Santi, beati e ricorrenze di oggi, 18 aprile: Lunedì dell’Angelo

Il Lunedì dell’Angelo, comunemente chiamato “Pasquetta” è il giorno immediatamente successivo alla Pasqua, diventato festività civile nel dopoguerra per prolungare le ferie pasquali. E’ festivo, oltre che in Italia, in quasi tutta l’Europa e in diversi altri Paesi. Il suo nome è rappresentativo del fatto che in questo giorno si ricorda un evento narrato nel Vangelo, l’incontro dell’angelo con le donne giunte al Sepolcro in cui era stato posto Gesù dopo la sua crocifissione, dove erano andate per imbalsamare il Suo corpo con degli oli aromatici.

Leggiamo nel Vangelo di Marco: “Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”. Questo evento è la prova di quanto la parola del Messia fosse veritiera: egli era davvero il Figlio di Dio, risorto dalla morte per tornare al Padre dopo aver sacrificato la sua vita per i nostri peccati.

“Non è qui”: il corpo di Cristo risorto non si trova più dentro le fredde pareti di un sepolcro, non è più avvinto dalle bende, non è più protetto in un tumulo funebre che sembrava aver seppellito ogni umana speranza. E’ fuori da quel luogo, è dentro il mistero della vita nuova, dell’immortalità beata che non appartiene più al destino di caducità della condizione normale dell’esistenza destinata a perire. Ha abbandonato le logiche mondane, è definitivamente altro, diventa il simbolo di ciò che eravamo nella nostra fragile umanità di mancanze e di peccato e che possiamo abbandonare risorgendo a un tempo diverso e migliore della nostra vita.

Quel dire con forza e chiarezza “non è qui” diventa un invito a lasciare definitivamente l’oscurità delle nostre negatività, e l’esortazione invece a scoprire la pace, la gioia e la santità della Resurrezione. Come a dire: nel sepolcro c’è tutto l’uomo vecchio, che si decompone insieme all’inutilità di tutto quello che non ha saputo volgere al bene, non è stato in grado di trafficare con i talenti in suo possesso, non ha costruito in una logica di conversione personale e di comunione con il prossimo.

Fuori dal sepolcro ritroviamo invece tutte la possibilità reali e positive dell’uomo nuovo, entrato nella luce del Risorto, che rifiuta le tentazioni del possesso e del dominio, della corruzione e della violenza, dell’egoismo e della superbia, della maldicenza e dell’invidia. Dentro il sepolcro sono rimaste le “piccole morti” che ci accompagnano nel quotidiano della nostra vita.

(Foto: archivio Qdpnews.it – Wikipedia).
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