Guardie venatorie, la Corte Costituzionale promuove il servizio di vigilanza regionale del Veneto

La Corte costituzionale promuove la scelta del Veneto di istituire il servizio di vigilanza regionale in materia di fauna, pesca e ambiente e di “traghettare” quindi – sotto un’unica gestione regionale – il personale delle Polizie provinciali.

Con la Sentenza 82 i giudici della Consulta hanno respinto il ricorso del Governo, che aveva contestato l’invasione della competenza statale esclusiva in materia di “ordine pubblico e sicurezza”.

E hanno confermato la validità della scelta della Regione Veneto che, con il collegato alla legge di stabilità 2017, ha istituito il Servizio regionale di vigilanza, che riunisce guardie provinciali e ispettori in un unico corpo diretto e organizzato dalla Regione con compiti di vigilanza in materia ambientale, agroalimentare, faunistico-venatoria e ittica.

In particolare, la Corte ha confermato il punto essenziale dell’operazione: i circa 160 agenti dei corpi di Polizia provinciale trasferiti alla Regione conservano la qualifica di “agente di polizia giudiziaria”. Sono l’unica figura professionale autorizzata, nell’organico della Regione, a portare un’arma e ad avere poteri di indagine, perquisizione, sanzione e arresto.

“Le sentenza conferma la bontà del percorso di riorganizzazione attuato in Veneto – commenta il vicepresidente della Regione Gianluca Forcolin, con delega al personale – in sintonia con le amministrazioni provinciali, per far fronte al quadro confuso creato dalla riforma Delrio. Istituendo il Servizio regionale di vigilanza abbiamo inteso garantire la piena continuità di una fondamentale funzione di controllo e presidio del territorio, di contrasto al bracconaggio, alla pesca di frodo e alla repressione delle frodi in agricoltura, assumendo funzioni e personale nella dotazione organica della Regione”.

“La Regione Veneto è stata la prima regione a farsi carico delle competenze non fondamentali delle Province, impegnando 40 milioni del proprio bilancio per far fronte agli effetti di una riforma caotica e calata dall’alto, che ha trasferito alla Regione varie funzioni amministrative, tra cui quelle in materia di caccia, pesca e agricoltura”, sottolinea Forcolin.

“Istituendo a partire dal 2017 il Servizio regionale di vigilanza, nel quale ora confluiranno gli agenti delle Province e della Città metropolitana di Venezia -evidenzia l’assessore all’agricoltura, caccia e pesca, Giuseppe Pan – la Regione ha potuto assicurare continuità al lavoro di controllo e salvaguardia del patrimonio faunistico-ambientale, svolto dai corpi di polizia provinciale, garantendo loro indennità e trattamento economico maturati nell’amministrazione di provenienza”.

“E’ di fondamentale importanza – continua Pan – che la suprema Corte abbia riconosciuto la validità e la rilevanza della scelta regionale di mantenere agli agenti del Servizio di vigilanza regionale la pienezza della professionalità e delle qualifiche di cui erano titolari nell’inquadramento provinciale, e in particolare quella di ufficiale di polizia giudiziaria, con un approccio che la Regione ha voluto sin dall’inizio allineare alle linee guida strategiche del Piano nazionale di contrasto alle attività di bracconaggio. In questo modo non viene disperso un patrimonio di professionalità, di competenze e di qualifiche, assicurando così a tutto il territorio le stesse funzioni esercitate un tempo dalle amministrazioni provinciali”.

Nella medesima sentenza la Corte Costituzionale, invece, ha dichiarato illegittimo un altro articolo del collegato alla legge di stabilità 2017, relativo all’iscrizione all’Inps, gestione dipendenti pubblici (ex Indap), dei dipendenti dell’Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario (ex Veneto Agricoltura).

Per la Corte la Regione “non ha competenza in materia di previdenza sociale” (che è materia di competenza statale) e non può attribuire il trattamento previdenziale dei dipendenti pubblici ai dirigenti e al personale dell’agenzia ai quali si applica il contratto collettivo di lavoro delle aziende municipalizzate di igiene ambientale, “che configura il rapporto di lavoro in termini privatistici”.

“Risolveremo la questione – dichiara il vicepresidente Forcolin – direttamente con l’ente di previdenza. La Regione Veneto ha una partita aperta con l’Inps per i dipendenti della neo-costituita Agenzia per l’innovazione nel settore primario: metà sono dipendenti pubblici transitati nell’ente pubblico economico strumentale della regione subentrato a Veneto Agricoltura. E troveremo, in sede legale, la via contrattuale per mantenere la disciplina previdenziale preesistente, senza modificare l’ordinamento”.

(Fonte: Regione Veneto).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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