Il giusto premio

Ammettiamolo: quante volte abbiamo indugiato sulle cronache giornalistiche, mediatiche e social che ci raccontano con dovizia di dettagli le ultime performance negative di giovani, singoli e in gruppo, alle prese con coetanei o adulti in situazioni poco o nulla conformi all’ordine pubblico, al decoro e alla coesione sociale.

Quante volte ci siamo interrogati sulle ragioni di questi comportamenti assolutamente non commendevoli, e abbiamo rivolto il nostro sguardo e i nostri pensieri preoccupati alla triste escalation di questi fatti, che in paese e città vedono magari protagonisti bulli e bande che alimentano le loro azioni quotidiane di prepotenze, soprusi e gesti cattivi nei confronti del prossimo.

E quante volte abbiamo chiamato in causa le responsabilità di famiglie, scuole e società nel suo complesso per rimettere a tema la questione ormai risaputa di una “emergenza educativa” irrisolta negli ultimi anni, stilando giudizi, classifiche e bilanci un po’ affrettati sul malessere delle nuove generazioni e sulla loro apparente attitudine  a non dare giusto valore alla vita, alla cultura, alla socialità e alle grandi opportunità offerte in positivo dalla modernità. E si aggiungono le problematiche individuali e collettive del periodo post – pandemia, per la quale in tanti hanno pagato, e stanno ancora pagando, conseguenze negative in termini di fragilità e solitudine.

Eppure molto si muove di importante e incoraggiante sotto la superficie di una situazione generale troppo spesso, e in maniera sbrigativa, dipinta a tinte fosche e poco edificanti per la “generazione Z” del nostro tempo, definita apatica e distante rispetto ai processi in corso e alle dinamiche dell’umanità del nostro tempo. Di più. Basta scorrere con calma le cronache meno appariscenti dei giornali e dell’informazione, anche di questi ultimi giorni, per farsi un’idea radicalmente diversa dell’universo valoriale di molti giovani, impegnati e disponibili a costruire un modello di convivenza imperniato sull’attenzione alle persone, sull’aiuto al prossimo e sull’affermazione di un sistema comunitario di vita e di relazioni.

Generosità, gratuità e altruismo sono, per loro, stelle polari convinte e manifeste di uno sguardo tangibile di bene verso le esistenze degli altri, dando vita ad esperienze originali e feconde di dono dei propri talenti, delle proprie competenze, della propria sensibilità, del proprio tempo.

L’ennesima conferma di questa tendenza concreta si è avuta proprio nello scorso fine settimana in occasione della 29^ edizione del Premio della Bontà  “Città di Treviso” svoltasi a Monastier, promossa come ogni anno con successo dalla sezione provinciale di Marca dell’Unione Nazionale dei Cavalieri d’Italia (UNCI).

In base alle motivazioni illustrate all’evento, che cosa hanno messo in campo e dimostrato con la loro attività benefica, ad esempio, i quattro premiati in questa bella occasione, sorridenti e felici? Avendo storie, età ed ambiti diversi d’azione, alcuni hanno saputo conciliare al meglio il loro impegno formativo e professionale riuscendo a dedicare stabilmente parte delle loro giornate alla cura del volontariato nel settore scolastico, con gli studenti più giovani, in occasione delle iniziative di sostegno e nel periodo estivo.

Qualcun altro ha messo in cantiere un’opera continuativa  e meritevole di assistenza delle persone in difficoltà inserendosi nei programmi di associazioni quotidianamente orientate sul fronte della carità, anche a livello di cooperazione internazionale. Altri, infine, hanno fatto tesoro delle loro abilità in campo informatico e hanno fattivamente contribuito all’alfabetizzazione digitale degli anziani, aiutando pure scuole e famiglie in difficoltà a ridurre il divario in materia informatica recuperando computer dismessi da aziende. Come si comprende, non c’è limite al bene operoso e fruttuoso, e la creatività dei giovani intenzionati a compiere significativi gesti di altruismo riesce a rispondere efficacemente alle situazioni più varie, alle esigenze più diffuse sul territorio di appartenenza, alle necessità più frequenti, che possono riguardare tutti gli strati della società.

Un fenomeno molto importante e positivo, che riguarderebbe in particolare i giovani della provincia di Treviso, favoriti in qualche modo da una cultura della solidarietà che da sempre contraddistingue le genti di Marca? Non si direbbe proprio. Buone e confortanti notizie arrivano infatti dal fronte nazionale della bontà, che ha messo in luce le vicende e i volti dei ventinove Alfieri della Repubblica 2024 scelti dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in tutte le Regioni d’Italia, con bellissime storie di altruismo e dedizione. Storie raccolte nelle giovani vite di ragazzi che, ad esempio, si sono prodigati dopo le alluvioni del 2023 in Italia, o che hanno saputo trasformare la passione per la scrittura o per le scienze in un “ponte” per ridurre le disuguaglianze. Altruisti, generosi, mossi da un forte senso di comunità. Ma soprattutto giovani e giovanissimi, nati dal 2000 in poi.

Il più piccolo ha solo 9 anni e ha salvato la vita ai loro genitori, mentre il più grande compirà 20 anni a luglio ed è stato premiato per aver portato sollievo con la sua musica a chi ha dovuto abbandonare la propria abitazione a seguito dell’alluvione in Emilia-Romagna. Tra loro, anche il sedicenne che con una telefonata ha sventato un femminicidio e la giovane volontaria di Torino che dopo aver superato una grave patologia infonde coraggio agli ammalati. Un riconoscimento è andato anche ai bambini di una quinta elementare che si sono rifiutati di proseguire il loro viaggio d’istruzione a Roma senza un loro compagno disabile rimasto bloccato sul pullman.

E’ vero: sono esempi che infondono fiducia e speranza, insegnano a tutti, generano ottimismo nei confronti dei giovani, fanno capire che è davvero sbagliato e ingeneroso formulare giudizi affrettati sulla presunta poca voglia di partecipazione o di solidarietà delle nuove generazioni.

E aggiungono un ulteriore motivo di riflessione: se ci fosse un numero maggiore di premi, riconoscimenti e iniziative diffuse per chiamare per nome e dare il giusto valore a queste bellissime testimonianze, capiremmo tutti un po’ meglio che la bontà vera, autentica, generativa di bene non è un valore sorpassato, antico, obsoleto. Andando spesso a lezione proprio dai giovani, è  invece il più moderno e attuale per il nuovo umanesimo che invochiamo per  i nostri giorni e il tempo che verrà.     

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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