«Ho voluto organizzare questa serata in collaborazione con l’Ulss 2 e con il nostro ufficio Servizi Sociali – ha dichiarato il sindaco di Cornuda, Enrico Gallina, aprendo l’incontro pubblico di ieri sulla sanità territoriale – a testimonianza del fatto che come amministrazione vogliamo essere attenti e presenti su un tema così importante e decisivo per la nostra comunità».
Dopo aver ricordato come la serata sia parte di un ciclo di precedenti appuntamenti in cui si era parlato di salute e benessere psicofisico, Gallina ha posto l’attenzione sull’attualità del tema: «Questa sera affrontiamo l’organizzazione e la gestione della sanità in Veneto, una sanità che presenta molti tratti di eccellenza ma che vuole continuare a migliorarsi e crescere. Lo facciamo con relatori di assoluto livello».
Il sindaco ha poi salutato il direttore generale dell’Ulss 2, Francesco Benazzi, e la consigliera regionale Sonia Brescacin, presidente della V Commissione Politiche Socio-Sanitarie, sottolineando l’importanza di ascoltare entrambi i punti di vista: quello tecnico e quello politico-amministrativo.
Una sanità efficiente nonostante i tagli
Benazzi ha tracciato un quadro chiaro: l’Italia spende per la sanità il 6,4% del PIL, ben al di sotto di Paesi come la Francia (7,8%) e l’Inghilterra (9,4%). «Dal 2011 al 2019 sono stati sottratti 33 miliardi di euro alla sanità italiana – ha ricordato –. Eppure, in Veneto riusciamo ancora a garantire servizi di qualità grazie all’impegno del personale e a un’organizzazione che mette al centro la persona: ognuno di noi può diventare un paziente, offrire prestazioni sanitarie significa agire con professionalità e umanità».
Il modello veneto, nonostante le difficoltà, si distingue per una elevata aspettativa di vita e per un sistema sanitario pubblico che riesce a reggere il peso crescente delle richieste. «Il Veneto è ai vertici europei per speranza di vita: Treviso è la prima provincia in Italia con 84,1 anni, seguita da Trento e Firenze».
Un territorio che invecchia, tra sfide e opportunità
L’invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite sono due elementi chiave. Se dieci anni fa nascevano circa 7 mila bambini all’anno nella provincia di Treviso, oggi sono solo 3.600. Questo porta a un aumento dell’indice di dipendenza strutturale, con più persone in età non attiva rispetto a quelle in età lavorativa. Il fenomeno pone sfide importanti per la sostenibilità del sistema sanitario e previdenziale, ma la provincia continua a mantenere un tasso di natalità superiore alla media regionale, segno di una vitalità ancora presente.
Le risposte del sistema: Case e Ospedali di Comunità
Tra le risposte strategiche al sovraccarico dei Pronto Soccorso – dove il 70% degli accessi è legato a codici bianchi e verdi – ci sono le Case della Comunità, strutture dove medici, infermieri, assistenti sociali e specialisti collaborano per offrire cure integrate. A queste si affiancano gli Ospedali di Comunità, pensati per pazienti con bassa intensità clinica, spesso anziani o affetti da patologie croniche stabilizzate, da assistere in un contesto vicino alla famiglia e con un’équipe composta da medici di base, infermieri e fisioterapisti.
La Regione investe per il futuro
Brescacin ha ricordato che l’82% del bilancio regionale – circa 11,5 miliardi di euro – è destinato ogni anno alla sanità. «Negli ultimi 15 anni – ha detto – in Veneto non è stato chiuso alcun ospedale. Anzi, abbiamo potenziato la rete con investimenti mirati per l’efficientamento energetico, la sicurezza sismica e l’ammodernamento tecnologico. Solo negli ultimi quattro anni abbiamo stanziato un miliardo di euro».
Tra i progetti di punta figurano la Cittadella della Salute di Treviso e il potenziamento della radioterapia a Castelfranco Veneto. «Ogni anno investiamo anche 70 milioni per il rinnovo tecnologico, dalla chirurgia robotica ai mammografi di ultima generazione».
Sanità pubblica, privata e innovazione
Sebbene si parli spesso del ruolo del privato accreditato, Benazzi ha chiarito che questo incide solo per il 10-12% nei ricoveri e per il 3% nella specialistica ambulatoriale. Il grosso del carico rimane in capo al servizio pubblico.
Si è parlato anche di telemedicina, con l’introduzione dei teleconsulti per medici di base e specialisti, e della figura dell’infermiere di famiglia e di comunità, che aiuta a prevenire i ricoveri intervenendo precocemente sul territorio.
Personale sanitario e giovani professionisti
Per contrastare la carenza di personale, la Regione ha investito 40 milioni di euro per aumentare gli stipendi dei medici di Pronto Soccorso e incentivare il rientro dei professionisti dall’estero. L’obiettivo, come ha sottolineato Brescacin, è «rendere il Veneto attrattivo per i migliori talenti e garantire una sanità di eccellenza».
Ma non basta attrarre: è fondamentale anche trattenere il personale già in servizio nel sistema pubblico. «Attrarre il personale sanitario, trattenere il personale sanitario che oggi lavora all’interno del sistema pubblico è importante – ha detto Brescacin – e come Regione, unica in Italia, l’anno scorso abbiamo approvato un piano straordinario con misure sia di carattere economico sia non economico».
Tra queste, spicca un finanziamento di 150 milioni di euro dal 2024 al 2026 per incrementare i fondi contrattuali delle aziende sanitarie e incentivare i servizi nelle zone più disagiate. Accanto a queste risorse, il piano prevede anche interventi di welfare contrattuale e di benessere organizzativo, come il supporto psicologico per il personale sanitario, per prevenire fenomeni sempre più diffusi come il burnout.
(Autore: Francesco Bruni)
(Foto e video: Francesco Bruni)
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