Coronavirus, sconsigliato recarsi dal medico in caso di sintomi: appello alla prudenza degli organi sanitari

“In caso di sintomi influenzali è bene che non ci si muova verso lo studio del medico di famiglia né verso l’ospedale se non dopo un contatto telefonico con i numeri di pubblica utilità creati a livello nazionale e regionale sulla infezione da coronavirus”: queste le parole di Silvestro Scotti e Claudio Cricelli, rispettivamente segretario generale di Fimmg (Federazione italiana medici di famiglia) e presidente di Simg (Società italiana di medicina generale e delle cure primarie).

In merito ai recenti casi italiani di coronavirus, Fimmg e Simg hanno deciso di mettere in campo un protocollo di prevenzione.

“Per evitare che si possano moltiplicare le occasioni di contagio – spiegano dai due enti – riteniamo sia doveroso per i colleghi della medicina generale aumentare la disponibilità telefonica ai pazienti che presentano sintomi influenzali così da evitare il più possibile che questi stessi pazienti debbano recarsi personalmente negli studi sul territorio o nei servizi sanitari come pronto soccorso e continuità assistenziale”.

Si tratta di un protocollo di sicurezza dettato da ragioni di prudenza che ha come scopo ridurre al minimo le occasioni di contatto tra pazienti che presentano sintomi compatibili con un sospetto di una affezione respiratoria di probabile origine virale da “coronavirus”.

“In questo periodo – precisano Scotti e Cricelli – è normale che i casi di influenza siano ancora molti. Tuttavia, visti i casi di contagio che si sono verificati, sarebbe molto imprudente se non chiedessimo ai colleghi della medicina generale di ridurre al minimo le possibilità di contatto con pazienti a rischio potenziale. Ciascuno deve fare la propria parte per fare in modo che questi casi restino solo un all’arme contenuto”.

“In caso di sintomi influenzali – proseguono -, anche di una febbre non troppo alta ma persistente, è bene che non ci si muova verso lo studio del medico di famiglia né verso l’ospedale se non dopo un contatto telefonico con i numeri di pubblica utilità creati a livello nazionale e regionale sulla infezione da coronavirus. Meglio se, in presenza di sintomi di affezioni respiratorie, restiamo a casa e chiamiamo il nostro medico di famiglia perché sarà lui a dirci come comportarci in assoluta sicurezza e a gestire il caso con le indicazioni migliori per noi e per gli altri, compresi i conviventi”.

A tutti i medici della medicina generale, infatti, verrà fornita in queste ore una scheda di triage telefonico da utilizzare per porre telefonicamente ai pazienti sospetti di un contagio da “coronavirus” domande con le quali fare una prima diagnosi. Sarà sempre il medico di famiglia a consigliare ogni ulteriore step da seguire.

“Queste misure – concludono Scotti e Cricelli – non devono assolutamente generare allarme. Servono ad evitare che i pazienti e i medici possano essere esposti a rischi inutili. Mai come oggi frequentare in maniera inappropriata uno studio medico, un pronto soccorso, il servizio di continuità assistenziale o qualunque presidio sanitario potrebbe esporci ad un rischio inutile”.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: Web).
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