Cia Veneto, rincari lungo la filiera fino a +563%

Il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini

Il caso più eclatante è quello del cavolo cappuccio: all’imprenditore agricolo vengono riconosciuti 30 centesimi al kg, mentre sugli scaffali dei supermercati si trova a 1,99 euro al kg (prezzo medio), per un rincaro di un +563%.

Per le patate, invece, all’agricoltore viene riconosciuto 1 euro al kg, quando nei market vengono vendute ad un prezzo medio di 3,60 euro al kg (+260%). Per quanto riguarda le carote, al produttore vanno 70 centesimi al kg, ma sono vendute a 1,99 euro al kg (+184%).

“La lista sarebbe infinita – commenta Cia Veneto –. Lungo la filiera dal campo alla tavola si verificano dei rincari che talvolta risultano difficili da intercettare”.

“In pratica – precisa il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini – fatto 100 il prezzo finale di un prodotto, quello cioè che viene pagato dai consumatori per l’acquisto, all’agricoltore rimane, se è tanto, il 10%”.

Non solo. Attualmente produrre un litro di latte costa tra i 55 e i 60 centesimi al litro; tuttavia, agli allevatori vengono riconosciuti 52 centesimi al litro. “In pratica, stanno lavorando in perdita”.

Questi sono solo alcuni dei motivi che hanno fatto scattare la mobilitazione generale di Cia, partita con la grande manifestazione che si è tenuta lo scorso 26 ottobre a Roma.

“Ora intendiamo tenere il punto – aggiunge il presidente – portando avanti le legittime richieste dei produttori”. Fra le altre questioni sul tavolo, urge una vera applicazione del Decreto Legislativo 198 dell’8 novembre 2021 sulle pratiche sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare. Ovvero, “va istituita a livello nazionale la figura di un ente in grado di controllare, ed eventualmente sanzionare, tutte quelle azioni che danneggiano il mercato agroalimentare; come, ad esempio, la vendita di un prodotto palesemente sottocosto”.

Serve, inoltre, snellire la burocrazia relativamente ai contributi della Pac, Politica agricola comune, incagliati dalla miriade di nuove regole introdotte dalla riforma. “In ultima analisi, è necessario rimettere al centro l’agricoltura e gli agricoltori – conclude Passarini – I quali, peraltro, rimangono i primi custodi dei nostri territori. Senza il comparto del primario il tessuto socioeconomico è destinato a soccombere”.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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