Questa è la storia di tre amici, Enrico, Nicolò e Nicola, e della loro geniale idea per valorizzare il Veneto: un racconto “lento” delle bellezze di questa Regione, che porta la gente a fermarsi, a sedersi attorno a un tavolo e a lanciare dei dadi, con l’unico obiettivo di stare assieme (e, naturalmente, di vincere).
Nasce così “La Baruffa Veneta”, una sorta di Risiko caratterizzato da regole e dinamiche di gioco pensate esclusivamente sulla base della storia, della geografia, della cultura di questa regione.
Non si tratta del solito riadattamento grafico o stilistico di un grande classico del gioco da tavolo, ma di un “meccanismo” nuovo, con regole e possedimenti che cambiano di provincia in provincia.
I carri armati del Risiko qui lasciano spazio ai leoni marciani, il fante lascia spazio a ceste di salumi e formaggi, mentre la carta jolly non può che essere lui: il Doge di Venezia. L’attenzione che i realizzatori hanno mantenuto nello strutturare i dettagli questo gioco, per le carte evento così come nell’organizzazione della mappa di gioco, è evidente e strizza l’occhio anche ai più acculturati.
“La Baruffa Veneta” ha diverse modalità: quella standard, senza limiti di tempo, quella d’eccellenza, con un tempo limite che si stabilisce prima di iniziare, e quella con le carte evento. In quest’ultima, il Mona, che sarebbe il mazziere, può pescare delle carte che influenzano l’andamento delle “baruffe” tra giocatori per i possedimenti in determinate province.
Se a Verona c’è l’opportunità di pescare la carta del Vinitaly, per esempio, nel trevigiano si può aumentare di un punto ogni proprio lancio di dado pescando la carta relativa alla Battaglia di Vittorio Veneto, perché – secondo la logica del gioco – in quel caso il morale e l’orgoglio dei possedimenti nell’Alto Trevigiano aumenta tanto da creare un vantaggio strategico in attacco.
Tra le carte obiettivo, non poteva mancare quella relativa agli “Intenditori del vino” che si ottiene soltanto ottenendo tutte le zone di produzione Docg, e quella relativa al turismo, dove viene premiato il giocatore che ha le zone a maggior apporto di turismo straniero. Sono state introdotte nella dinamica del gioco anche l’invenzione ufficiale del Galateo e varie espressioni tipiche come “Fora dae bae”.
Ci sono anche le seguente carte evento e quelle eccellenza: Il nettare dell’Unesco, la Pellagra!, il Mose, Emigrati da record, Finalmente Rovigo, Olimpiadi Milano-Cortina2026, La Primavera del Prosecco, nasce Luxottica, le Dolomiti dell’UNESCO, Urbs Picta, Viva viva San Martin.
Il tutto viene bilanciato attraverso un sistema che Enrico Marcolungo, uno dei tre realizzatori (gli altri sono Nicolò Marcolungo e Nicola Franchetto), definisce “machiavellico”: il fatto che sia estremamente giocabile, caratteristica non banale per un gioco da tavolo realizzato da tre amici, è testimoniato dal fatto che sono già stati organizzati dei tornei, uno dei quali a Bassano.
Ciò che è più importante però è che “La Baruffa Veneta” è capace di instillare pillole di cultura e di geografia, attraverso una mappa ben realizzata. “Questo gioco è stata una scoperta incredibile anche per noi. Abbiamo fatto un’impegnativa ricerca sulle meraviglie del Veneto” ha detto Enrico, che vive a Zevio, in provincia di Verona. A lui facciamo qualche altra domanda.
La Baruffa Veneta: come vi è venuta l’idea?
È nata in un momento in cui ero appena tornato dall’Australia, dove ho pensato spesso a quanto eravamo fortunati in Veneto ad avere una storia e una cultura così profonda. Quando sono rientrato, ho iniziato a parlare con i miei amici di quanto questi giochi da tavolo fossero esplosi in questo periodo, ma anche di come mancasse un intrattenimento di questo tipo basato sulla cultura, sulla tradizione. Così abbiamo pensato a qualcosa di simile al Risiko, che fosse abbinabile alla tradizione e alla storia.
Tra dire il fare c’è il mare, si dice: voi poi come l’avete portato a compimento?
Avevamo il gioco in testa, quindi dopo una ricerca storica e diversi test siamo riusciti a crearlo senza problemi con grande entusiasmo e passione. La vera sfida è stata trovare il produttore: io mi occupo di fotografia e di grafica; quindi, non è stato difficile per me crearne l’immagine con Photoshop. Produrlo fisicamente e in quantità in Italia però costava troppo. Così abbiamo messo un annuncio su Alìbabà e ci hanno contattati in molti per farci delle offerte. Quando è arrivato il primo template ufficiale siamo rimasti veramente entusiasti.
Com’è andata la distribuzione?
In un solo anno abbiamo fatto circa duemila vendite. Oggi ne sono rimaste poche copie. Più avanti faremo un’ulteriore release e abbiamo anche in mente delle espansioni. Chiaramente per noi non è l’attività principale, quindi ci dedichiamo il tempo che abbiamo a disposizione.
Si parla di un Veneto antico, ma lo scenario è moderno. Giusto?
All’inizio avevamo pensato a una realtà di gioco ambientata nell’antichità, magari ai tempi della Serenissima. In quel caso i domini però erano molto più vasti di quelle “delle Venezie” di oggi: magari sarà un altro progetto più avanti. Quello a mio avviso di oggi, con la sua mondanità combinata alla storia, è fantastico: qualche volta non ce ne rendiamo conto. Io personalmente, che sono di Verona, sarò entrato all’Arena giusto un paio di volte. In più il fatto che sulla mappa di gioco sono segnati anche i Comuni crea un po’ di cultura geografica, che da quanto ho visto non guasta.
Possiamo dire che questo gioco parla di baruffe, ma è un modo per abbattere il campanilismo?
Ti rispondo così: per l’immagine simbolo abbiamo preso spunto da un dipinto olandese che ritrae un’osteria, che per noi rappresenta il Veneto. In un posto così, le figure al tavolo parlano, bevono, mangiano e magari giocano a carte. Nella nostra visione, i Veneti sono persone di compagnia, che si ritrovano per stare assieme. Se poi scappa qualche innocente baruffa, fa anche quella parte di ciò che siamo e di ciò che siamo stati.
(Foto: Baruffa Veneta).
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