Pedro Dominguez, il presunto omicida del “Bar delle Differenze” di Fener, confessa. È vedovo e padre di quattro figli

Il presunto omicida di Antonio Costa, l’uomo che l’ha disarmato dal coltello che aveva con sé e che poi gliel’ha piantato nel petto, si chiama Pedro Livert Dominguez e ha 46 anni. Ripreso assieme ad almeno un’altra persona, se non due, dalle telecamere del Comune, visionate già alle tre di domenica notte dai Carabinieri, Dominguez si è costituto domenica. Quella sera, esattamente ventiquattro ore dopo l’omicidio, gli inquirenti hanno bussato alla sua porta per portarlo via, in carcere.

Pedro vive a Fener con quattro figli piccoli e ormai da diversi anni si era inserito nella comunità del paese, che al 24% è popolata da dominicani. Secondo i suoi amici e colleghi, Pedro lavorava duramente come operaio minerario e da circa un anno aveva perso la moglie, Patria Santos. Secondo alcuni il lutto l’aveva segnato profondamente, tanto da renderlo un po’ più cupo anche nello stare con gli amici a bere e scherzare. Secondo altri ragazzi della comunità dominicana, invece, Pedro era ancora quello di sempre.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, sabato sera al bar Kangur Costa avrebbe fatto delle avances alla ragazza sbagliata: un atteggiamento che avrebbe portato l’operaio 46enne, assieme ad altri conoscenti della giovane, a reagire. Forse per rispetto verso il titolare del bar, che Pedro conosce bene, la resa dei conti doveva avvenire all’esterno del locale: Antonio, forse spaventato da un probabile svantaggio fisico, ha estratto il coltello, provocando ancor di più i suoi rivali.

Sarebbe stato proprio Pedro, con la sua forza da lavoratore, a disarmare rapidamente Antonio per poi infilargli la lama nel petto, con una precisione letale e senza ritorno. I Carabinieri hanno accertato che in quel momento, davanti al tabellone predisposto per gli annunci comunali e ferroviari, Pedro non era solo, ma stanno ancora indagando sul numero di persone coinvolte in quel preciso istante, poi fuggite.

Antonio Costa sarebbe stato lasciato a terra, sulla sinistra rispetto all’ingresso del locale, che si è immediatamente svuotato. La notte seguente all’uccisione uno dei testimoni poi sentiti dai Carabinieri, un italiano, ha affermato ad alta voce che uscendo dal bar aveva visto Antonio a terra, zuppo di sangue sul petto fino alle gambe e l’ha raggiunto per prestargli aiuto. Ormai era troppo tardi.

Il bilancio, oltre a un padre di famiglia morto e un altro, che è anche vedovo, attualmente in carcere, è di due famiglie rovinate e una comunità ancora più divisa: un’atmosfera che stride non poco con lo slogan del Kangur, che si descrive come “il bar delle differenze”.

(Foto: social network – archivio Qdpnews.it).
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