Giornata della Memoria: 254 i deportati dal Ghetto di Venezia. Il racconto di una testimone: “Vidi i tedeschi rastrellare la casa israelitica di riposo”

Sono stati milioni le donne, gli uomini e i bambini vittime di uno dei maggiori genocidi nella storia dell’umanità. 

Ebrei, zingari, disabili e omosessuali hanno trovato la morte per mano delle truppe nazifasciste. Nel 2005 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha stabilito che il 27 gennaio sarà per sempre il giorno della Memoria. 

In questa data nel 1945 infatti l’armata Rossa liberò il campo di concentramento di Auschwitz

Sei milioni è il numero di ebrei uccisi e anche quelli veneziani non furono risparmiati dalla deportazione. A pochi passi dal ponte delle Guglie sorge infatti il Ghetto più antico d’Europa. 

“La più vecchia Sinagoga di questo Ghetto è quella tedesca – spiega Marcella Ansaldi direttore del museo ebraico di Venezia e membro della comunità ebraica – che è stata edificata nel 1528″. 

Risale invece al 1516 la realizzazione del Ghetto Veneziano dove sono presenti altre due sinagoghe quella Canton e quella Italiana. “Proprio grazie alla presenza di queste tre Sinagoghe questo è il centro della comunità ebraica veneziana – continua Ansaldi –  Bisogna inoltre fare una distinzione tra il ghetto e la Shoa.

“La storia del Ghetto è la storia cinquecentesca della reclusione degli ebrei in un’area di Venezia  voluta dalla Serenissima – prosegue -. Nello stesso luogo purtroppo con le leggi razziste del 1938 questo luogo è diventato un punto di estrema attenzione da parte dei fascisti”. 

Nella notte tra il 5 e il 6 dicembre del 1943 nel ghetto veneziano ci fu un rastrellamento. Furono 254 gli ebrei deportati e solamente 8 quelli che tornarono a casa. Gli altri come sottolineato dal Presidente della Comunità Ebraica di Venezia, Dario Calimani uscirono dal camino di  Auschwitz. “Ci fu la mattanza degli ebrei veneziani – prosegue la presidente – assieme agli altri ebrei italiani e a quelli di tutta Europa nei campi di sterminio”.

La mamma di Marcella, che ora ha 97 anni, è stata testimone di quei drammatici momenti: “quando i nuovi episodi antisemiti riappaiono nelle cronache – conclude – io sono certa che non ci sarà più, ma se le nuove generazioni non prendono coscienza di questo tutto ritornerà”.

Anche Silvana da bambina in seguito a un secondo rastrellamento avvenuto il 17 agosto del 1944 ha assistito alle drammatiche scene di deportazione degli anziani ospiti della casa israelitica di riposo e ancora oggi ricorda quei momenti. Anche lei ha voluto partecipare alla commemorazione avvenuta ieri in cui davanti ai nomi delle 246 vittime veneziane sono stati accesi sei lumini per ricordare i sei milioni di ebrei morti. 

“Ho visto gli ospiti della casa di riposo essere portati via dai tedeschi – racconta Silvana – e visto che a causa dell’età non camminavano come i soldati questi li spingevano con i fucili. Mia mamma mi disse di entrare in casa altrimenti mi avrebbero sparato. Mi porto ancora dentro il ricordo di quella notte“.

Anche nella Provincia di Treviso si ricorda il Giorno della Memoria, come ad esempio a San Fior: dove il Comune e la Biblioteca invitano tutti domani, sabato alle ore 17.30 alla sala polifunzionale del Municipio, al reading dal titolo I RICORDI NON POSSONO ASPETTARE con le letture di Livio Vianello tratte da I sommersi e i salvati di Primo Levi e da Le armi della notte di Vercors; musiche originali di Oreste Sabadin.

La nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo” scrisse Primo Levi, sottolineando la difficoltà di raccontare con il linguaggio della quotidianità l’irreparabile gravità dell’esperienza della deportazione e della segregazione nei campi di sterminio.

La Shoah, l’uccisione sistematica e programmatica di sei milioni di ebrei – cittadini europei a tutti gli effetti – non è stato l’unico genocidio della storia, ma è avvenuto nella nostra civilissima Europa ed è stato certamente eccezionale per dimensioni, caratteristiche, connivenza delle istituzioni e di ampi strati sociali ed economici.

Tornare alle parole dei testimoni è dunque l’unica strada per costruire una “coscienza” capace di sgretolare la retorica dei “poteri forti” e di alimentare lo spirito critico, di suscitare “la ribellione contro l’indifferenza,l’acquiescenza e i comportamenti gregari“. Auschwitz ci chiede di “saper pensare e agire con indipendenza e con coscienza” in ogni circostanza.

A San Pietro di Feletto, in occasione della Giornata della memoria, l’amministrazione comunale e la Pro loco organizzano la proiezione del film “Otto Neururer – Una luce nelle tenebre” per sabato 28 gennaio alle 20.30, nell’aula magna della scuola primaria di Rua di Feletto, in via della Libertà 27. Alla proiezione sarà presente il regista austriaco Hermann Weiskopf.

Il film, vincitore nel 2019 del Festival cattolico Mirabile Dictu in Vaticano, narra la vera storia del sacerdote cattolico austriaco Otto Neururer, ucciso dai nazisti nel campo di concentramento di Buchenwald nel 1940. 

Dopo che venne scoperta nel campo la sua attività clandestina di catechesi e amministrazione dei sacramenti, venne isolato e sottoposto a una lenta e dolorosa agonia. È stato beatificato da Giovanni Paolo II nel 1996.

A partire da “I sommersi e i salvati” di Primo Levi e “Le armi della notte” di Vercors, la lettura cerca di focalizzare l’attenzione del pubblico non sul versante emozionale e non solo sulle testimonianze, ma sulle riflessioni che chi ha attraversato una delle più grandi tragedie del “secolo breve” ha saputo elaborare.

Oggi pomeriggio il Comune di Montebelluna, ha promosso una cerimonia presso la lapide dedicata ai Caduti all’ingresso della sede municipale.

E’ stata deposta una corona commemorativa per onorare e rinnovare la memoria dello sterminio, delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, ed è intervenuto il sindaco, Adalberto Bordin, oltre che le Forze dell’ordine locali ed i rappresentanti delle Associazioni D’Arma Combattentistiche montebellunesi.

Il dottor Giuseppe Berton, noto medico cardiologo, nonché fondatore e presidente dell’ABC Study on Heart Disease Foundation onlus, con sede all’ospedale civile De Gironcoli di Conegliano, e responsabile del progetto regionale veneto per la ricerca su malattia coronarica e neoplasia ha scritto una poesia dedicata alla Giornata della Memoria.

“Una poesia dedicata ad Angelo Gatto, 1943. – afferma Berton – sopravvissuto alla Shoah e ai nostri genitori, che hanno avuto la stessa sorte, oltre a tutte le vittime che ancora patiscono ingiustizia, nel mondo”.

IL CIELO SOPRA LA NEVE

Lo spettacolo è finito.
A Berghen c’era la neve.


Avevi vent’anni,
dentro il carro bestiame del male.


Avevi vent’anni
e lo scheletro sulla neve.


Hanno messo le nostre anime
nelle buche sotto la neve,
perché la pelle e le ossa
erano consumate.


Il male aveva il fucile carico.
Hai salvato il soldato del male,
ti hanno bastonato.


Hai visto una macchia viola,
in mezzo alla neve,
era il vestito di Margot.


Hai fatto un disegno,
perché sapevi disegnare.


Hai disegnato le ossa,
perché non c’era altro da disegnare.


Il male lo ha bruciato,
insieme alle ossa.


Ventiquattro carrelli di sale, ogni giorno.
E un ologramma, tu.


Una guardia del male ha avuto pietà.
La sua pietà ti ha dato da mangiare.


Ti sei coricato,
sul fosso, appena dietro
la colonna di anime
senza pane ne scarpe.


Il soldato del male non ti ha visto.
Sentivi il sangue nelle vene come ghiaccio.


Il cielo si è aperto sopra la neve.
Ed una luce,
come una stella,
lentamente, è venuta verso di te,
uomo,
a salvarti.


(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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