Lo spunto non arriva dal titolo di un film di un qualche successo del 1999, e nemmeno dal nome di un noto marchio italiano di abbigliamento, nato nel 2004, che peraltro coniugano entrambi i baci e gli abbracci insieme. Neppure dalla denominazione di una confezione di biscotti di una famosa industria alimentare del nostro Paese, che avrebbe già un intrinseco richiamo di bontà e di dolcezza.
In verità, il contenuto compreso nel titolo giunge a noi con maggiore rilievo e significato dal tema degli abbracci mancati al tempo del Covid, quando a causa della recente pandemia le restrizioni imposte ai contatti personali avevano di fatto interrotto una pratica quotidiana di saluto e di affetto fra le persone, in primis familiari e amici. Ecco, in quella fase avevamo accettato una serie di regole, imposizioni e attenzioni perché, dopo il periodo della sofferenza e delle privazioni, sarebbe ritornata l’era degli abbracci, l’espressione palese della confidenza, il salutare e tangibile moto dello stringersi felice e grato di uomini e donne uniti nei sentimenti di bene reciproco.
Questa stagione, a lungo attesa e invocata, ormai fa parte di nuovo dei momenti più belle delle nostre giornate. E adesso è proprio arrivato il momento di parlare, o riparlare meglio, del valore dell’abbraccio ritrovato, uno dei gesti più semplici e rappresentativi dell’affetto umano che comporta molteplici benefici a livello fisico e mentale. L’abbraccio da solo può combattere il malumore e ridurre l’ansia, in quanto il semplice gesto dell’abbracciare, o quello di farsi abbracciare, rappresenta un vero toccasana per il corpo e la mente.
A proposito, forse non tutti sanno che il 21 gennaio ricorre la ‘Giornata mondiale dell’abbraccio’ – il National Hugging Day – che è stata istituita nel 1986, in Michigan, negli Stati Uniti, da parte del reverendo Kevin Zaborny, allo scopo di alleviare la nostalgia che spesso si prova al termine delle festività natalizie. Dall’America, questa celebrazione si è poi gradualmente diffusa in tutto il mondo.
L’importanza dell’abbraccio quale gesto universale, esaltata in questa giornata, è stata ripresa anche da Facebook, che, a partire dall’aprile 2020, ha aggiunto un’apposita”reaction” per consentire agli utenti di abbracciarsi virtualmente nel pieno della pandemia da Covid-19. Ma andiamo alle radici di questo termine: la parola abbraccio rimanda subito alla parte del corpo maggiormente coinvolta nell’azione, le braccia. Ma, come ci ricorda Giulietta Stirati nel suo blog “Le parole sono importanti”, l’abbraccio è molto più del semplice cingere qualcosa o qualcuno. In latino, la parola abbraccio – composta da amb- intorno e plectere-intrecciare – ha all’origine un gesto che non si limita solo ad avvicinare, ma che intreccia e rinsalda le parti fino a creare qualcosa di nuovo. Di fatto, è ciò che si genera quando ci scambiamo un abbraccio per trasmettere affetto, amore, stima, supporto o conforto. In effetti l’abbraccio è un gesto primordiale ed ancestrale per l’uomo.
Il primo lo riceviamo nel ventre materno e quelli scambiati, o non, nel corso della nostra vita possono influenzare il nostro benessere fisico e psicologico. Diversi studi hanno dimostrato come la piacevolezza fisica e il senso di protezione e benessere emotivo che si provano negli abbracci, riducano la percezione di ansia e stress ed aumentino l’autostima, rafforzando comportamenti positivi. A livello fisiologico, ricevere un abbraccio contribuisce ad abbassare la pressione, la frequenza cardiaca e i livelli di cortisolo, stimolando la produzione di ossitocina, l’ormone che ci fa sentire felici e ci aiuta a formare legami con gli altri. Gli abbracci, insomma, hanno un effetto calmante sul corpo e benefico sull’umore, e questo può contribuire a rafforzare anche il sistema immunitario.
Come detto, è esperienza condivisa che ricevere un abbraccio, soprattutto se siamo turbati, o se ci siamo fatti male fisicamente, sia confortante: lo stress si scioglie e, in qualche modo, ci mette in uno stato d’animo migliore. Va però sottolineato il fatto che la ricerca sugli abbracci non è così ricca come ci si potrebbe aspettare, forse perché questo gesto rientra tra i comportamenti che la maggior parte di noi compie senza pensarci troppo, in maniera diretta e spontanea. Tuttavia, recenti ricerche stanno approfondendo il loro ruolo nello sviluppo del bambino e il loro fondamentale contributo nel percorso di crescita equilibrata e di solida maturazione personale, dal punto di vista emotivo, psicologico e fisico. Abbracci e carezze sono quindi essenziali per i piccoli, ma veramente importanti a tutte le età. In uno studio che ha coinvolto oltre 25.000 partecipanti sopra i 65 anni, è stato infatti osservato come la disponibilità di abbracci fosse correlata ad un migliore stato di salute, e come questa correlazione rimanesse significativa indipendentemente da tutte le altre variabili prese in considerazione nella ricerca, come l’alimentazione, lo stile di vita o lo stato economico.
Proprio nei giorni scorsi, si è fatto interprete di tutto questo lo stesso papa Francesco incontrando a Roma decine di migliaia di ragazzi, giovani e adulti di Azione Cattolica provenienti da tutta Italia. In un evento intitolato non a caso “A braccia aperte”, il Pontefice ha parlato dell’abbraccio come di “una delle espressioni più spontanee dell’esperienza umana”, evidenziando nella sua riflessione “l’abbraccio che manca, l’abbraccio che salva e l’abbraccio che cambia la vita”.
“All’origine delle guerre ci sono spesso abbracci mancati o abbracci rifiutati – ha affermato papa Bergoglio – a cui seguono pregiudizi, incomprensioni, sospetti, fino a vedere l’altro un nemico. E tutto ciò purtroppo, in questi giorni, è sotto i nostri occhi, in troppe parti del mondo!”. Ecco perciò “l’abbraccio che salva” – ha proseguito – perché “già umanamente abbracciarsi significa esprimere valori positivi e fondamentali come l’affetto, la stima, la fiducia, l’incoraggiamento, la riconciliazione”. Fino ad arrivare all’abbraccio che cambia la vita, capace di “mostrare strade nuove, strade di speranza”, percorsi autentici di nuovo umanesimo generato da persone che ogni giorno si lasciano “disturbare dal prossimo” e avvolgono con rispetto, stima e benevolenza le vite degli altri, accanto a sé.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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