L’Italia leader del restauro sostenibile di edifici storici: tra Veneto e Friuli 330 edifici sono certificati e il fenomeno è in crescita

Sul fronte dell’edilizia sostenibile arriva una notizia positiva: l’Italia è uno dei Paesi più virtuosi dal punto di vista del restauro sostenibile di edifici storici, prima in Europa e terza nel mondo calcolando la classifica secondo la somma dei metri quadri. Questo fenomeno è in continua evoluzione, tanto da mirare nei prossimi anni al primo posto in Europa. Tra Veneto e Friuli esistono oltre 330 edifici certificati dal protocollo Leed (Leadership in Energy and Environmental Design) e il fenomeno si è ormai diffuso dalle grandi città, come Roma e Milano, dove è nato e si è diffuso, fino ai capoluoghi di provincia.

Il termine sostenibilità, molto attuale in questo momento, viene spesso usato nel suo significato più parziale e di tendenza, ovvero quello rivolto al fatto di cercare un equilibrio con l’ambiente: in realtà, l’aggettivo indica un sistema complesso che prende in considerazione sia i consumi energetici e delle risorse, ma anche la gestione dell’acqua, il fatto di favorire l’economia circolare, il tema della salubrità dell’aria, considerando l’impatto stesso che genera il cantiere al momento della sua nascita, la finanza e i rischi di credito legati a essa. Nel caso del restauro di edifici storici, diventa oggetto di attenzione alla sostenibilità anche la valenza storica dell’immobile nel contesto culturale della città e della comunità. Il protocollo Leed valuta tutti questi parametri e li certifica.

“In Italia, quello dei restauri è un chiaro problema-opportunità nazionale – spiega l’ingegner Marco Mari, presidente della Green Building Council Italia, che ha partecipato al tavolo del G20 sulla sostenibilità – rispetto agli altri paese abbiamo una grande quantità di edifici dal valore storico-testimoniale. Le riqualificazioni degli edifici storici spesso riutilizzano da una parte materiali e sistemi già esistenti, aumentando così la durata del ciclo di vita di un edificio. Questo approccio è stato possibile in Italia prima di tutto perché abbiamo una cultura del restauro particolarmente riconosciuta a livello internazionale e come secondo aspetto per via delle azioni di sensibilizzazione portate a termine da associazioni come la nostra. Questo aspetto ha generato questo primato, che vede per esempio in Veneto esempi a Vicenza, Padova, Venezia, Mestre. Cito tra gli altri il Museo del ‘900 e la sede di Ca’ Foscari, uno dei nostri fiori all’occhiello”.

“Se parliamo di Veneto non esiste una città che non abbia edifici incredibili da valorizzare e questi protocolli hanno la caratteristica di differenziarsi tra le diverse tipologie di edificio – continua l’ingegner Mari – ne esistono di specifici per il settore ospedaliero, per i datacenter, per i locali residenziali e commerciali, persino per i luoghi di culto. Ce ne sarebbero ancora moltissimi da restaurare e quindi certificare, essendo capaci di far comprendere al mondo quanto sia importante coniugare i vari aspetti della cultura della sostenibilità”.

Il primo a muoversi in questo campo è stato il settore privato: in città come Milano, per esempio, il merito maggiore sarebbe stato – sempre secondo GBC – quello della pubblica amministrazione, che ha comunque contribuito a creare il giusto contesto per rendere fattibile questa tendenza, ma degli investitori privati che hanno voluto assicurarsi qualità e tempi sicuri nel ritorno economico di questi lavori. Mari ha citato anche una nuova realizzazione di Veritas a Mestre, che ha visto un’associazione d’impresa temporanea dove hanno collaborato diversi enti pubblici e privati.

Anche il gruppo Ferrovie dello Stato, con un nuovo progetto che prevede la riqualificazione di 620 stazioni, starebbe valutando di farsi affiancare da queste certificazioni, in modo da assicurare delle rivalutazioni sostenibili da ogni punto di vista. “È importante che il messaggio passi anche ai cittadini, perché il rischio è che in futuro le banche e i fondi immobiliari valuteranno con severità i parametri green, tanto che le costruzioni non sostenibili o non certificate come tali potrebbero non avere più alcun mercato – conclude Mari, che qualche giorno fa ha parlato di questo tema al convegno nazionale “Siamo Energia” in apertura del Gecko Fest, ovvero il festival dedicato ai cambiamenti del nostro tempo e alla capacità dell’uomo di adattarsi alle nuove sfide del futuro. – Abbiamo pensato a questi protocolli di certificazione proprio per questo motivo”.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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