Vacanze con l’anima

Sono arrivati i giorni delle partenze tanto attese, dell’estate da prendere in mano e vivere intensamente, della pausa meritata per le ferie agognate, sperate, ipotizzate, messe definitivamente in calendario.

E’ come se a un certo punto diventasse concreta e  marcata la differenza tra un prima e un dopo, tra la precedente vita quotidiana affetta da un logorio continuo di attività e di preoccupazioni, e un dopo fatto di un’interruzione, di un relax, di un riposo, di un’estraniarsi rispetto  a tutto quello che voleva dire prima lavoro, stress e incessante dedizione alla crescita e allo sviluppo di beni materiali. Insomma, è arrivato il tempo della vacanza,  bella e rilassante parola che nella sua etimologia  proviene dal latino “vacantia” , da vacans, participio presente di “vacare”, che significa “essere vacuo, sgombro, libero, senza occupazioni”.

Un tempo da riempire, dunque, che non si può comunque concedere a un ozio inconcludente e perditempo, inelegante e sfaccendato, perché ne va della nostro senso autentico di umanità, che anche e soprattutto in questa fase speciale dell’anno richiede impegno e responsabilità, cultura e spiritualità. Sì, proprio la cura dello spirito, l’attenzione per l’anima, l’esercizio di uno spazio personale che rischiamo di trascurare alquanto nelle nostre giornaliere pratiche esistenziali, quelle riferite al prima della vacanza.

Lo ha fatto presente anche il noto stilista Brunello Cucinelli intervenuto di recente a un incontro pubblico a Pieve di Soligo, dove ha insistito sulla necessità di “dare cibo all’anima”, di alimentare la nostra dinamica interiore, di coltivare un sano esercizio del nostro sentire più profondo per consentire a ciascuno di  noi di affrontare al meglio le sfide del tempo che ci è affidato. Per questo serve una riflessione incisiva e profonda sui significati, sui contenuti e sullo stile di un umanesimo che oggi ha più che mai bisogno di ritrovare ragioni, senso e pienezza, e non può snaturarsi e perdersi dentro un’interpretazione della vita dettata solamente dalle logiche dell’attivismo sfrenato, del consumismo spinto, del divertimento forzato, del piacere a tutti i costi.

“Nell’anima ci sono sentieri in cui l’uomo cammina da solo, strade che non portano alla società, un mondo privato che si sottrae allo sguardo pubblico. La vita non è fatta solo di terra da arare e produttiva, ma anche di montagne di sogni e di sotterranei di dolore”. Così scriveva nel suo volume “Crescere in saggezza” il pensatore ebreo mistico Abraham J. Heschel  (1907 -1972), con immagini poetiche e suggestive che ricordano il destino dell’uomo, non costretto dentro i meccanismi della produzione, della socialità e della pubblicità a tutti i costi.

Infatti, esse  ci trasferiscono in particolare il messaggio dei “sentieri dell’anima”, ove in silenzio si può procedere lentamente, riflettendo, meditando e interrogando se stessi, dentro una prospettiva laica ma anche religiosa che dà valore ai sentimenti profondi dell’uomo.  E ci sono anche le “montagne dei sogni”, non quelle fisiche che si salgono d’estate per avere uno sguardo più limpido e ampio della natura e del mondo circostante, ma quelle interiori che allontanano da una visione ristretta ed egoistica nei rapporti con le persone e con le cose, e aprono l’occhio a un orizzonte  di libertà, lungimiranza, prossimità e generosità verso se stessi e verso il prossimo, nel presente e nel futuro. 

Infine, ci sono pure i “sotterranei del dolore”, quei percorsi tutti intimi e nascosti che facciamo fatica a riconoscere e ad ascoltare durante le giornate frenetiche della nostra operosa e ordinaria vita quotidiana, ma che ci affliggono inevitabilmente, rappresentano una fatica e una fragilità costante, e che devono essere attentamente riconosciuti, accolti e curati con coraggio. Per questo serve la vacanza, che non si può misurare soltanto sul benessere fisico e sui progetti di svago, di riposo e di viaggio. Tutto perfettamente legittimo, ovviamente, e anzi auspicabile in generale, visto che le ferie rappresentano una pausa salutare e benefica per la persona nel suo complesso, e hanno la caratteristica molto positiva di distogliere ciascuno, almeno per una breve fase, dalle ansie e dalle fatiche di tutti i giorni.

Si tratta però di cogliere un’opportunità, e di riempire questo “vuoto” vacanziero, del tutto originale e mai scontato, con la cura dell’anima, la rinascita della coscienza, l’allargarsi della mente e del cuore verso mete più alte di bellezza e di umanità, l’apertura a momenti formativi di cultura e di crescita morale e spirituale. Ritrovando noi stessi, le nostra forza interiore, i nostri talenti e le nostre virtù, i nostri progetti e le nostre speranze. ma anche la verità della nostre piccole debolezze, per migliorarci e migliorare il mondo che ci sta accanto.

No, al tempo delle ferie la nostra anima non va, non può andare in vacanza, perché è proprio lei la luce inquieta e la voce sottile che serve poi per mettere ordine e fare chiarezza, dare forza e trovare ragioni, e per farci tornare più rilassati, sereni e felici alla vita vera dei nostri giorni consueti.    

(Foto: You’re The Cure).
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