Presidenzialismo sì o presidenzialismo no? Elezione diretta del capo dello Stato da parte dei cittadini o conferma del sistema che prevede che il Presidente della Repubblica sia scelto dal Parlamento e dai delegati regionali?
Questa è solo una delle domande che Qdpnews.it ha rivolto ad alcuni parlamentari trevigiani che hanno partecipato alle ultime elezioni per scegliere la prima carica dello Stato, che hanno visto la riconferma del Presidente Sergio Mattarella.
La forma di governo presidenziale è caratterizzata da un esecutivo affidato a un Presidente della Repubblica che è espresso direttamente dal corpo elettorale.
Il Presidente dura in carica per un periodo di tempo predeterminato, non è soggetto a un rapporto di fiducia con il Parlamento, non ha il potere di scioglierlo ed è a capo dell’apparato burocratico e militare.
“Per poter eleggere il Presidente servivano dopo il terzo scrutinio 505 voti – commenta la senatrice Sonia Fregolent (Lega) – Il centrodestra ‘compatto’ poteva contare su 454 voti. Come noto, con la candidatura della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati la coalizione si è fermata a 382, affossata da una corrente di Forza Italia e dai centristi di Toti. Il Pd, diviso a metà tra chi voleva Draghi e chi voleva Casini, ha detto no a tutte le proposte. La proposta della Belloni è stata ritirata per contrarietà del Pd, di Renzi e di Leu, quella del ministro Cartabia non era condivisa dai 5 Stelle”.
“In tutto questo bisogna tener presente anche la volontà di Renzi, Calenda e una parte di Forza Italia di creare una nuova Dc con la candidatura di Casini – continua – Un quadro di veti incrociati che avrebbero mantenuto in stallo il Paese, per questo con la scelta del Presidente Mattarella probabilmente non vince nessuno e perdiamo un po’ tutti ma è stata data una risposta di stabilità. I cittadini italiani hanno alternato momenti di insofferenza nei confronti dei parlamentari, tacciandoci con i peggiori epiteti”.
“Ora gli stessi si lamentano e dicono che dovevamo tenere duro per poter portare ad un cambiamento – conclude – La verità è che solo la Lega ha fatto proposte costruttive e progressiste ma questa non era la volontà della maggior parte dei partiti. Sul tema del presidenzialismo è giusto affrontare la questione ma in un’ottica complessiva che garantista la possibilità di governare e non di dover scendere a compromessi”.
“Credo sia anzitutto doveroso ringraziare il Presidente Sergio Mattarella per la disponibilità data per questo secondo mandato – afferma il deputato Raffaele Baratto (Coraggio Italia) – La sua elezione e la conferma del presidente Mario Draghi al governo rappresentano solide garanzie per il Paese e per i cittadini in un momento delicato per la nostra economia. Qualcuno ha scambiato questa elezione per un rodeo elettorale, rischiando di mettere il Paese davanti a una crisi istituzionale mentre le imprese e le famiglie vivono momenti delicatissimi”.
Sullo scambio di accuse interno al centrodestra, Baratto non ha usato giri di parole: “Credo che chi ha guidato le trattative per il centrodestra debba fare una seria analisi di coscienza e strategica. Inutile oggi lanciare accuse per nascondere le proprie responsabilità di fronte agli elettori di centrodestra. Quello che è accaduto certifica che alla coalizione serve un nuovo leader, in grado di interpretare la sensibilità degli elettori moderati e di centro, guardando ai valori del centrodestra liberale. La proposta populista che finora ha guidato la coalizione ha fallito”.
“Alla luce di una così vasta frammentazione politica che ha fatto sfumare la possibilità di una prima presidente donna veneta, e che ha evidenziato come non esista il centrodestra, credo che il ‘Mattarella bis’ sia effettivamente un ottimo ‘usato garantito’ – aggiunge il senatore Gianpaolo Vallardi (Lega) – L’immagine arrivata ai cittadini nei giorni scorsi è quella di un Parlamento diviso e arroccato su posizioni di parte. Rispetto al dibattito sul presidenzialismo, invece, io sarei a favore dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica da parte dei cittadini”.
“Noi come coalizione che detiene la maggioranza relativa nel Parlamento abbiamo fatto dei nomi che provenivano dal centrodestra – commenta la deputata Angela Colmellere (Lega) – Ne sono stati fatti tantissimi, tutti autorevoli, persone di esperienza, giuristi e costituzionalisti. Sono stati tutti bocciati da Partito Democratico, Italia Viva e Movimento Cinque Stelle senza che da parte loro arrivasse un nome utile almeno ad aprire uno spiraglio per il dialogo. Purtroppo alla coalizione di centrodestra, sommando pure i delegati regionali, mancano 51 voti per avere la maggioranza. Venerdì sera abbiamo puntato sulla Belloni, donna autorevolissima suggerita anche da Letta e Conte”.
“Quando sembrava trovato un accordo, Pd, Renziani e M5S si sono opposti e la trattativa è nuovamente saltata – continua – Appurato che dopo una settimana nessuno aveva i numeri, a quel punto abbiamo accettato la riconferma di Mattarella. Certo non è stata una immagine edificante della politica, non però da parte di chi le proposte le ha fatte bensì da chi non ha espresso un nome che fosse uno”.
“La politica non è riuscita (a parte la Lega che ci ha messo la faccia) a confrontarsi lealmente e questo mi spiace – conclude – Io ho amministrato un Comune (Miane ndr) per due mandati e la ‘politica dei fatti’ per me è chiara e non contempla meline e sgambetti per far perdere tempo. Credo perciò che una riforma che porti all’elezione diretta del Presidente della Repubblica sia doverosa e cogente. Sussiste già un progetto di revisione costituzionale depositato, e l’elezione diretta è anche nel programma di centrodestra”.
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