Nei Comuni di Altivole, Asolo e Borso del Grappa, i Carabinieri della Compagnia di Castelfranco Veneto, in collaborazione, per quanto attiene alle fasi di accertamento e verifica, con il personale del Gruppo Carabinieri per la Tutela del Lavoro di Venezia e del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Treviso, nell’ambito di articolata indagine sotto la direzione della Procura della Repubblica di Treviso, hanno acquisito concordanti riscontri investigativi, in contemporanea, nelle scorse ore, in laboratori di lavorazione e produzione calzaturiera.
Ad Altivole, i militari dell’Arma hanno tratto in arresto nella flagranza dei reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, aggravato, continuato e in concorso, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravato, continuato e in concorso un 48enne, una 46enne, un 45enne e un 51enne, tutti di origini cinesi dimoranti nella zona, bloccati mentre stavano svolgendo attività di sorveglianza e controllo nei confronti di due lavoratori di origini pakistane, assunti con contratto “part time”, analogamente ad altro connazionale identificato sul posto, ma al momento non impegnato in mansioni lavorative, tutti regolarmente presenti sul territorio nazionale.
Le verifiche hanno permesso di accertare che i tre operai percepivano, in palese violazione delle clausole stabilite, la retribuzione oraria di 3,20 euro con turni giornalieri di 10 ore, senza diritto ai previsti periodi di riposo settimanale e di ferie, in un luogo di lavoro privo dei requisiti in materia di sicurezza e igiene, collocati in precarie condizioni alloggiative, all’interno di roulotte dismesse, senza servizi igienici e riscaldamento.
Inoltre, gli arrestati, secondo una prima ricostruzione, risulterebbero avere favorito l’immigrazione di due cittadini cinesi, clandestinamente presenti in territorio nazionale, ai quali fornivano ospitalità in alloggi ricavati all’interno dell’area del laboratorio.
Nella circostanza è stato applicato un provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale, in conseguenza dell’identificazione di 19 lavoratori, dei quali 4 non in regola con le procedure di assunzione e di riscontrate violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Comminate sanzioni amministrative per complessivi 21 mila euro e ammende per totali 173 mila euro.
A Borso del Grappa, all’interno di un tomaificio, i Carabinieri hanno proceduto all’arresto, nella flagranza dei reati già sopra menzionati, di una 41enne di origini cinesi che veniva identificata dai militari dell’Arma mentre sorvegliava e controllava 8 operai di origini pakistane impegnati in mansioni di manodopera, dei quali 6 assunti con contratto “part time” e 2 irregolarmente presenti sul territorio nazionale. Deferito in stato di libertà per le stesse fattispecie delittuose un altro soggetto di origini cinesi.
All’esito delle verifiche veniva accertato che i due indagati, in concorso tra loro e in violazione delle clausole contrattuali, corrispondevano agli 8 lavoratori la retribuzione oraria di 3,50 euro, con turni giornalieri di 10 ore, senza diritto ai periodi di riposo settimanale e di ferie, in ambienti lavorativi privi dei previsti requisiti di sicurezza e igiene, mettendo loro a disposizione alloggi in precarie condizioni igieniche, ricavati all’interno di un’abitazione attigua al laboratorio, così favorendo anche l’immigrazione clandestina dei 2 lavoratori pakistani irregolari sul territorio nazionale.
E’ stato adottato un provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale, a seguito dell’accertato impiego di 20 lavoratori identificati, tutti non in regola con le procedure di assunzione e di constatate violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Comminate sanzioni amministrative per complessivi 78.444 euro e ammende per totali 27.272 euro.
in Asolo, all’interno di un tomaificio e di un laboratorio tessile, i Carabinieri hanno deferito in stato di libertà per i reati già citati tre cittadini di origine cinese, due donne ed un uomo, i quali, in concorso tra loro, violando le clausole contrattuali, risultavano aver impiegato 3 operai pakistani e 2 cittadini cinesi, tutti assunti con contratto “part time”, regolarmente presenti in territorio nazionale, con retribuzione oraria di 3,20 euro, turni giornalieri di 10 ore, senza diritto ai periodi di riposo settimanale e di ferie, in ambienti di lavoro privi dei regolari requisiti di sicurezza e igiene, mettendo loro a disposizione alloggi in precarie condizioni igieniche, ricavati all’interno di locali dei due laboratori, dove davano ospitalità anche a una terza cittadina cinese, irregolare sul territorio nazionale.
E’ stato applicato anche in questo caso un provvedimento di sospensione di entrambe le attività imprenditoriali, in conseguenza dell’identificazione di 7 lavoratori, dei quali 5 non in regola con le procedure di assunzione e di verificate violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Sono state comminate sanzioni amministrative per complessivi 26.500 euro e ammende per globali 176.122 euro.
Nell’ambito dell’attività, 11 cittadini pakistani sono stati collocati in strutture protette. Al termine delle rituali formalità, gli arrestati sono stati associati nelle case circondariali di Treviso e Venezia (una donna è stata posta agli arresti domiciliari).
“I valori del lavoro e dell’imprenditorialità nel rispetto della legge sono connaturati al territorio del Veneto, ed è per questo che scoprire in laboratori di lavorazione e produzione calzaturiera, settore di eccellenza nella nostra regione, lavoratori sfruttati e sottopagati e impiegati in un ambiente lavorativo privo dei requisiti di sicurezza e igiene fa male. Per questo desidero esprimere il mio plauso ai Carabinieri e alla Procura di Treviso per l’operazione portata a termine stamattina”.
Così il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia ha commentato gli arresti e le denunce per sfruttamento del lavoro e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
“Ringrazio le forze dell’ordine e l’Autorità giudiziaria per l’importante lavoro che compiono ogni giorno – aggiunge Zaia – Lo sfruttamento dei lavoratori, costretti talvolta in condizioni di vita e di lavoro disumane, è una piaga che va combattuta. Ora attendiamo che la giustizia faccia il suo corso”.
(Foto: Carabinieri Treviso).
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