“Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiar se stesso”.
Nelle parole del grande scrittore Lev Tolstoj troviamo il paradosso che va in profondità, alle radici delle nostra identità in relazione, del nostro modo di essere dentro l’umanità di questo tempo “magnifico e drammatico”.
Colpisce la verità di quanto affermato dal famoso letterato, ossia la nostra costante attitudine a guardare oltre, lontano, fuori da noi stessi, per dettare ricette, indicare soluzioni, fornire istruzioni per il cambiamento (in meglio) dei destini globali e collettivi.
Come se tutto non avesse inizio proprio da quello che siamo noi innanzitutto, dall’originalità del nostro contributo alla vita personale e di tutti, e dalla necessità di cambiare noi per primi, di modificare convinzioni, stili e atteggiamenti che sono vecchi, antiquati, inadeguati e inconcludenti.
Occorre modificare noi stessi per primi, e dare valore concreto alle sole cose che contano davvero, che hanno significato e capacità di bene, nelle vicende quotidiane, nelle pratiche di ogni giorno.
Impresa non certo facile, ma esaltante e felice. In questo tempo segnato dal dolore umano e dalle crisi sociali per la pandemia, la guerra e il degrado ambientale, ci sentiamo dentro l’effetto di una possibile “catastrofe” devastante e rovinosa. Ma come giustamente ha sottolineato la sociologa Chiara Giaccardi, “questo è un kairòs. Non un chronos che si sviluppa secondo le leggi della ripetizione; piuttosto un punto di rottura, una discontinuità irreversibile che ci si offre come una perdita e insieme una possibilità”.
Ancora: nella fragilità e nella fatica, può essere un “punto di conversione”. Un mutare, un trasformare e lasciarsi trasformare. Un saper rovesciare la sofferenza e la morte in vita, una calamità subìta, un destino indecifrabile, in una occasione di nuova libertà, di fiducia autentica e di opere e giorni migliori.
E’ proprio così: si tratta di (ri)scoprire il valore e la bellezza della vita buona e della pace, quello che conta davvero, le priorità da seguire, le nuove opportunità che si rendono possibili, nonostante tutto. E siccome la nostra esistenza è una sola, vale la pena che sia buona, piena, rigenerata, rinata per le cose nuove, essenziali, fondanti. Dipende soltanto da noi, prima da noi, dentro di noi.
(Foto: Lev Tolstoj ritratto da Ivan Kramskoj, Wikipedia).
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