Il neo confermato assessore all’istruzione, alla formazione e al lavoro della Regione Veneto, Elena Donazzan, non ha nascosto la sua preoccupazione per la gestione dell’emergenza Covid a livello di governo centrale.
Massiccio utilizzo dei Dpcm, spesso annunciati in orario serale, mancanza di lucidità e poco senso pratico sembrano essere le accuse principali dell’assessore Donazzan, sconcertata per la gestione del tema dei trasporti e della scuola da parte del governo guidato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, reo di aver trascurato le linee guida presentate dalla Regione Veneto.
“Affrontiamo l’emergenza con la continuità di un impegno e con la conferma degli assessori da parte del presidente Zaia, anche rispetto alle deleghe più delicate – ha affermato l’assessore Elena Donazzan – Questa continuità ci dice anche che la strada intrapresa fino ad ora è stata di buona organizzazione. Rispetto al tema delle scuole, ricordo che a luglio abbiamo elaborato delle linee guida, scritte peraltro dall’Ufficio Scolastico Regionale, per dare delle istruzioni per l’uso ai presidi con l’obiettivo di aiutarli e accompagnarli in questa fase”.
“C’era anche il tema dei trasporti, che con la collega De Berti abbiamo sottolineato fin da subito – prosegue – Tutto questo è stato ignorato dal governo centrale. La preoccupazione è tanta per queste decretazioni d’urgenza di domenica sera, con un costume che a mio avviso è sbagliato, perché le cose vanno programmate e progettate. Non è vero che siamo in un’emergenza continua e non possiamo pensare di affrontarla sempre con il sensazionalismo”.
“Mi pare anche che non ci sia lucidità nell’affrontare le difficoltà che si presentano – prosegue l’assessore Donazzan – Se il problema è quello dei trasporti va affrontato questo tema e non si dice alle scuole di iniziare alle 9 perché il problema non si sposta. Rispetto agli orari sfalsati nelle scuole, confermo la posizione di grande buon senso e logica del presidente Zaia. La stessa poggia sulle linee guida dell’Ufficio Scolastico Regionale. Si era detto fin da subito “scuole primarie e secondarie di primo grado in presenza”, perché si tratta di bambini e ragazzi che non si possono tenere a casa da soli o senza l’insegnante”.
“Per le secondarie di secondo grado, invece, devono stare in classe il primo e il quinto anno – conclude – Il primo perché si entra a scuola in una comunità nuova e il quinto perché devi preparare l’esame o la qualifica. In mezzo c’è il mondo della didattica a distanza: tutta la parte teorica si può fare a distanza, i laboratori si devono fare in presenza. Avevamo anche detto che si poteva fare una rotazione: queste sono cose di buon senso di chi ha uno spirito pratico, cosa che non alberga nella testa dei governanti centrali”.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
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