Dopo la finalissima a dieci per il titolo di Capitale italiana della Cultura 2022, ora la grande soddisfazione di essere state prescelte come Città veneta della Cultura 2023: Pieve di Soligo e le Terre Alte della Marca Trevigiana, da quasi quattro anni ormai patrimonio mondiale dell’umanità Unesco con le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, dimostrano di avere carte in regola e numeri giusti per vincere sfide di grande rilievo e guidare processi dinamici e innovativi. Nel segno della bellezza.
Perché quando riesci a mettere insieme le caratteristiche originali e specifiche di un intero territorio, valorizzando tutte le eccellenze che sono come i tasselli di un grande e magnifico mosaico, e tutto questo si impone, viene stimato e apprezzato, risulta vincente, vuol dire che indichi una strada, determini un orientamento, stabilisci una linea di pensiero e di azione per il futuro. Per tutti, non solo per le comunità di appartenenza.
Perché bellezza significa identità, cultura, storia, memoria, equilibrio, sostenibilità e coesione di una società che non vuole essere liquidata nella globalizzazione senza volto, e vuole invece attrezzarsi per un concetto nuovo di umanesimo e di bene comune. Di fatto, è la tensione generativa e feconda di un territorio che accetta la sfida di diventare possibile icona di una grande tematica nazionale, visto che una enorme percentuale di tutto il patrimonio storico, artistico, monumentale esistente a livello planetario appartiene proprio all’Italia.
Ecco un elemento fondante, una qualità essenziale: la vicenda culturale è un fattore identitario, dentro questa dimensione ritroviamo la natura stessa del nostro Paese, vorremmo dire la sua missione nel mondo, il suo essere patria di pensiero e umanità, dei grandi geni e delle straordinarie scoperte scientifiche, della cultura e dell’arte, della musica e della letteratura, dell’architettura e del paesaggio, del gusto e dello stile “made in Italy”, dei siti Unesco più numerosi al mondo, dell’enogastronomia e della convivialità che fanno tradizione, eccellenza e comunità. Ma tutto questo non è automatico, scontato, garantito per sempre.
Abbiamo il dovere di custodire al meglio questo straordinario privilegio di essere per definizione luogo eccelso di meravigliosa bellezza, distribuita un po’ dovunque, approdo sicuro di quanti sono alla ricerca e alla scoperta dell’umanità in pienezza. Per un lungo periodo ci sono stati distrazioni, trascuratezze, dissipazioni e ritardi rispetto al patrimonio culturale del Paese, e alla stessa manutenzione e tutela dei monumenti e del paesaggio, così da far uscire spesso la prima, autentica, inestimabile risorsa dell’Italia dalla concretezza dei programmi di sviluppo, dalla centralità delle politiche di governo, a tutti i livelli.
Serve una grande sforzo unitario di consapevolezza e di educazione, capace di vincere le logiche emergenziali e di superare l’ormai classico sistema nostrano per cui ci si accorge veramente del valore di questi beni primari soltanto quando essi sono messi a rischio seriamente, quando vi è il pericolo della loro perdita irreparabile, quando le offese della natura e dell’uomo potrebbero compromettere definitivamente la loro esistenza.
Un Paese intero “custode della bellezza”, questo serve, impegnato a favorire tutte le azioni pubbliche e private orientate alla preservazione e valorizzazione del suo patrimonio straordinario, “non delocalizzabile e non clonabile”, e a far crescere una sensibilità popolare e diffusa di conoscenza, cura, rispetto e promozione.
Siamo certi, infatti, che la via di un nuovo umanesimo, di una stagione di rinasca legata indissolubilmente alla bellezza, alla cultura e al turismo, tutti uniti al rispetto dell’ambiente, passerà attraverso politiche intelligenti e lungimiranti capaci di fare sistema, incentivare positivamente l’intero comparto, sperimentare le nuove tecnologie in un quadro di internazionalizzazione e di relazioni vantaggiose anche dal punto di vista economico, motivare gli interventi di salvaguardia e di valorizzazione dei vari enti coinvolti, attuare un piano strategico in cui il pubblico e il privato possano trovare forme concrete, efficaci e giuste di partnership nell’esclusivo interesse di bene comune.
Per restaurare, riqualificare, rinnovare, ricucire, rimettere a posto con gusto e con stile, comunicando poi le buone pratiche perché diventino patrimonio di tutti. Un’Italia migliore, dunque, perché capace di trafficare al meglio i talenti della sua miniera culturale, davvero unica al mondo.
In tale ambito allora, così proiettato al futuro potranno trovare possibilità vere e opportunità concrete di formazione e occupazione tanti giovani laureati che oggi purtroppo sono costretti a lasciare l’Italia non solo per i periodi di stage e di esperienze positive di lavoro, temporanei, ma spesso in via definitiva, trovando all’estero condizioni molto più favorevoli di vita e di lavoro.
Le nuove generazioni sono la garanzia di oggi e di domani, spesso eccellenze trascurate proprio in campo artistico e musicale, competenze e genialità che non trovano progetti, luoghi e persone accoglienti per dare seguito alle grandi potenzialità e realtà del loro talento.
Bellezza in cima all’agenda, oggi, vuol dire anche questo: l’amore per i giovani, la fiducia nelle capacità di un Paese che ha sempre stupito il mondo per le sue produzioni, scoperte e invenzioni, la narrazione positiva sull’Italia che è da sempre sinonimo di storia e civiltà a livello internazionale, la scommessa sulle nuove generazioni come garanti e interpreti di questa altissima tradizione, di questa “consegna” che oggi ha bisogno di ritrovare stupore, gratitudine, visione, convinzione, energia e azioni coerenti. Di sicuro, vince la vita in bellezza, pienezza di umanità.
(Foto: Freepik).
#Qdpnews.it