In migliaia al funerale di Giulia Cecchettin. Il papà: “Addio amore mio. Ci sono tante responsabilità, ma ora questa pioggia di dolore faccia germogliare un dono di amore e pace”. E cita Gibran

L’uscita del feretro di Giulia Cecchettin – Foto di Simone Masetto

Dalle 8.30 di oggi martedì la Basilica di Santa Giustina in Padova si è riempita di tutte le persone che vogliono esprimere la propria vicinanza alla famiglia Cecchettin nel giorno dei funerali di Giulia.

Video di Simone Masetto

Mille e 200 le persone che la chiesa può contenere, altre 10 mila sono attese nel vicino Prato della Valle, dove sono stati installati due maxi schermi sotto un cielo uggioso.

Sulla facciata della basilica spicca una gigantografia di Giulia. In Veneto il governatore Luca Zaia, presente al funerale, ha proclamato il lutto regionale.

I familiari di Giulia

A mezzogiorno in punto il vescovo Cipolla ha incensato la bara di Giulia, tra la commozione generale. Un quarto d’ora dopo, il feretro bianco è uscito dalla chiesa, ricevendo il lunghissimo applauso della folla (molti agitano chiavi e campanelli per l’annunciato “minuto – ben più lungo in realtà – di rumore” in ricordo della giovane) e il saluto militare delle Forze dell’ordine presenti. Più volte il padre di Giulia ha risposto con le mani giunte.

Il “minuto di rumore” per Giulia Cecchettin – Video di Simone Masetto

Il papà di Giulia, Gino Cecchettin, poco prima della fine del rito funebre ha stretto forte gli altri suoi figli e poi ha preso la parola dal pulpito: “Ci ha travolto una tempesta terribile, e questa pioggia di dolore sembra non finire mai. Ringrazio i tanti che si sono stretti attorno a noi per darci il calore del loro abbraccio” ha esordito.

La corona di fiori della Presidenza della Repubblica

“Come è potuto accadere tutto questo a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti – ha proseguito -. Mi rivolgo per primi agli uomini: noi per primi dobbiamo essere agenti di cambiamento. Dovremo essere attivamente coinvolti, ascoltando le donne e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza, anche i più lievi. Creiamo una cultura di responsabilità e supporto. A chi è genitore come me dico: insegniamo ai nostri figli ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle famiglie il clima che favorisce il dialogo. Sì all’amore vero, che cerca solo il bene dell’altro. È essenziale che i giovani imparino a comunicare: la mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e decisioni tragiche. Troviamo la capacità di ascoltare ed essere ascoltati. La scuola ha un ruolo fondamentale: la prevenzione della violenza di genere inizia nelle famiglie e prosegue nelle scuole, che devono essere luoghi sicuri per tutti”.

E ancora: “La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo dà spazio a curiosità morbose, ma può aiutare a perpetrare comportamenti violenti. Trasformare le vittime in bersagli non aiuta ad abbattere le barriere. Alle istituzioni politiche chiedo di affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Garantiamo che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Dobbiamo trovare la forza di reagire. La morte di Giulia deve essere il punto di svolta della terribile piaga della violenza sulle donne”.

Gino Cecchettin ha poi citato “Il vero amore”, un pensiero di Khalil Gibran: “Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia”.

Il tributo degli amici

E ha poi concluso: “Cara Giulia, salutaci la mamma, ti penso abbracciata a lei e spero che il vostro amore sia così forte da aiutare i tuoi fratelli e me. Noi tre che siamo rimasti, un po’ alla volta impareremo a muovere passi di danza sotto questa pioggia. Grazie per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Non so pregare, ma so sperare: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e un giorno possa germogliare portando un dono di amore e di pace. Addio Giulia, amore mio“.

Alle 12.25, ancora tra gli applausi, il feretro ha lasciato Padova alla volta di Saonara.

Prima e durante il funerale

Alle 11 il silenzio al Prato della Valle è stato interrotto da un applauso all’arrivo del feretro di Giulia, seguito dai familiari. Il funerale è celebrato dal vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla.

“Per sette giorni abbiamo sperato e invece ora siamo qui, anche con gli occhi del cuore pieni di dolore – ha detto il presule durante l’omelia -. La conclusione di questa storia lascia in noi amarezza e anche rabbia. Ma quanto abbiamo vissuto fa trasformare il dolore in impegno, nel cambiare alcuni valori della nostra società. Il sorriso di Giulia mancherà alla famiglia, agli amici e anche a tutti noi, in quanto il suo viso è diventato caro a molti”.

“L’amore è la via che spezza l’autoreferenzialità e il narcisismo” ha proseguito il vescovo, che ha invitato a pregare anche per la famiglia di Filippo Turetta, attualmente recluso nel carcere di Verona per il femminicidio di Giulia.

Sono circa 7 mila le persone presenti all’esterno della chiesa.

La famiglia Cecchettin

Chiedo all’intero Veneto un segnale corale, forte e chiaro, contro la violenza di genere – ha detto Zaia poco prima del rito funebre -. Una giornata che diventi indelebile, che segni il passo perché fatti come questo possano non ripetersi più. Lo dobbiamo a Giulia, nel cui ricordo – e nel ricordo di tutte le donne uccise senza un perché – continueremo a lavorare stretti gli uni agli altri nel combattere la violenza di genere”.

Il sindaco Giordani e Luca Zaia

“Serve un segnale forte, anche dal punto di vista simbolico: indossiamo tutti un nastrino rosso, ed esponiamo fiocchi rossi alle porte e alle finestre. Chiedo anche alle attività economiche di osservare, durante le esequie alle ore 11, un momento di pausa nelle attività” l’appello di Zaia.

La folla segue dalla piazza la cerimonia attraverso i maxischermi

Sono quasi 400 le donne e gli uomini in divisa per garantire l’ordine pubblico. La viabilità è stata modificata e la zona è praticamente blindata.

L’esterno della Chiesa

Nella Basilica di Santa Giustina è arrivata una corona di fiori del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accanto alla quale sono presenti due Carabinieri in alta uniforme. In rappresentanza del Governo è presente il ministro Carlo Nordio, che siede allo stesso banco di Zaia e del presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti.

Il sindaco di Treviso e presidente di Anci Veneto Mario Conte al funerale di Giulia Cecchettin

Ai funerali sono presenti anche diversi parlamentari e sindaci della Marca trevigiana e non solo. Sono circa 100 i primi cittadini presenti con la fascia tricolore.

L’arrivo del feretro

Questa mattina, giorno dei funerali di Giulia Cecchettin, sono state poste a mezz’asta le bandiere delle sedi della Regione Veneto, in ossequio alla giornata di lutto regionale, decretata dal presidente Luca Zaia, in coordinamento con le Prefetture del Veneto.

Anche il governatore Zaia ha indossato, come molti altri presenti, un nastro rosso

Per tutta la notte Palazzo Balbi, sede della Giunta regionale, è stato illuminato di rosso.

L’omelia integrale del vescovo mons. Cipolla

Riportiamo qui sotto il testo integrale dell’omelia pronunciata dal vescovo di Padova, che ha presieduto la celebrazione del rito funebre.

“Non avremmo voluto vedere quello che i nostri occhi hanno visto né avremmo voluto ascoltare quello che abbiamo appreso nella tarda mattinata di sabato 18 novembre. Per sette lunghi giorni avevamo atteso, desiderato e sperato di vedere e sentire cose diverse. Ed invece ora siamo qui, in molti, con gli occhi, anche quelli del cuore, pieni di lacrime e con gli orecchi bisognosi di essere dischiusi ad un ascolto nuovo. 

Abbiamo bisogno di parole e gesti di sapienza che ci aiutino a non restare intrappolati dall’immane tragedia che si è consumata, per ritrovare anche solo un piccolo spiraglio di luce. 

Dalla fede cristiana e dalla Parola che il Signore ci ha appena rivolto raccolgo come sostegno alcune parole per orientarci in questi giorni di lutto e di dolore.

L’Attesa. Domenica è iniziato il tempo dell’avvento, tempo che educa all’attesa, ad alzare lo sguardo oltre il buio: dal tronco ferito e spezzato della nostra umanità spunti un germoglio, come evocava il profeta nella prima lettura. Non sappiamo quando, non sappiamo come, ma è forza che apre vie di riscatto, di affrancamento da ogni forma di negazione della vita.

La conclusione di questa storia lascia in noi amarezza, tristezza, a tratti anche rabbia ma quanto abbiamo vissuto ha reso evidente anche il desiderio di trasformare il dolore in impegno per l’edificazione di una società e un mondo migliori, che abbiano al centro il rispetto della persona (donna o uomo che sia) e la salvaguardia dei diritti fondamentali di ciascuno, specie quello alla libera e responsabile definizione del proprio progetto di vita. 

Questo impegno è indispensabile non solo per garantire qualità di vita al singolo individuo ma anche per realizzare quei contesti sociali e quelle reti in cui le persone siano valorizzate in quanto soggetti in grado di dare un contributo originale e creativo. 

Il sorriso di Giulia mancherà al papà Gino, alla sorella Elena e al fratello Davide e a tutta la sua famiglia; mancherà agli amici ma anche a tutti noi perché il suo viso ci è divenuto caro. Custodiamo però la sua voglia di vivere, le sue progettualità, le sue passioni. Le accogliamo in noi come quel germoglio di cui parla il profeta. Perché desideriamo insieme attendere la fioritura del mondo nel quale finalmente anche i nostri occhi saranno beati.

Speranza. L’attesa più o meno giustificata di un evento gradito, di un giorno favorevole, è illusoria se consiste nella semplice proiezione di nostre aspirazioni, anche legittime. Come trasformarla in reale cammino verso la felicità? Abbiamo bisogno che la nostra attesa sia arricchita e sostenuta dalla speranza. La speranza è un dono dello Spirito, che ci aiuta a vivere, a cercare, trovare e custodire la vitaDi fronte alla morte di Giulia ma anche a quella di tante donne, bambini e uomini sopraffatti dalla violenza e dalle guerre, emergono tutti i nostri dubbi. Non solo ci chiediamo: davvero ci sarà la vita dopo la morte? Ma anche: ha senso impegnarsi se poi tutto si riduce a poca cenere? 

La speranza, che oggi rinnoviamo, per noi cristiani ha un nome e un volto: quello di Gesù, il Signore Risorto. E’ lui la vita che la morte non è riuscita a ingabbiare, il Giusto che l’ingiustizia non è riuscita a spezzare, il mite e umile di cuore che ha scardinato la violenza del potere.

La speranza, che è Cristo, è più di un antidoto nei momenti difficili della vita. Il profeta Isaia descrive un mondo in cui compaiono una dopo l’altra scene che sembrano avere dell’assurdo e del fantasioso: “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il lattante si trastullerà sulla buca della vipera”. Sembra pura utopia immaginare un mondo in cui le tensioni e gli opposti si compongano con una tale armonia. 

Le piazze, le aule universitarie, i palazzi, le nostre case possono certo diventare quei luoghi dove poter difendere i diritti dei più deboli e creare le condizioni per una vita sociale e individuale all’insegna della giustizia e della libertà. Ma i cammini intrapresi in questi spazi saranno efficaci e giungeranno a dei risultati duraturi nella misura in cui dentro ciascuno di noi si comporrà l’armonia annunciata dal profeta.

Arriviamo così alla terza parola: Amore: una grande parola, una parola che orienta alla alterità, che cerca il bene dell’altro, dell’altra. Io, con la mia concreta e personale esperienza, non so parlarne se non a partire dal Vangelo e da Dio ma anche per me il riferimento è così alto da sembrare irrealizzabile, come la profezia di Isaia.

I nostri, anche se umani e responsabili, sono sempre tentativi di amore, e noi siamo sempre in cammino e sempre in ricerca della strada migliore.

Forse voi giovani potete osare di più rispetto al passato: avete a disposizione le università e gli studi, avete possibilità di incontri e confronti a livello internazionale, avete più opportunità e benessere rispetto a 50 anni fa.

Nella libertà potete amare meglio e di più: questa è la vostra vocazione e questa può e deve diventare la vostra felicità!

Su questa strada ci incontreremo e potremo aiutarci: si incontreranno i giovani e Dio, i giovani e il Vangelo.  

L’amore non è un generico sentimento buonista, quindi. Non si sottrae alla verità, non sfugge la fatica di conoscere ed educare se stessi. E’ empatia che genera solidarietà, accordo di anime e corpi nutrito di idealità comuni, compassione che nell’ascolto dell’altro trova la via per spezzare l’autoreferenzialità e il narcisismo.

Se questo è il nostro sogno, se cerchiamo germogli di speranza e di amore avvertiamo tutti la fatica di questo lavoro interiore. La nostra fragilità rende corto il respiro della speranza e precaria la tenuta dei nostri amori. Attesa, speranza, amore sono la nostra vita bella. 

Preghiera altro non è che metterci di fronte a Dio e al mistero della vita e della morte senza nascondere le nostre fatiche ma anche senza rinunciare ai nostri sogni.

Ti preghiamo, Signore, di farci il dono della Pace. E’ nella pace che i popoli progrediscono in cultura e civiltà, in solidarietà e umanità; è nella pace che le risorse vengono indirizzate per acquisire strumenti che nobilitano la vita delle persone, soprattutto delle più deboli e fragili e scompaiono le disuguaglianze sociali. 

Insegnaci, Signore, la pace tra generi, tra maschio e femmina, tra uomo e donna. Vogliamo imparare l’amore e vivere nel rispetto reciproco, cercando anzi il bene dell’altro nel dono di noi stessi. Non possiamo più consentire atti di sopraffazione e di abuso; per questo abbiamo bisogno di concorrere per riuscire a trasformare quella cultura che li rende possibili. 

Ti domandiamo, o Signore, la pace nel rapporto tra generazioni, tra giovani, adulti e anziani così che il coraggio e le aspirazioni possano coniugarsi con la sapienza e la profondità di chi conosce la storia e ne interpreta le direttrici. Così che non torni ad essere accolto tra le possibilità a nostra disposizione ciò che già ha prodotto il male. 

Donaci, Signore, anche la pace del cuore, del mio cuore e del cuore di tutti i presenti, Chiediamo la pace del cuore anche per Filippo e la sua famiglia. Il nostro cuore cerca tenerezza, comprensione, affetto, amore. La pace del cuore è pace con se stessi, con il proprio corpo, con la propria psiche, con i propri sentimenti soprattutto quelli che riguardano il senso delle azioni che compiamo e il senso della vita. Il nostro cuore è il luogo dove il Vangelo e la Pasqua di Gesù di Nazareth bussano con delicatezza pronti a dispiegare la loro forza umanizzante.

Il volto di Giulia è stato sottratto alla nostra vista. Resta impresso nell’affetto e nella memoria di chi l’ha conosciuta e apprezzata. Ora noi posiamo lo sguardo su quello di Gesù, il Signore, via verità e vita; in Lui brilla il volto di Giulia, (vicino alla mamma), da Lui si accendano ancora il desiderio che cresca per tutti la passione per la vita”.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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