In Veneto da qui ai prossimi cinque anni arriveranno 824,6 milioni di euro per lo sviluppo rurale nell’ambito della nuova Pac, Politica agricola comune, 2023-2027. Di questi, oltre 146 milioni di euro derivano dal cofinanziamento previsto nel bilancio regionale.
“Una dotazione dedicata al mondo rurale – sottolinea Cia Veneto – che consentirà di innovare e di stare al passo delle sfide economiche, ambientali e climatiche in atto”.
I numeri sono stati presentati in occasione del convegno “Pac e sostenibilità ambientale: quanto costa agli imprenditori agricoli?” che si è tenuto lo scorso 2 marzo all’hotel Crowne Plaza di Padova. Presenti un centinaio di addetti ai lavori, oltre ai presidenti di Cia nazionale, Cristiano Fini, Cia Veneto, Gianmichele Passarini, e Cia Padova, Luca Trivellato.
Le risorse relative allo sviluppo rurale, che verranno spalmate tra l’anno in corso e il 2027, sono attribuite a 44 interventi nel rispetto dei vincoli dei Regolamenti europei di riferimento, sulla base di uno specifico percorso partecipativo avviato negli ultimi anni. Sei le priorità strategiche che si è data la Regione: i giovani, la sostenibilità ambientale e l’adattamento climatico, la diffusione di conoscenza e innovazione, la vivibilità delle zone rurali, il contrasto alla fragilità idrogeologica dei territori di montagna e di collina e la focalizzazione dei sostegni.
A breve verranno aperti i primi bandi, cui seguiranno la selezione e il finanziamento dei progetti e delle operazioni che gli agricoltori e le aree rurali proporranno per centrare il risultato. Fra i pilastri della Pac, invece, la tutela dell’ambiente, in particolare dei paesaggi e della biodiversità, la garanzia di un equo reddito a favore degli imprenditori agricoli e il ricambio generazionale. Si tratta di scopi strategici, che trovano il nostro favore. Tuttavia, poniamo un tema sui costi necessari per raggiungere questi nobili fini, soprattutto la sostenibilità ambientale.
Il rischio è che, alla fine, a pagare sia soltanto il mondo agricolo. A questo proposito, stando ad uno studio presentato da Aldo Ferrero, docente al Dipartimento di Scienze agrarie forestali e ambientali dell’Università di Torino, la produzione delle colture potrebbe diminuire, mentre aumenterebbero i prezzi dei prodotti.
I cereali sconterebbero una minor produzione, -15%, e un incremento dei prezzi, +8%. L’ortofrutta calerebbe del 12% (ma prezzi +14,5%), il latte diminuirebbe del 10% (prezzi -10%), la carne bovina -14% (prezzi +24%), la carne suina -16% (prezzi +43%), la carne avicola -16% (prezzi +17%). Questi dati dimostrano chiaramente che per giungere ai fini previsti dal Green deal, e recepiti dalla Pac, il primario potrebbe andare in sofferenza. Non possiamo permettercelo, soprattutto nell’attuale congiuntura di difficoltà tra cronico aumento dei costi delle materie prime agricole, dell’energia e con una stagione che si preannuncia complicata in termini di siccità.
(Fonte e foto: CIA Treviso).
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