Festa dell’11 novembre, focus sulla leggenda di San Martino. Mazzocato: “Una storia radicata nelle nostre terre”

Ogni stagione ha il suo rito legato al calendario agricolo e le feste d’autunno hanno l’apice in quella di San Martino, il buon cavaliere che in una fredda e piovosa giornata di novembre donò metà del suo mantello a un viandante lacero e infreddolito. Un atto di generosità che il cielo ricambiò: smise di piovere e il sole tornò a scaldare l’aria, come fosse estate.

Da qui l’estate di San Martino, secondo la leggenda. È uno dei santi più venerati in Occidente. Nato da genitori pagani, fu vescovo di Tours e condusse vita monastica. Nel Trevigiano tradizionalmente la fine dell’annata agricola si faceva corrispondere al giorno dedicato al santo, l’11 novembre.

Per tante famiglie di contadini significava la scadenza del contratto di mezzadria, con il conseguente trasloco in altre terre da lavorare, alle dipendenze di un nuovo padrone.

Di questo santo così popolare e delle tradizioni a lui legate, parliamo con Gian Domenico Mazzocato, scrittore, poeta e latinista, uno dei massimi esperti della figura di San Martino. Sulla figura del santo ha pubblicato diversi libri. L’ultimo, San Martino e il mantello, propone tra l’altro un’appendice con la più completa raccolta dei proverbi martiniani.

Professor Mazzocato, perchè la leggenda di questo cavaliere-vescovo si è fortemente radicata nelle nostre terre, fino a diventare un momento fondamentale nelle consuetudini della civiltà rurale?

Il culto di Martino è fenomeno europeo. Io mi sono avvicinato a lui quando un editore mi ha affidato il compito di tradurre la Vita di san Martino del grande poeta valdobbiadenese Venanzio Fortunato. La personalità del santo nato in Ungheria attorno al 316 mi ha letteralmente travolto. Quasi analfabeta non ci ha lasciato una sola parola scritta. Fu a lungo persecutore di cristiani. E tuttavia quel gesto che lo vede, giovanissimo, tagliare il mantello alle porte di Amiens per darne metà ad un povero lo ha consegnato per sempre all’immaginario collettivo. Morì l’8 novembre 397. L’11 novembre le sue spoglie mortali partirono da Candes dove il suo cuore aveva ceduto durante una visita pastorale e navigarono sulle acque della Loira fino a Tours. È patrono di una infinità di categorie e luoghi. Protegge da mille malattie. Anche perché quell’11 novembre lo connota con una precisa stagionalità. Scadenza dei patti agrari e festa dei morti. Halloween nasce in realtà molti secoli fa ed è una festa che si ispira a san Martino. È lui, non san Benedetto, il fondatore del monachesimo occidentale. Dunque legato alla terra e agli ultimi. Naturale protettore dei contadini.

La devozione religiosa si è tradotta in una copiosa iconografia di San Martino. Lei ne ha una poderosa collezione. Come le è sorta questa passione, come conduce le sue ricerche e quanti pezzi rari ha “scovato”?

Impossibile fare un elenco. Amici pittori e disegnatori mi regalano un loro quadro sul tema e la collezione si allarga. Interpretazioni di assoluto livello. Ma possiedo anche una ricca documentazione fotografica e una raccolta di immaginette sacre, che conta ormai quasi un centinaio di pezzi. Credo unica al mondo. Ho poi cose molto curiose. In Francia Martino è un vero supereroe dei fumetti. I migliori disegnatori si sono esercitati a raccontare in vario modo le sue vicende. Possiedo sette od otto di questi fumetti, i preziosissimi volumi.

In passato le sagre dell’autunno nel Trevigiano “sacrificavano” le oche, “roste col sedano” o “lesse col cren”. Piatti robusti, ancora oggi associati alla festa di San Martino. Ci spiega l’origine di questa tradizione?

È la stagionalità che lega la figura di Martino ai “prodotti” del periodo. Per l’oca c’è anche una gentile leggenda. Per convincerlo a lasciare il suo monastero e accettare la carica, civile e religiosa insieme, di vescovo di Tours, dovettero chiuderlo in una stia in compagnia di galline e oche per rapirlo. Secondo un’altra versione, fu lui che cercò di sottrarsi, nascondendosi in un pollaio ma le oche starnazzando ne rivelarono la presenza. Sempre sulla stagionalità. Martino è il patrono anche dei mariti cornuti. Non c’è alcun episodio che lo leghi a questa particolare e spiacevole condizione. Ma i giorni di san Martino sono anche i giorni delle grandi fiere di bestiame. Siccome città e borghi vengono invasi da maree di animali cornuti, identificazione e sovrapposizione sono praticamente obbligate.

(Fonte: Cristiana Sparvoli © Qdpnews.it).
(Foto: Gian Domenico Mazzocato).

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