Dopo il Carnevale e il tempo del divertimento, del travestimento, della felicità spensierata per le trasgressioni, i coriandoli e i carri mascherati, accompagnato dai tradizionali crostoli e frittelle, arriva la Quaresima.
Puntualissimo, secondo tutti i calendari che si rispettano, il Mercoledì delle Ceneri giunge dopo il martedì grasso a segnare un deciso cambiamento di rotta, una inversione, un profondo mutamento. Simbolicamente, le ceneri che vengono imposte sul capo dei fedeli stanno a indicare la penitenza, e richiamano la caducità della vita terrena e la necessità della conversione.
Mercoledì 14 febbraio inizia la Quaresima, il periodo che precede la Pasqua – che nel 2024 sarà festeggiata domenica 31 marzo – ed è giorno di digiuno e astinenza dalle carni: si tratta di un’astensione che la Chiesa richiede per tutti i venerdì dell’anno, ma che negli ultimi decenni è stato ridotta ai soli venerdì di Quaresima.
Da ricordare che il digiuno è importante per le principali religioni monoteiste: i musulmani celebrano il mese di Ramadan, gli ebrei il kippur e i cristiani, appunto, la Quaresima. Il rito delle Ceneri nasce a motivo della celebrazione pubblica della penitenza: infatti, esso dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del Giovedì Santo. Dal punto di vista liturgico, le ceneri possono essere imposte in tutte le celebrazioni eucaristiche del mercoledì. «Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris», ovvero: «Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai».
Queste parole compaiono in Genesi 3,19 allorché Dio, dopo il peccato originale, cacciando Adamo dal giardino dell’Eden lo condanna alla fatica del lavoro e alla morte: «Con il sudore della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!». Questa frase veniva recitata il giorno delle Ceneri quando il sacerdote imponeva ai fedeli le ceneri ottenute bruciando i rami d’ulivo benedetti la domenica delle Palme dell’anno precedente. Dopo la riforma liturgica, seguita al Concilio Vaticano II, la frase è stata mutata con la locuzione: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15) che esprime, oltre a quello penitenziale, l’aspetto positivo della Quaresima che è tempo di conversione, preghiera assidua e ritorno a Dio.
Lo ricorda papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima 2024: “È tempo di agire, e in Quaresima agire è anche fermarsi. Fermarsi in preghiera, per accogliere la Parola di Dio, e fermarsi come il Samaritano, in presenza del fratello ferito. L’amore di Dio e del prossimo è un unico amore. Non avere altri dèi è fermarsi alla presenza di Dio, presso la carne del prossimo. Per questo preghiera, elemosina e digiuno non sono tre esercizi indipendenti, ma un unico movimento di apertura, di svuotamento: fuori gli idoli che ci appesantiscono, via gli attaccamenti che ci imprigionano”. “Allora il cuore atrofizzato e isolato si risveglierà. Rallentare e sostare, dunque. La dimensione contemplativa della vita, che la Quaresima ci farà così ritrovare, mobiliterà nuove energie – osserva ancora il Pontefice – Alla presenza di Dio diventiamo sorelle e fratelli, sentiamo gli altri con intensità nuova: invece di minacce e di nemici troviamo compagne e compagni di viaggio. È questo il sogno di Dio, la terra promessa verso cui tendiamo, quando usciamo dalla schiavitù”.
La teologia biblica rivela un duplice significato dell’uso delle ceneri. Prima di tutto rappresentano la fragilità, la precarietà, dell’uomo: Abramo rivolgendosi a Dio dice: ‘Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere…’ (Gen 18,27).
Questo non vuol dire però che Dio ci abbia creati manchevoli in qualcosa: è proprio la nostra condizione di creatura a renderci indigenti perché la vita la riceviamo in dono. Noi siamo creature amate che tutto ricevono e che su questa terra sperimentano la propria condizione di precarietà. La cenere, però, è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. E va detto, simbolicamente, che le ceneri di questo mondo si spargono sull’umanità in modo veloce e preoccupante, spesso magari senza che la stessa famiglia umana abbia piena consapevolezza di tutto questo. Ci sono le ceneri delle armi di distruzione e delle devastazioni delle guerre, degli inquinamenti pericolosi per la salute, degli incendi di intere aree del pianeta che mettono a rischio le persone e l’ambiente. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: ‘I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere’ (Gio 3,5-9).
Oggi più che mai abbiamo bisogno di ‘qualcuno’ che ci ricordi che siamo cenere e cenere torneremo. L’uomo infatti nonostante i progressi della scienza, della tecnologia, resta sempre una creatura precaria, debole. Pertanto le ceneri sono una memoria che parla alla nostra superbia ogni volta che ci sentiamo onnipotenti e pensiamo di essere noi stessi gli autori della nostra vita. Sono anche un invito a rendere il nostro tempo pieno d’amore, proprio perché essendo così effimero non sappiamo quando finirà. Il digiuno quaresimale ha un senso nella misura in cui noi capiamo che il digiuno è educazione, non solo a prendere consapevolezza di chi sono io, del mio stato di precarietà, ma anche che non è sempre possibile soddisfare i propri bisogni. Educazione all’attesa, perché non è possibile avere tutto subito, e anche alla solidarietà, al valore del sentirsi amico e fratello con chi questo digiuno è costretto a farlo non per scelta, ma per necessità, non solo in Quaresima, ma nella sua vita di tutti i giorni.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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