Zaia chiede lo stato di emergenza: “Precipitazioni così ogni 300 anni”. Allagamento, muoiono 10 mila tacchini

Il presidente della Regione Luca Zaia chiede lo stato di emergenza

“Siamo davanti a un fenomeno nuovo: questi temporali sono una cosa che non abbiamo mai visto”.

Non ha usato mezzi termini il presidente della Regione Veneto Luca Zaia in occasione del punto stampa odierno nella sede della Protezione civile Regionale a Marghera, durante il quale ha dichiarato di avere chiesto lo stato di emergenza in seguito ai gravi danni e disagi che l’ondata di maltempo ha portato con sé tra ieri e oggi nel territorio veneto.

“Come detto precedentemente – specifica il presidente – le previsioni ci dicevano di essere prudenti sul fronte maltempo. Avevamo anticipato di fare attenzione a possibili bombe d’acqua, i nostri modelli hanno funzionato però siamo davanti a un qualcosa di nuovo, come affermato anche dall’Università di Padova: quello che si è verificato nelle ultime ore è un fenomeno che avviene circa ogni 300 anni. Questo è un dato di fatto, il clima sta cambiando. Abbiamo dichiarato lo stato d’emergenza”.

“Il bilancio dei danni poteva essere molto più pesante se non avessimo avuto i bacini di laminazione. Si è trattato comunque di un fenomeno piovoso con un intensità unica e questo ci deve fare riflettere, se ci saranno ancora eventi di questa portata bisognerà pensare ad altre modifiche. Non abbiamo avuto feriti o perdite di vite umane, e questa è la cosa più importante”.

“Abbiamo avuto “botte di acqua” che han fatto diversi danni nel territorio. La Pedemontana Veneta ha subito un allagamento nel tratto Altivole – Riese Pio X ma la viabilità verrà ripristinata completamente nel giro di qualche ora” spiega.

“Nelle ultime ore ci sono stati dei movimenti franosi da paura, le colline trevigiane sono state martoriate, ma non solo: ci sono stati allagamenti diffusi in tutto il Veneto” precisa Zaia.

La parola poi è passata all’assessore regionale alla Protezione civile Gianpaolo Bottacin: “Vogliamo sottolineare la tempestività dell’intervento di questa notte dei volontari di Protezione civile e dei Vigili del fuoco provenienti da tutte le province venete, che sono scesi in campo immediatamente per far fronte all’emergenza”.

“Le previsioni meteo ci stanno aiutando in questa fase: avremo qualche precipitazione localizzata fino a martedì, quando è attesa una nuova perturbazione, che dovrebbe però essere inferiore rispetto all’ultima” precisa.

“Ci sono stati parecchi danni ad Asolo (dove 15 persone sono rimaste isolate) e nella Castellana. Nel Padovano, oltre a Camposampiero dove il Muson ha rotto gli argini, abbiamo avuto un problema a un allevamento in provincia, dove l’allagamento ha ucciso 10 mila tacchini. I colmi di piena stanno transitando lungo i tratti medi e terminali verso la foce, anche il Sile ha livello piuttosto alto, però diciamo che il peggio è passato” conclude.

Nel Veneziano è stato segnalato che dalle fogne colme d’acqua del Petrolchimico di Porto Marghera era presente aria irrespirabile, con bruciori agli occhi. Il forte odore, avvertito in tutta Mestre ieri sera, ha fatto scattare centinaia di chiamate ai Vigili del fuoco.

Su questo fronte, ecco l’aggiornamento di Bottacin: “I tecnici dell’Arpav sono sul posto per il campionamento dell’area e stanno valutando la situazione. Non ho segnalazione di ricoveri in ospedale. Il depuratore del Petrolchimico è stato messo in crisi per via delle precipitazioni (ora però sta tornando alla normalità), ma l’acqua sporca non è andata spersa”.

Sul fronte delle comunicazioni ferroviarie è stata interamente riaperta la linea Venezia – Milano tra Padova e Verona, precedentemente interrotta per l’allagamento dei binari causato dalla penultima perturbazione. Rallentamenti dovuti al maltempo si sono verificati questa mattina sulla Venezia – Portogruaro – Trieste, in particolare all’altezza di Meolo.

Erosione degli argini, il punto di Coldiretti

“Condivisibile l’affermazione del presidente Luca Zaia sul problema dell’erosione degli argini a causa della fauna selvatica come le nutrie. Lo abbiamo ribadito più volte e riportato come priorità nel documento strategico di Coldiretti Veneto”.

Il presidente Carlo Salvan, entrando nel merito della situazione critica legata al maltempo, afferma: “Il controllo della popolazione dei selvatici è determinante per la messa in sicurezza del territorio. Occorre un cambio di passo, recuperando più risorse per sostenere maggiormente chi abbatte i capi, prevedere taglie per le catture, coinvolgere non solo gli ATC ma anche gli enti locali e i corpi di polizia. Mediamente i danni arrecati dalla fauna selvatica annualmente superano i 2 milioni di euro, che spesso risultano sottostimati perché molti agricoltori, a fronte di indennizzi troppo ridotti, desistono nel tempo dalla denuncia dei danni. Accanto all’aspetto risarcitorio risulta indispensabile la prevenzione dei danni che gli agricoltori, e non solo, subiscono. Il piano di eradicazione della nutria non sembra stia dando i frutti sperati: lo stanziamento di 100 mila euro annui per il 2023 e per il 2024 dedicato all’acquisto delle gabbie e le modalità previste per la cattura e l’abbattimento non sono stati risolutivi. Coldiretti si è messa già a disposizione per trovare insieme alla Regione soluzioni idonee a  mettere in sicurezza il territorio – conclude Salvan – che oggi rappresenta una priorità a tutela della popolazione, del mondo agricolo e di tutte le altre attività economiche e civili presenti”.

(Foto: Regione Veneto)
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