“Caro amico ti scrivo”: oggi è la Giornata internazionale della scrittura a mano

“Caro amico ti scrivo”: oggi è la Giornata internazionale della scrittura a mano

“Caro amico ti scrivo”, recitava uno dei versi più noti di un celebre brano di Lucio Dalla, una testimonianza di quanto un’azione, come quella di scrivere una lettera, fosse una cosa abituale rispetto a oggi, dove si è un po’ persa.

Ma quand’è l’ultima volta che abbiamo davvero scritto una lettera a mano per qualcuno, un pensiero che non fosse relegato al classico messaggio WhatsApp o alla fredda mail?

Difficile trovare una data certa, sicuramente è accaduto tanto tempo fa e non di recente. 

Ed è proprio questa la riflessione che potrebbe essere stimolata dalla ricorrenza odierna, ovvero la Giornata internazionale della scrittura a mano.

Venne istituita nel 1977 negli Stati Uniti, dalla Writing Instrument Manufacturers Association, per scongiurare la progressiva scomparsa della scrittura a mano.

Sintomo di quanto il dibattito sul divario tra l’avanzare del progresso e il permanere della tradizionale “carta e penna” in realtà duri da tempo, portando tutti a riflettere su quanto le nuove tecnologie, pur portando con sé dei benefici, inevitabilmente conducano verso alcune rinunce.

Ma la tradizione sembra, per il momento, reggere bene il confronto, a giudicare dalla scelta recente fatta dalla Svezia, la quale ha dettato un “dietrofront” in termini di uso di tablet e utilizzo di strumenti digitali nella scuola.

Il Paese nordico, in passato una spanna più avanti di noi per utilizzo di pc e tablet nelle classi, ha infatti optato per il ritorno all’impiego dei libri cartacei, di penne e quaderni sui banchi di scuola.

Il motivo? La scrittura a mano, secondo gli esperti, favorirebbe l’apprendimento, il lavoro e il rafforzamento della memoria, resi invece più complessi dagli strumenti digitali, sicuramente più veloci in termini di tempo, ma proprio per questo responsabili di un sovraccarico di informazioni nel cervello.

Quante volte, quando andavamo a scuola, ci consigliavano infatti di fare gli schemi per studiare, così da apprendere in maniera più efficace? E di certo non ci dicevano di farli a computer!

Risulta evidente, quindi, quanto restino intatti i dubbi sull’utilizzo esclusivo di tablet e tastiere, a discapito della tradizionale penna: sono le prestazioni cognitive a frenare sull’utilizzo delle nuove tecnologie a tutto tondo, specie nelle scuole.

Dall’altro lato, però, è risaputo quanto i pc e le mail consentano di risparmiare molto tempo per scrivere un documento o una mail di contatto.

Uno scenario che cozza con le abitudini quotidiane passate: molti ricorderanno, ad esempio, come una giornata alle elementari iniziasse con le cornicette sui quaderni, ogni giorno diverse o, andando più indietro nel tempo, con le aste, utili per scrivere bene e in maniera ordinata.

C’è chi ricorda, ad esempio, come almeno fino agli anni settanta ci fosse l’utilizzo alle scuole elementari del calamaio e dell’inchiostro, con cui veniva riempita una ciotolina sul banco.

Poi, quando si finiva di scrivere una pagina, era abitudine alzare la mano e dire: “Maestra, un attimo, che sto usando la carta assorbente”.

Una vita fa, se pensiamo alle abitudini attuali.

Ma il caso della Svezia e il mancato monopolio dei mezzi digitali continuano ad alimentare il dibattito e a porre tutti noi di fronte a un quesito ancora aperto: è preferibile dare più spazio alla velocità di tablet e pc o preservare, anche in futuro, la più tradizionale scrittura a mano?

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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