Coldiretti annuncia il via libera del Parlamento Europeo riunito in plenaria all’obbligo di indicare la provenienza della frutta utilizzata in succhi e marmellate, oltre che per il miele per il quale vengono rese ancora più trasparenti le etichette con l’indicazione delle percentuali dei mieli provenienti dai diversi Paesi nelle miscele. Lo rende noto con soddisfazione il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in riferimento al voto del Parlamento Europeo sulla cosiddetta Direttiva “Breakfast”.
“Un passo importante fortemente sollecitato da Coldiretti – spiega Carlo Salvan presidente regionale – impegnata da anni nel percorso di trasparenza dell’informazione ai consumatori sull’origine degli alimenti portati a tavola, a tutela della libertà di scelta. Un risultato reso possibile dalla sensibilità dimostrata dagli Eurodeputati che ora dovrà essere difesa al trilogo tra Commissione, Parlamento e Consiglio. Soprattutto un riconoscimento alla qualità della produzione frutticola veneta che interessa oltre 15mila ettari e che nel 2022 ha registrato quantitativi pari a 476mila tonnellate, numeri decisamente in aumento rispetto all’anno precedente. Mele, pere, pesche e nettarini, kiwi e ciliegie valgono a livello regionale 318 milioni di euro”.
L’86% degli italiani reputa importante conoscere la provenienza dei prodotti alimentari che acquista al punto di pagarli qualcosa in più secondo l’indagine Coldiretti/Censis. Si tratta infatti di un obiettivo importante sul piano della salute, dell’economia, dell’occupazione e dell’ambiente soprattutto per l’Italia che è il secondo produttore europeo di frutta ma ha detto addio a causa delle importazionj a oltre 100 milioni di piante di frutta fresca negli ultimi quindici anni con la scomparsa che riguarda tutte le principali produzioni, dalle mele alle pere, dalle pesche alle albicocche, dall’uva da tavola alle ciliegie, dalle arance alle clementine, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat
“Un trend pericoloso favorito anche – precisa la Coldiretti – dalle importazioni di prodotti low cost di frutta da destinare alla trasformazione industriale in suchi e marmellate dall’estero dove spesso non vengono rispettati gli stessi criteri in termini di rispetto dell’ambiente, del lavoro e della sicurezza alimentare, secondo il principio di reciprocità”.
“La svolta in atto sulla frutta e sul miele completa un percorso iniziato nel 2000 con l’obbligo di indicare la provenienza della carne bovina consumata che si è esteso grazie alla battaglia della Coldiretti in Europa e in Italia, dal latte alla passata di pomodoro, dai formaggi ai salumi, dal riso e pasta fino a decorrere dal 1 gennaio 2025 alla frutta e verdura in busta, noci, mandorle, nocciole ed altri frutti sgusciati, agrumi secchi, fichi secchi e uva secca, funghi non coltivati e zafferano. Restano ancora anonima – denuncia la Coldiretti – la provenienza del grano impiegato nel pane, nella farina, nei dolci e biscotti e degli ingredienti utilizzati nei gelati”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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