C’è preoccupazione per l’andamento anticiclico del Veneto rispetto ai contagi da Covid-19: il recente passato ha dimostrato che quando le altre Regioni scendevano nei contagi, il Veneto saliva e quando in Veneto i positivi diminuivano nelle altre Regioni la situazione era completamente differente.
L’onda d’urto di novembre e dicembre, infatti, ha fatto da contraltare al calo dei contagi iniziato in Veneto dal primo gennaio.
I fattori di questo calo sono molteplici ma per il presidente Luca Zaia potrebbe aver pesato il tema delle varianti: la Regione ha isolato la variante inglese per la prima volta il 24 dicembre (tre pazienti tamponati erano risultati positivi alla variante inglese).
Questo calo è molto repentino, circa 2 mila letti in 50 giorni, ma le autorità del Veneto sono preoccupate perché la Regione è circondata da realtà con focolai in crescita e per la gestione in generale del problema delle varianti al virus.
In Europa il contagio resta significativo, con nazioni ancora in lockdown come la Germania, ma per Zaia quando si parla di lockdown bisognerebbe avere un supporto scientifico serio e argomentato, evitando dichiarazioni che possono creare allarmismo e confusione.
L’invito è quello a moderare il dibattito sulle possibili chiusure totali con riflessioni costruttive supportate da dati certi e reali.
Il governatore del Veneto ha chiesto ancora una volta ai cittadini di non abbassare la guardia anche se la risposta sanitaria della Regione è molto più efficace rispetto ai mesi scorsi.
Per Zaia la vera discriminante è rappresentata dai vaccini contro il Covid: ad oggi in Veneto sono stati inoculati 250 mila vaccini e si sono concluse le vaccinazioni su 108 mila persone con la seconda dose.
Ieri sono state vaccinate 6 mila persone ma per il presidente del Veneto i veneti meriterebbero una “potenza di fuoco” maggiore per arrivare al “Veneto Covid-free” (è stata citata l’immunità di gregge di Israele che ha recuperato 30 milioni di dosi e che ora ha un calo drastico dei ricoveri).
Il presidente Zaia ha specificato di non volere la rissa rispetto al tema dei vaccini e il Veneto ha fatto una selezione, attraverso il dottor Luciano Flor, segretario generale della sanità veneta, delle migliori offerte di vaccini arrivati.
Le autorità della Regione non hanno mai incontrato nessun intermediario e al momento non hanno visionato i contratti.
“Siamo assolutamente collaborativi – ha affermato Zaia -, del resto non riusciamo a validare il lotto perché ci vuole comunque Aifa dietro, un ente terzo e il commissario Arcuri. Certo è che penso anche ai colleghi, gli unici che mi hanno sempre confermato la disponibilità ad essere della partita, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Trentino, Alto Adige e Marche, che ci dicono: ‘se c’è questa possibilità siamo qui’”.
“Il problema non è avere vaccini più buoni o averli, l’unico fattore è il tempo – conclude – Se noi riusciamo a vaccinare tutto il nostro comparto turistico, tutte le aziende e i cittadini nel giro di 3-4 mesi, capite che partiamo per primi rispetto a chi sta lì ad aspettare il vaccino”.
Per Zaia l’Italia deve accelerare e andare ad acquistare i vaccini sul libero mercato come fanno altri Paesi europei: “Se non li compriamo noi li compra qualcun altro”.
Questi i dati di oggi, mercoledì 17 febbraio 2021, sull’emergenza Coronavirus nella Regione Veneto: 3.918.407 tamponi molecolari, 2.949.750 tamponi rapidi, 39.030 tamponi in totale nelle ultime 24 ore, 492 positivi intercettati nelle ultime 24 ore, 322.846 positivi intercettati in Veneto dall’inizio dell’emergenza sanitaria, 23.378 positivi in questo momento, 1.470 ricoverati di cui 134 terapie intensive (2 in meno di ieri) e 1.336 ricoverati in area non critica (46 in meno di ieri), 9.621 morti in totale (70 morti in più di ieri) e 15.461 dimessi (71 persone dimesse nelle ultime 24 ore).
La percentuale dei positivi al Covid sui tamponi effettuati è dell’1,26%.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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