Se ne avverte la necessità ormai da diverso tempo, al punto che sono nati inserti settimanali tematici di grandi quotidiani nazionali che dedicano a questi argomenti importanti spazi di riflessione e narrazioni di esperienze.
Non solo: ormai non sono più una novità siti web o trasmissioni che hanno deciso di offrire uno sguardo sicuramente diverso e alternativo rispetto alla cronaca giornalistica troppo spesso nera, ansiosa e triste che sembra dominare la comunicazione odierna.
Perché un dato sembra infatti acquisito: rischiamo di essere bombardati a tutte le ore da una tale quantità di notizie e reportage che raccontano in dettaglio tante situazioni ed eventi negativi da essere quasi assuefatti a una visione del mondo in cui sembrano affermarsi, un po’ dovunque, fatti e sentimenti davvero poco edificanti, poco in linea con la visione della migliore natura umana.
Certo, i dati della cruda realtà e la libertà dell’informazione ci mettono a diretto contatto con la verità di quello che accade quotidianamente sotto i nostri occhi, e non sono rose e fiori, sicuramente, specie in queste settimane in cui la tragicità, il terrore e la barbarie della guerra in varie parti del pianeta alimentano costantemente dolore, sgomento e preoccupazione.
Non c’è niente da fare: anche il male è presente nell’intima sfera dell’uomo, e non possiamo certamente pensare che nell’era della comunicazione “totalizzante” come quella che stiamo vivendo – da quella dei grandi mass media sino a quella dei social – tutto questo possa essere in qualche modo derubricato, sospeso o addirittura espunto.
La verità dei fatti, di quello che accade, di quello che succede comunque nella vita quotidiana, in tutte le sue ragioni e dinamiche, anche le più oscure e negative, non può in qualcun modo essere tralasciata o sottovalutata: è parte integrante, ineliminabile, dell’esistenza di tutti e di ciascuno, in ogni angolo del mondo.
Ma perché allora nasce l’esigenza di rimettere a tema le cosiddette “buone notizie” rispetto alle cronache assillanti di tante negatività che sembrano prevalere nel contesto moderno? Perché avvertiamo tutti il rischio che ci si possa abituare in qualche modo ad una narrazione dei tempi e dell’umanità orientata un po’ troppo a mettere in luce tutto quello che non va, che configge con i sentimenti migliori presenti nel cuore delle persone e delle comunità, che consolida l’abitudine a informarsi e condividere in tanta parte “news” di cronaca nera, con tutte le conseguenze e i rischi derivanti. Insomma, non esiste solo il problema psicologico e morale di affrontare, elaborare e superare il “male” che viene fatto conoscere e divulgato spesso in quantità davvero eccessive.
Esiste il rischio concreto che le “buone notizie” siano trascurate, quasi ignorate, nel panorama dell’informazione globale e locale, inducendo in qualche modo la stessa opinione pubblica a ritenere che tutto il bene che viene realizzato in ogni forma sia ridotto di fatto a un ruolo marginale, del tutto secondario, praticamente ininfluente rispetto ai percorsi della modernità.
E invece tutti sappiamo che proprio questo “bene” – che sembra non fare notizia, ed essere messo un po’ in disparte rispetto ai grandi canali della comunicazione odierna – rappresenta di fatto il motore basilare e insostituibile della nostra vita quotidiana, nella quale tantissimi gesti, azioni e relazioni sono improntati costantemente alla costruzione effettiva di valori solidi e di pratiche eccellenti che inducono alla positività e alla fiducia.
Forse si tratta di avere un po’ più di coraggio, di capire meglio i processi che sono diffusi e di mettere in atto strategie nuove per far sì che le “buone notizie” abbiano a diventare molto più conosciute, stimolanti ed esemplari per un nuovo umanesimo felice di comunità.
Se ne è parlato proprio nello scorso fine settimana a Conegliano, in occasione di due distinte manifestazioni che hanno dato il segnale concreto di come siano importanti e vitali le esperienze motivate da un’etica eloquente di formazione alla cittadinanza e di bene comune.
All’Istituto Cerletti si è svolta la premiazione di due allievi meritevoli di borse di studio intitolate alla memoria della professoressa Rita Musumeci, e durante gli interventi dei rappresentanti istituzionali, su invito della dirigente Mariagrazia Morgan, è stata proprio messa in luce la “buona notizia” del talento, dell’impegno, del sacrificio, dello stile di relazione e degli ottimi risultati conseguiti dagli studenti nelle aule scolastiche, a testimonianza di nuove generazioni che vogliono guardare al futuro, proprio e della collettività, con sapiente e operosa attività formativa e generativa di studi, risultati e traguardi.
Il giorno dopo, nel Collegio Immacolata, si è svolta la cerimonia di inaugurazione del trentottesimo anno accademico dell’Università degli Adulti di Conegliano, sotto la regia della presidente Luigina Balsarin Rossi: anche qui, nei saluti istituzionali è stata ribadita la “buona notizia” di un luogo popolare di cultura e di socialità che continua a far incontrare le persone in età libera e a costruire percorsi didattici all’insegna della tradizione e dell’innovazione insieme, rappresentando un punto di riferimento essenziale per una comunità coesa e unita.
Due esperienze particolari, certo, ma certamente non isolate in un territorio che può offrire tantissimi esempi di “buone notizie” come queste, frutto di agenzie educative e di società civile che non si arrendono a derive negative di sorta.
Si tratta di realizzare in concreto le “buone notizie”, di riconoscerle, e di abituarsi a raccontarle e a comunicarle meglio, dovunque, con tutta la potenza della comunicazione attuale. E allora saremo tutti meno tristi e più ottimisti, con sano realismo ma con speranza invincibile.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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