Soccorso alpino, un anno da record: quasi mille interventi, ma troppi affrontano la montagna in modo irresponsabile

Per i volontari del Soccorso alpino e speleologico del Veneto il 2018 è stato finora l’anno di maggior attività dell’ultimo decennio. I motivi sono molteplici: da una parte le buone condizioni atmosferiche hanno favorito la frequentazione della montagna, dall’altra un costante aumento di appassionati sia delle attività estive che invernali.

Come è da sottolineare pure l’aumento ormai cronico delle persone che affrontano la montagna senza preparazione fisica né tantomeno tecnica e, o con, attrezzatura non adeguata. Il fenomeno viene spiegato nella relazione annua del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico, è legato anche all’idea di una montagna come palestra all’aperto dove mettere alla prova le proprie prestazioni e non piuttosto di un ambiente severo e ostile che non lascia margine all’errore.

Quasi mille, 949, gli interventi, in aumento di circa il +12.17 % rispetto all’anno 2017. Quelli di Protezione Civile, sono passati dai 18 del 2017 ai 40 del 2018: questo per l’intensificarsi di fenomeni atmosferici straordinari, come è stata testimonianza diretta l’uragano Vaia, che hanno colpito il Veneto ed il Trentino Alto Adige lo scorso autunno. Le persone soccorse dal personale Cnsas sono state n. 991, il numero più elevato dell’ultimo decennio, con un aumento percentuale di ben +16.59% rispetto all’anno 2017. Di queste 388 sono stati gli illesi tratti in salvo (persone in difficoltà a causa diverse o in imminente pericolo di vita), quasi il 40 per cento che se da un lato – spiegano i volontari – può dar credito ad una auspicabile prudenza dall’altra indica senz’altro la tendenza ad affrontare la montagna in maniera irresponsabile. Gli incidenti in pista si portano a quota 93, mentre c’è stato il recupero di 62 persone decedute, numero invariato rispetto all’anno 2017.

Le attività più coinvolte nella statistica più grave risultano essere, l’escursionismo, l’alpinismo e l’attività lavorativa eseguita in ambiente ostile impervio e purtroppo, non ultimo, i casi di suicidio dovuti al disagio sociale, che sembrano non vedere una diminuzione, ma che fanno notare un aumento ed una conseguente preoccupazione per l’intero territorio delle terre alte.

Si è constatato purtroppo, anche per il 2018, che le cause riconducibili alla mancata preparazione fisica e psicofisica, la perdita dell’orientamento, i ritardi rappresentino una percentuale ragguardevole pari a circa 27% dei soccorsi, come pure il “malore”, da addebitarsi a diverse cause, e la scarsa preparazione fisica, che si attestano al 12.00%. Tra le cause, “caduta” e “scivolata” raggiungono complessivamente circa il 39%, evidenziando che l’attività escursionistica in generale è più soggetta ad infortuni.

Per quanto riguarda le nazionalità, gli italiani rappresentano circa il 79.30 % degli interventi mentre il rimanente 19.7% è suddiviso tra una ventina di nazionalità. Nel 2018 si sono registrati 107 eventi di ricerca, con 118 persone soccorse, in pratica il doppio dell’anno precedente: questo dato attesta, ancora una volta, la scarsa preparazione e consapevolezza degli escursionisti ad affrontare l’ambiente montano in genere.

(Fonte e foto: Soccorso alpino e speleologico del Veneto)
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