Un sorriso, please!

Nella settimana che inizia oggi e conduce alla grande festa cristiana di Pasqua – nel senso letterale di “passaggio” – siamo un po’ tutti invitati a riflettere su questo percorso interiore verso il cambiamento necessario, la mutazione di contenuti e di stile, l’approdo a una concezione dinamica e innovativa della nostra esistenza che porti la “vita di sempre” a diventare “vita per sempre”, secondo le parole del noto scrittore Alessandro D’Avenia.

Quale potrebbe essere un segnale interessante di questa disponibilità a variare in meglio alcune prassi quotidiane rivolte all’incontro con le persone che ci stanno accanto? Sicuramente quello di ritrovare il sorriso perduto in tante occasioni, di provare a ridare leggerezza e serenità ai nostri volti mentre incrociano le vite degli altri, a donare mimiche e gesti che mettano al bando la cupa tristezza di sguardi e parole, e allietino invece i saluti, le conversazioni e gli incontri con chi ci accanto.

“Felice come una Pasqua” si diceva un tempo, e si dice ancora. Allora, potrebbe essere proprio la bella occasione delle feste pasquali 2023 per decidere un cambio di approccio, di viso e di passo: tornare a sorridere, per quanto possibile, consapevoli che la vita già accompagna i nostri giorni con fragilità, tristezze e inconvenienti, e che non vale proprio la pena di rendere tutto ancora più serio e preoccupato con “muso duro e bareta fracada”, come ammoniva l’antico adagio di casa nostra.

D’altronde, proprio la riproduzione grafica del sorriso, l’emoticon dello “smile”, è diventato ormai da tempo la perenne consuetudine delle nostre comunicazioni veloci attraverso gli smarthphone, per esprimere favore, piacere, consenso, approvazione, condivisione piena di concetti, proposte, testi e foto.

Il sorriso, dunque, specchio dell’anima, espressione di calore e simpatia, elemento comunque non banale e non scontato che suscita inevitabilmente interesse e attrazione anche ai nostri giorni. Perché esso è naturalmente umano, avvicina le persone e dà corpo e visibilità alla bellezza interiore, è motivo rivelatore di una filosofia di vita che vede il prossimo come interlocutore amico, e non come avversario e nemico.

Non è il sorriso della vanità e della compiacenza, giocato in chiave estetica, o che racconta la verità che non siamo: è invece il segno tangibile della com-passione, della sim-patia, della con- divisione della vita altrui, della gentilezza che si fa carico, cura, presta tempo e considerazione. E’ il sorriso che oggi manca, in tante situazioni, a partire da quelle più normali dell’esistenza, nel senso che chi resiste in maniera irriducibile a considerarsi superiore, a non avere bisogno degli altri, a pretendere soltanto gesti, attenzioni e benefici, generalmente manifesta distacco e seriosità, distanza e cipiglio, toni bruschi ed espressioni tirate.

Manca il sale positivo della vita, insomma, la bellezza del sorriso che dà sapore e stupore, sdrammatizza e muove a comprensione, accoglie e perdona, comunica e risponde. L’abbiamo riscoperto in pieno al tempo della pandemia, in cui non erano più possibili le strette di mano, i saluti calorosi e gli abbracci: il sorriso grato alla vita e all’umanità era capace di oltrepassare i divieti, di farsi comprendere, di andare oltre le mascherine protettive e di riavvicinare i volti distanziati, di creare quel clima favorevole di cui abbiamo sentito spesso la necessità fisica.

In generale, è il sorriso che serve a ridare fiducia, a suscitare affetto, a incoraggiare chi è preoccupato, stanco e teso. Ha una valenza terapeutica e sociale. In verità, come detto, si tratta di uno stile di comunicazione, di una manifestazione di bene a cui purtroppo non siamo più molto abituati: in tanti casi, infatti, manca il saluto, la gentilezza sembra un optional per un gruppo ridotto di nostalgici delle buone maniere, la cura delle relazioni appare come un’arte riservata a pochi eletti.

C’ è ancora molto da fare, quindi, e abbiamo bisogno di belle persone, ottimi esempi e buone pratiche, simpaticamente attraenti e credibili agli occhi di tutti, a partire dalle giovani generazioni. Ma siamo fiduciosi: ritroveremo insieme il sorriso, e un giorno ricorderemo felici la Pasqua che ci ha cambiati e resi migliori.

(Foto: Freepik).
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