Dinamica export fortemente condizionata dal rialzo dei prezzi: i dati dell’interscambio ai primi nove mesi del 2022

I dati relativi all’interscambio commerciale dell’Italia e dei territori aggiornati al 30 settembre 2022, resi noti dall’Istat qualche giorno fa, confermano dinamiche positive, seppur in attenuazione, territorialmente diffuse. Esportazioni e importazioni aumentano sia nel confronto con il trimestre precedente che rispetto ai primi nove mesi dell’anno scorso. La crescita su base annua rimane molto sostenuta: tra gennaio e settembre l’export nazionale aumenta complessivamente del +21,2% e quello Veneto del +17,5%. Variazioni ancora più importanti si registrano per le importazioni: +43,6% a livello nazionale e +39,4% in Veneto. Tuttavia, il dato di fondo è che la dinamica positiva dell’interscambio nel periodo è fortemente condizionata dai rialzi dei prezzi diffusi a quasi tutti i settori merceologici.

Con queste variazioni condizionate dai rincari, il ricorso alle procedure di deflazione è d’obbligo. L’Istat, sulla base dei valori concatenati e destagionalizzati, stima un incremento reale dell’export italiano che si colloca a metà dell’incremento nominale.

A livello regionale si può fare la tara alla crescita nominale confrontando le dinamiche export in valori e in quantità. La variazione export in valori, su base annua, come già detto, è del +17,5%, in quantità cala del -1,2%. Sia chiaro: il calo delle quantità non va inteso automaticamente in accezione negativa, perché – anche in tempi d’inflazione – le imprese ripensano continuamente il mix prodotto/servizio a sostegno del valore aggiunto, e dunque della competitività. Ancor più marcato, inevitabilmente, il differenziale per l’import: in valori l’import veneto cresce del +39,4%, in quantità del +4,7%. Qui il messaggio è netto: gli input del sistema produttivo sono in crescita, perché il sistema finora ha continuato a funzionare, ma purtroppo questi input costano di più.

Anche i settori merceologici dell’interscambio veneto scontano diffusamente, ma in misura diversa l’effetto prezzo. Guardando alle principali voci export, i maggiori differenziali tra dinamiche in valore e in quantità, si osservano per: metalli e prodotti in metallo, legno e carta, prodotti chimici, prodotti delle altre attività manifatturiere (aggregato che include mobili, occhialeria e gioielli), mezzi di trasporto, prodotti in gomma, plastica e altri minerali non metalliferi. I macchinari, prima voce dell’export veneto, registrano una crescita in valore sotto la media a fronte di una sostanziale stabilità nelle quantità (qui probabilmente entrano in gioco strategie aziendali finalizzate a limitare l’aumento dei prezzi per non perdere quote di mercato rispetto ai principali competitor). Crescono sia in valore che (in misura più modesta) in quantità il comparto alimentare e delle bevande e quello dei computer e prodotti di elettronica.

Guardando alle principali voci dell’import, il maggiore incremento in valore dell’import si osserva per il gas naturale, che rappresenta la quasi totalità dei prodotti delle miniere e delle cave importati in Veneto, aggregato che registra un +327% in valore a fronte di una crescita delle quantità del +17,2%. Tra le altre voci in cui il differenziale tra variazioni dei valori e delle quantità è elevato si annoverano: metalli e prodotti in metallo, legno e carta, prodotti agroalimentari.

L’interscambio commerciale della provincia di Treviso. Chiarito in premessa che la dinamica positiva dell’export nel periodo in esame è fortemente condizionata dai rialzi dei prezzi, con questa tara andiamo a considerare i dati di dettaglio delle esportazioni trevigiane.

Nei primi nove mesi del 2022 l’export trevigiano si porta a 12,2 miliardi di euro, con un incremento del +15,5% su base annua, più sostenuto verso i mercati Ue27 (+18,1%), grazie in particolare alle vendite verso Germania e Francia. Verso i mercati extra-Ue27 l’incremento medio del +11,6% è figlio di tendenze opposte: molto positive verso gli USA (+19,2%) terzo mercato di sbocco del “made in Treviso” con un peso del 8,3% sull’export provinciale totale; negative, come era da attendersi, verso la Russia (-20,4%), ma anche verso Cina e Hong Kong (-4,4%). Rispetto al 2021 risulta in recupero l’export trevigiano verso il Regno Unito (+8,7%), che tuttavia non riesce ancora a recuperare i livelli delle vendite pre-pandemia e pre-Brexit (-9,2% rispetto ai risultati conseguiti nei primi nove mesi 2019). 

La dinamica import risente ancor di più della spirale inflativa: la variazione su base annua è attorno al +36%, senza significative differenze fra import intra-Ue ed extra-Ue. Si discostano dalla media l’import dai Paesi Bassi (+88,6%, variazione collegata in particolare alla filiera dell’elettronica e dei componenti elettrici) e l’import dalla Turchia (+67,5%, prodotti tessili e abbigliamento, fertilizzanti e metallurgia le voci maggiormente interessate all’aumento). Incide, probabilmente, la ricerca di traiettorie di approvvigionamento alternative e diversificazioni nell’acquisto di materie prime e semilavorati: forse in alternativa alla Cina, che ancora procede a singhiozzo tra un lockdown e l’altro, oppure perché non più disponibili nell’area interessata dal conflitto russo-ucraino.

L’analisi per settori delle esportazioni trevigiane porta ad evidenziare soprattutto i seguenti aspetti: 

Macchinari, mobili ed elettrodomestici, le prime tre voci dell’export provinciale, crescono sottotono rispetto al dato medio provinciale; la variazione del +10,9% dei macchinari si trasforma in stallo per quanto riguarda le vendite nei mercati extra-Ue, con le sole eccezioni di USA (+23,3%) e Australia (+38,8%); reggono bene invece le vendite in ambito Ue27 (+21,2%); per gli elettrodomestici accade l’opposto: stallo delle vendite in ambito Ue27; +7,8% nei mercati extra-Ue, soprattutto negli USA (+59,5%), in Australia (+52,1%) e in Canada (+59,6%); le performance del mobile restano abbastanza simili tra mercati Ue (+13,6%) e mercati extra-Ue (+10,2%). Ottimo il recupero verso il Regno Unito (+22,2% su base annua, ma anche +7,5% rispetto ai valori pre-pandemia). Compare il segno negativo nell’export verso gli USA (-3,8%).

Nettamente sopra la media gli incrementi export di settori fortemente interessati da rincari delle materie prime come metallurgia (+29,1%), chimica (stessa variazione), carta e stampa (+42%). Ma anche le bevande (quindi Prosecco) vedono crescere l’export del +28,1% su base annua, in particolare nei mercati Ue (+37,5%) e specialmente in Francia (+62,4%).

In linea con l’incremento medio provinciale i settori legati al sistema moda: tessile, abbigliamento e calzaturiero. L’export di prodotti del tessile abbigliamento cresce di più verso i mercati extra-Ue (+20,9%), persino verso la Russia (+18,7% da 25,0 a 29,7 milioni di euro). Del +41,4% è l’incremento su base annua dell’import di prodotti tessili e dell’abbigliamento, con punte del +89,5% dalla Turchia (da 39,5 a 74,8 milioni) e del +107% dall’Egitto (da 11 a 23 milioni).

L’interscambio commerciale della provincia di Belluno. Il rialzo dei prezzi è diffuso, condiziona trasversalmente i territori e la maggior parte dei settori e, di conseguenza, anche le dinamiche positive dell’interscambio bellunese. Con la medesima tara sulla componente prezzi, si passa ad analizzare l’export bellunese che, nei primi nove mesi del 2022, ha superato i 3,7 miliardi di euro, con un aumento su base annua del +19,6%. 

La crescita per l’area extra Ue27, verso la quale è diretto il 54% dell’export bellunese, è del +22,3%. Più sostenuta la dinamica verso gli USA (+24,9%), primo mercato di riferimento con il 25% dell’export provinciale realizzato. Vivace, con incrementi superiori alla variazione media extra-Ue27, anche la dinamica export verso Turchia e Messico (oltre +50% per entrambi i Paesi) ed Emirati Arabi (+33,6%). In positivo anche le vendite verso il Regno Unito (+6,9% su base annua), risultato che porta questo mercato a raggiungere, quasi, i livelli pre-covid (-2,7% rispetto a gennaio-settembre 2019). Aumentano anche le esportazioni dirette in Cina e Hong Kong (+19,6% rispetto ai primi nove mesi 2021), ma il confronto con gennaio-settembre 2019 è ancora negativo (-13,6%).

All’interno dell’Unione Europea le esportazioni crescono in un anno del +16,6%, incremento distribuito fra tutti i principali partner commerciali, in particolare: Francia (+17,1%), Germania (+17,6%) e Spagna (+24%).

La dinamica dell’export bellunese è trainata dall’occhialeria, che cresce del +24,7% su base annua. Il comparto, con quasi 2,7 miliardi di euro, di cui 1,7 miliardi realizzati nei mercati extra-Ue27, rappresenta oltre il 72% del totale provinciale esportato. Gli Stati Uniti rimangono il principale partner commerciale: un terzo delle vendite del comparto (quasi 900 milioni di euro) è infatti destinato a questo mercato (+26,1% rispetto ai primi nove mesi 2021).

Al netto dell’occhialeria l’aumento tendenziale è del +7,9%, frutto di differenti dinamiche settoriali che si possono così riassumere: 

Crescita sostenuta per i prodotti legati ai rincari delle materie prime, carta (+43,3%), metallurgia (+27%), prodotti chimici (+20,8%), e prodotti relativi all’elettronica e apparecchiature di precisione (+17,2%, variazione media che incorpora significativi incrementi delle esportazioni verso i principali partner commerciali sia intra Ue27, Spagna, Francia e Germania, che extra Ue27, Turchia, Stati Uniti, Regno Unito e Russia).

Crescita modesta per i prodotti tessili e abbigliamento (che dopo la forte accelerazione conosciuta nel 2021, registrano un incremento su base annua del +6%) e per i macchinari (+4%). Questi ultimi, con oltre 370 milioni di euro di vendite all’estero realizzate nei primi nove mesi del 2022 rappresentano la seconda voce merceologica dell’export provinciale. La variazione media dei macchinari riassume una sostanziale stabilità per le esportazioni verso l’area Ue27 (+0,6%, ma con la Francia, primo partner commerciale, in flessione del -8,4% su base annua e la Germania, secondo partner commerciale, stabile rispetto allo scorso anno) ed un aumento del +12,7% delle vendite destinate all’area extra-Ue27, con aumenti significativi verso il Regno Unito, che ritorna ai livelli pre-covid, e gli Stati Uniti.

Flessione per i prodotti in gomma e materie plastiche le cui vendite scendono in un anno del -20,2%, contrazione equamente distribuita fra l’area Ue27 (-19%) ed extra-Ue27 (-21,7%). 

Una segnalazione a parte merita l’industria del legno che conferma l’inversione di tendenza osservata nel primo semestre: l’export passa dai 5,2 milioni di euro di gennaio-settembre 2021 a 8,5 milioni nei primi nove mesi del 2022 (+53,5%), livello comunque ancora ben lontano dai valori pre-Covid (-55,8% rispetto allo stesso periodo del 2019). 

Le importazioni risentono in maniera ancora più marcata della dinamica inflattiva: nei primi nove mesi l’aumento è stato del +37%, nel confronto su base annua, variazione che fa sintesi di un +29,3% per gli acquisti provenienti dall’area Ue27 e di un + 46,3% per quelli provenienti dall’area extra-Ue27. Pesano in particolare gli approvvigionamenti da Cina e Hong-Kong (+54,5%), primo mercato di riferimento per la provincia bellunese con oltre 382 milioni di acquisti effettuati nei primi nove mesi (quasi il 40% del totale import provinciale).

La crescita dell’import è al di sopra del dato medio provinciale in particolare per macchinari (52%), metallurgia (+66,6%), concia e lavorazione pelli (64,9%), prodotti legati all’elettronica e apparecchiature di precisione (49%), prodotti tessili e abbigliamento (+52,5%) e legno (+69,4%). L’acquisto dall’estero di prodotti legati all’occhialeria è, invece, in linea con la dinamica media provinciale.

“I dati ai primi nove mesi del 2022 confermano anche per le nostre province una crescita dell’export molto sostenuta – commenta il presidente della Camera di Commercio di Treviso Belluno, Mario Pozza – per Treviso è del +15,5% e per Belluno quasi del +20%”.

“Ma queste dinamiche così positive incorporano il trasferimento sui prezzi finali dei rincari energetici e delle materie prime, – ricorda il presidente – e che il caro energia pesi sulle nostre imprese è innegabile: la recente indagine di Unioncamere su un campione di imprese manifatturiere del Veneto ci dice che in media in un anno le bollette del gas sono raddoppiate e quelle dell’energia più che raddoppiate: questo significa che produrre costa di più”.  

“Vedo con favore – evidenzia Pozza – gli accordi in atto ed i progetti legati all’energia su cui si è trovata una convergenza, sempre in ambito europeo: l’autorizzazione alle rinnovabili, il pacchetto sulla solidarietà e gli acquisti comuni ed il meccanismo di correzione del mercato”.

“Queste misure, meglio tardi che mai, sono delle scelte corrette per smorzare le speculazioni sui rincari e dare una boccata di ossigeno alle nostre imprese, che – continua il presidente – finora hanno dimostrato molta resilienza: quasi la metà del campione manifatturiero veneto, ha infatti dichiarato di aver mantenuto inalterati i regimi lavorativi per non perdere quote di mercato oppure, un terzo circa dei rispondenti, perché non hanno avuto un calo degli ordini riuscendo così ad assorbire i maggiori costi sostenuti”.

“Tornando ai dati delle esportazioni dei primi nove mesi 2022 – conclude il presidente – vedo che a trainare sono soprattutto i mercati dell’Unione Europea (+18,1% per Treviso e +16,6% per Belluno) e gli Stati Uniti (rispettivamente +19,2% e +24,9%). Prime indicazioni, forse, su come stanno cambiando o cambieranno le traiettorie dell’export, a seguito della pandemia (le vendite verso Cina e Hong Kong sono ancora in negativo per Treviso, sia nel confronto con lo scorso anno che del 2019, per Belluno il recupero è nell’anno ma non sul pre-pandemia) e del conflitto Russia-Ucraina. Stesso discorso per gli approvvigionamenti, da studiare se le filiere si stanno modificando e quali i mercati di riferimento. Sono tutte domande, che meritano approfondimenti, nei prossimi mesi. Dobbiamo creare rete e cogliere l’opportunità delle strutture per l’export regionali come Venicepromex e anche la rete delle 84 Camere di Commercio italiane all’estero con Assocamerestero. Nel mio nuovo incarico di Presidente di Assocamerestero sarà obiettivo primario, dare  anche alle piccole imprese, nuovi traguardi per l’internazionalizzazione”.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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