Ci sono gli appassionati dei percorsi quotidiani in solitaria, in coppia o tra amici, le esperienze di Pedibus avviate ormai da anni nelle scuole primarie, i gruppi cammino che fioriscono da tempo per le età terze e libere in seno alle Università degli Adulti di molti territori.
Di fatto si tratta di esperienze ormai consolidate e di successo che mettono in rilievo come l’andare a piedi giornaliero rappresenti un fattore acquisito, importante e consigliato a tutti per uno stile sano di vita e una risposta efficace ai vari stress del fisico e della mente.
Sembrerebbe una notizia di ordinaria cronaca, alla quale non dedicare particolare attenzione, e invece diventa un motivo serio di riflessione, perché parliamo di una sana pratica quotidiana che riveste significati importanti a livello personale e di comunità. Non c’è dubbio: basta fermarsi a parlare un attimo con quanti sono “tifosi” di questa consuetudine, ben piantata a terra, per capire come si tratti di un approccio e di una costante educazione fisica molto stimata dai diretti protagonisti.
Non soltanto vengono ribadite le conseguenze positive per la salute corporale, che ogni medico è ben lieto di indicare auspicando vivamente questa attività, ma vengono posti in evidenza i pregi e i vantaggi rispetto all’ambiente, che viene maggiormente conosciuto, rispettato e valorizzato da podisti in armonia con il paesaggio e la natura.
Insomma, camminando con una certa regolarità a piedi soprattutto nei tratti al di fuori dei perimetri urbani, attraverso sentieri protetti e a diretto contatto con il verde e l’aria pulita, si producono benefici effetti per la circolazione corporea dei soggetti di tutte le età e si sperimenta un allentamento dai tanti fattori di preoccupazione della nostra esistenza a livello psicologico ed emotivo. Inoltre, ci si tiene lontani da smog e inquinamento, e con questa pratica si contribuisce a mantenere più “green” il pianeta evitando l’utilizzo di mezzi a motori, con la produzione dannosa degli inevitabili gas di scarico.
Ma non è tutto: sicuramente traggono un felice giovamento gli assetti del corpo e dell’interiorità, ma anche il senso vivo di comunità acquisisce smalto e vigore con le camminate di gruppo, con i percorsi organizzati, con la condivisione di una passione fatta di sentimenti semplici, di amicizie genuine, di simpatiche chiacchierate, di rispetto, stupore e ammirazione per i doni del creato.
Benefici a ogni latitudine, si potrebbe dire, ai quali si aggiunge anche un secondo motivo generale di riflessione e di apprezzamento per questa sana pratica, che andrebbe maggiormente incentivata nell’ottica del “dovere della salute”, non solo del “diritto”. Parliamo del fatto che camminare a piedi ci mette nella condizione di osservare meglio l’ambiente circostante, i suoi ritmi, le sue forme, i suoi colori, i suoi cambiamenti. Molto spesso in macchina, sempre di fretta, spesso anche distratti, infatti, non riusciamo a cogliere la bellezza di quello che ci sta intorno: non rallentiamo, non ci fermiamo, non facciamo pause, non riusciamo a vedere fino in fondo la concreta verità delle opere della natura e dell’uomo che esistono accanto a noi e che rivestono invece un rilievo particolare.
Occorre passare raso terra, avere le scarpe ben ancorate al terreno, mantenere l’occhio vigile e curioso per gustare le linee, i piaceri e i sapori dell’ambiente fisico, anche nei suoi cambiamenti stagionali che spesso ci trovano estranei e impreparati. Camminare bene, senza eccessi e senza corse, con un incedere adeguato e magari con qualche buona conversazione in itinere, serve anche a questo: a riscoprire un dialogo virtuoso con il paesaggio, a mantenere vivo il rapporto con l’ambiente naturale e umano che rappresenta parte integrante ed ineliminabile del nostro vissuto di ogni giorno, a rimodulare sulla concretezza dell’adesione alla terra, al famoso “humus”, al suolo basilare e fondamentale il nostro stesso atteggiamento verso il mondo e verso il prossimo. Non sembri una forzatura: quanta vanagloria, quanta presunzione, quanti castelli in aria improbabili e inconsistenti si producono da parte di un’umanità incapace di essere “umile” e di fare i conti con la verità semplice e “terrena” della propria esistenza quotidiana.
E’ il terzo motivo di riflessione: i piedi ben saldi a terra, camminando ogni giorno lungo le vie e i sentieri del nostro mondo, ci mettono nella condizione di pensare ad essere persone concrete e vere, capaci di un rapporto diretto di sguardo e di ascolto con la natura e le persone, impegnati a costruire progetti possibili, non impossibili, con basi solide e precise.
Senza voli pindarici e traguardi mirabolanti e inarrivabili, diventiamo tutti uomini e donne migliori per la nostra capacità di avere giusta considerazione dei dati effettivi di realtà, e non di rappresentazioni virtuali e poco aderenti all’esistente. Soprattutto, questo ingresso diretto e umile nelle dinamiche della vita, modulato e misurato secondo la giusta identità di quello che noi siamo e di quanto esiste accanto a noi, senza ingenuità e fantasie fuori luogo, ci fa stare bene nella consapevolezza della felicità che può arrivare e si può cogliere lungo la strada segnata dai nostri passi e dalle nostre impronte di umanità in pienezza.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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