Il caso di Coste di Maser, per quanto estremo e forse prematuro per questa interpretazione, ha comunque riportato al centro del dibattito la questione del fine vita, ovvero della possibilità per i malati terminali o in stato vegetativo di scegliere la strada più breve per porre fine alla propria sopravvivenza.
Un tema talmente delicato, specie per una nazione ancora fortemente influenzata dalla religione, da creare una certa divisione in chi ritiene legittimo e chi illegittimo decidere della propria sorte. Pur prendendo le distanze dal fatto in sé ma parlando invece del fine vita nel suo senso più generico, il presidente della Regione Luca Zaia commenta così:
“Non c’è la questione di fare un punto nave sul fine vita, considerando che in questo Paese c’è una sentenza della Corte costituzionale del 2019 che sancisce che, davanti a una sofferenza diciamo “non recuperabile”, davanti a cure che non danno esiti positivi dal punto di vista clinico, davanti insomma a tutta una serie di aspetti medici e psicologici, c’è da considerare anche il tema del fine vita o comunque della gestione della parte finale della vita. Io penso che un paese civile si debba dotare anche di una legge come questa.
Noi siamo stati sotto i riflettori su questo tema perché abbiamo avuto due casi di autorizzazioni al fine vita, l’ultima la signora Gloria qualche mese fa. Non si tratta di promuovere il fine vita o di non promuoverlo, ho il massimo rispetto di ognuna di queste opinioni, ma è altrettanto vero che i malati terminali che vogliono gestire il proprio fine vita non possono farlo soltanto attraverso una sentenza: dovrebbero poterlo fare con una legge”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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