Dall’Ue ok all’Irlanda per le etichette “Il vino uccide” sulle bottiglie: pioggia di critiche. L’ira di Zaia: “L’Europa sbaglia, si va contro secoli di cultura enoica”

“L’autorizzazione dell’Ue all’Irlanda a inserire la dicitura ‘Il vino uccide’ sulle bottiglie è una scelta assurda, che rischia di costituire un pericolosissimo precedente soprattutto per le produzioni genuine, a denominazione, risultato di secoli di cultura enoica come le nostre. Occorre opporsi con forza al diffondersi di questa pratica, che appare fuori luogo, inutile e pericolosa”.

Lo dice il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, commentando la decisione europea di autorizzare l’Irlanda a inserire scritte allarmistiche sulle bottiglie di vino.

“Quella del vino – prosegue Zaia – è una delle maggiori voci della produzione e dell’export del Veneto che, da un’azione come questa rischia di subire ingenti danni, dell’ordine di miliardi di euro. Un’ipotesi che non voglio nemmeno prendere in considerazione”.

“E’ una scelta assurda – conclude – perché ogni alimento, nessuno escluso, se consumato in eccesso, può diventare nocivo e, in pura teoria portare alla morte. E’ quindi inspiegabile perché il vino sì e qualsiasi altro alimento no. Per quanto ci riguarda è e sarà opposizione durissima”.

“Un buon bicchiere di vino non ha mai fatto male a nessuno. Anzi, è dimostrato che faccia bene alla salute, lo sapevano anche i nostri nonni – dichiara l’europarlamentare vittoriese Gianantonio Da Re -. Darò battaglia perché in Europa un simile provvedimento non trovi l’approvazione e mi aspetto l’appoggio di tutte le forze politiche che devono difendere i nostri prodotti italiani”.

“Non più tardi della scorsa settimana, ho presentato una interrogazione al Consiglio dell’Unione Europea perché si incentivi la promozione del sistema delle indicazioni geografiche, così da proteggere i prodotti legati alle origini geografiche e alle tradizioni, e si rafforza la produzione alimentare tipica – precisa -. Mi aspetto che la UE lavori in questa direzione, non certo in quella opposta che porterebbe alla penalizzazione dei prodotti stessi”.

“Inizialmente sorpresi e amareggiati, ora proprio arrabbiati per degli atteggiamenti discriminatori verso un settore che per molti Paesi dell’Ue è strategico, ma non solo. Il vino per noi è storia, cultura, tradizione e socialità e non certo qualcosa che fa male”.

Così Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso, dopo il via libera dell’Unione Europea alle etichette allarmistiche sul vino. “E’ un attacco diretto all’Italia che è il principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato, di cui più della metà all’estero. L’Ue ha concesso all’Irlanda l’autorizzazione ad adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze terroristiche, che non tengono conto delle quantità, come ‘il consumo di alcol provoca malattie del fegato’ e ‘alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”.

“Nonostante i pareri contrari – continua – di Italia, Francia e Spagna e altri sei Stati Ue, che considerano la misura una barriera al mercato interno, e l’annuncio della stessa Commissione di possibili iniziative comuni sull’etichettatura degli alcolici. Si tratta di un pericoloso precedente che rischia di aprire le porte a una normativa comunitaria che metterebbe a rischio una filiera che in Italia dal campo alla tavola garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro ed è la principale vice dell’export agroalimentare”.

“Come per tutte le cose è l’abuso che fa male, e su questo vanno attuate politiche di aiuto e di tutela della salute. Ma comparare il vino al fumo mi sembra una cosa inaccettabile  – prosegue Polegato –. E’ inoltre del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità e a più bassa gradazione come la birra e il vino che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol. Ripeto che il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”.

“Una scelta che rischia di alimentare paure ingiustificate nei consumatori come dimostra il fatto che quasi un italiano su quattro (23%) smetterebbe di bere vino o ne consumerebbe di meno se in etichetta trovasse scritte allarmistiche come quelle apposte sui pacchetti di sigarette, secondo un sondaggio on line sul sito www.coldiretti.it – aggiunge -. L’autorizzazione della Commissione fa seguito a ripetuti blitz a livello comunitario di penalizzare il settore come il tentativo di escluderlo dai finanziamenti europei della promozione nel 2023, sventato anche grazie all’intervento della Coldiretti. Un approccio ideologico nei confronti di un alimento come il vino che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea e conta diecimila anni di storia e le cui tracce nel mondo sono state individuate nel Caucaso mentre in Italia si hanno riscontri in Sicilia già a partire dal 4100 A. C.”.

“Si tratta di difendere un settore del Made in Italy che ha scelto da tempo la strada della qualità con le bottiglie Made in Italy che sono destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola. Il consumo pro capite in Italia si attesta – conclude la Coldiretti – sui 33 litri all’anno con una sempre maggiore attenzione alla qualità, alla storia del vino, ai legami con i territori che spingono italiani e stranieri anche alla scoperta di cantine e aziende”.

“Quello irlandese – aggiunge il consigliere regionale del Veneto Tommaso Razzolini del gruppo consiliare Fratelli d’Italia-Giorgia Meloni – rischia di diventare un pericolosissimo precedente concesso dall’Ue che mette a rischio un mercato che per l’Italia vale 14 miliardi di euro con oltre il 70% di etichette Docg, Doc e Igt e oltre un milione di persone occupate. Va ribadita con forza la massima contrarietà all’iniziativa che permetterà all’Irlanda di adottare sugli alcolici etichette che indistintamente correlano il consumo a malattie gravi, come già accade per le sigarette“.

“Una pratica del tutto impropria – continua – quella di assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità e a più bassa gradazione come il vino. La mia attenzione agli sviluppi della vicenda sarà massima anche in qualità di membro della terza commissione consiliare permanente in materia di politiche agricole d’interesse regionale, nazionale e comunitario“.

“In questo senso – conclude – un plauso va alla posizione del ministro Lollobrigida, che ha garantito l’impegno a lavorare per difendere i nostri prodotti contro l’introduzione di sistemi di etichettatura fuorvianti e dannosi che eliminano l’elemento della qualità che contraddistingue il Made in Italy”.

“‘Il vino uccide’: così l’Irlanda, con il benestare dell’UE, potrà etichettare i prodotti alcolici come già avviene per le sigarette. Una decisione che si configura a tutti gli effetti come l’ennesimo attacco alle produzioni del vino che devono ancora una volta difendersi da politiche sconsiderate e ingannevoli – afferma l’onorevole di Fratelli d’Italia Marina Marchetto Aliprandi -. Negli ultimi anni il settore ha dovuto fronteggiare lo spettro del Nutriscore, poi la dealcolazione dei vini per non parlare della richiesta di riconoscimento del Prosek avanzata dalla Croazia al fine di confondere il consumatore ed equiparare il prodotto al Prosecco Italiano.

“L’autorizzazione ottenuta dall’Irlanda – continua – rappresenta un precedente pericoloso che riapre le porte alla grande bugia con cui si sarebbe voluto accreditare il Nutriscore, ovvero che ci sono cibi e bevande che incondizionatamente agiscono negativamente sulla salute umana; è appurato che non è possibile valutare la dannosità di un prodotto senza considerarne il quantitativo consumato, pertanto è assolutamente sbagliato oggi procedere con un’etichettatura che indistintamente ‘marchia’ il vino e lo definisce a tutti gli effetti causa di morte”.

“L’Italia ha il dovere di rivendicare in Europa ancora una volta una posizione decisa e contraria, nella tutela non solo della salute umana, che certamente non è salvaguardata da un’etichetta menzognera, ma anche per la difesa e valorizzazione dei secoli di cultura enologica che sono alle spalle del grande lavoro delle imprese vitivinicole nazionali danneggiate gravemente da decisioni di questo tipo che incidono con pesantezza anche sulla salubrità della concorrenza internazionale” conclude l’onorevole Marchetto Aliprandi.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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