secondo monumento marino che Trump riapre alla pesca commerciale dall’inizio del suo secondo mandato a gennaio. Il 17 aprile scorso aveva firmato un ordine per aprire 400.000 acri del Pacific Remote Islands Marine National Monument alla pesca commerciale.
L’impatto ambientale
Questa decisione arriva in un momento significativo per la biodiversità marina dell’area. Un recente rilevamento aereo del monumento, condotto dal New England Aquarium con il sostegno dell’U.S. Fish and Wildlife Service, ha individuato oltre 600 animali, tra cui piccoli di megattera e tursiopi.
Peter Auster, professore emerito di ricerca in scienze marine presso l’Università del Connecticut, ha sottolineato l’importanza di quest’area come sito di riferimento per comprendere come l’attività umana negli oceani influisca sulla vita marina: “Senza aree protette come questa che escludono attività su scala commerciale, non abbiamo modo di misurare come gli usi umani altrove in mare impattino sulla biodiversità.”
Un settore in difficoltà
La decisione si inserisce in un contesto già complesso per l’industria ittica americana, valutata 320 miliardi di dollari. Come riportato da Reuters, il congelamento normativo dell’amministrazione Trump ha generato caos e incertezza nel settore questa primavera, ritardando l’apertura di alcune zone di pesca sulla costa orientale e portando a un’eccessiva pesca del tonno rosso atlantico.
La controversa decisione evidenzia il continuo dibattito tra le esigenze economiche immediate delle comunità di pescatori e la protezione a lungo termine degli ecosistemi marini, un equilibrio difficile che continua a oscillare con i cambi di amministrazione a Washington.
Una visione potenzialmente miope
Ciò che suscita perplessità in questa decisione è la sua apparente miopia. Privilegiare il guadagno economico immediato a scapito della sostenibilità ambientale potrebbe rivelarsi, nel lungo periodo, un calcolo errato con ricadute negative sull’intera popolazione americana, inclusi paradossalmente gli stessi elettori di Trump.
Le aree marine protette non sono semplici “riserve di natura” isolate dalla realtà economica, ma veri e propri investimenti sul futuro della pesca stessa. Fungono da incubatrici per le specie marine, contribuendo a ricostituire gli stock ittici che, una volta ripopolati, si diffondono anche nelle zone circostanti dove la pesca è consentita. Numerosi studi scientifici dimostrano come le zone di “no-take” (dove non è permessa alcuna attività estrattiva) generino nel medio-lungo termine benefici economici per le comunità di pescatori delle aree limitrofe.
In quest’ottica, smantellare le protezioni ambientali per un vantaggio immediato rischia di compromettere proprio quelle risorse marine da cui dipende la sopravvivenza economica delle comunità costiere. Una visione più lungimirante richiederebbe di bilanciare meglio le esigenze immediate con la sostenibilità futura, piuttosto che oscillare tra estremi a ogni cambio di amministrazione, con costi ecologici ed economici che, alla fine, saranno pagati da tutti i cittadini americani, indipendentemente dalle loro preferenze politiche.
(Autore: Paola Peresin)
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