“Nessun guasto all’Audi”. Strage di Santo Stefano, dopo la perizia l’appello dei familiari delle vittime: “Ora pene severe”

Le condizioni dell’Audi di Angelika Hutter dopo il sinistro mortale

Un ringraziamento alla Procura della Repubblica di Belluno ma anche un monito, forte, alla Giustizia affinché le pene siano adeguate. I familiari del piccolo Mattia Antoniello, del papà Marco e della nonna materna Maria Grazia Zuin, le tre vittime della “strage” di Santo Stefano di Cadore, nel Bellunese, hanno accolto con estremo favore le conclusioni della consulenza tecnica cinematica sull’incidente che ha scosso l’intero Paese disposta dal Pubblico Ministero della Procura di Belluno, dottor Simone Marcon, titolare del procedimento penale per triplice omicidio stradale a carico di Angelika Hutter.

La 33enne tedesca guidava l’Audi A3 che il 6 luglio scorso falciò i tre innocenti, residenti nel Veneziano, che camminavano sul marciapiede durante una giornata di vacanza.

Il consulente tecnico incaricato dal Sostituto Procuratore, ingegner Andrea Calzavara, ha escluso in via assoluta la circostanza, che l’indagata avrebbe addotto dal carcere veneziano della Giudecca, dove si trova attualmente agli arresti, che la sua uscita di strada e invasione del marciapiede fosse dovuta a un possibile guasto tecnico della vettura.

Secondo controparte, la causa principale della tragedia e delle sue proporzioni sarebbe chiaramente legata all’alta velocità tenuta dalla Hutter.

“Le famiglie Potente e Antoniello ringraziano sempre la Procura per la grande umanità e attenzione che dall’inizio di questo dramma ad oggi ha sempre prestato – commentano Elena Potente, che in un solo colpo ha perso il figlioletto, il compagno e la mamma, e Rocco Antoniello, fratello di Marco – e confidano nelle indagini e nella giustizia, pur sapendo che di omicidio colposo sempre si tratta”.

E al riguardo, Elena e Rocco lanciano un forte e accorato appello alle istituzioni, non solo per le loro famiglie ma anche per tutte quelle, purtroppo tantissime, che hanno subìto tragedie analoghe: “Anche nei sinistri stradali ci vorrebbero certezza della pena e, soprattutto, pene più severe. Non è tollerabile che la nostra giustizia oggi interpreti gli omicidi stradali come reati da punire “così poco”, lasciando i congiunti delle vittime con quel senso d’ingiustizia che nessun risarcimento assicurativo potrà mai compensare. Migliaia di famiglie piangono ogni anno in Italia un proprio caro, per l’attimo “sbagliato” di qualcuno, per una disattenzione, per la bravata di un momento, e i veri condannati sono i familiari delle vittime, che ogni giorno vivono con un vuoto incolmabile, e non chi, alla fine, prende il più delle volte una pena sospesa con condizionale”. Parole forti, veicolate da Studio 3A – Valore Spa, società a cui si sono affidati i familiari delle vittime unitamente all’avvocato Alberto Berardi del Foro di Padova.

“Adesso attendiamo il deposito della perizia per poterla valutare attentamente con il perito che abbiamo indicato e per procedere ai nostri accertamenti: abbiamo già preso contatti con la compagnia assicurativa del veicolo per chiudere il prima possibile ogni aspetto risarcitorio per i nostri assistiti, fermo restando che poi il principale obiettivo sarà quello che vengano date loro risposte anche sul piano penale” conclude Riccardo Vizzi, Area Manager Veneto di Studio3A – Valore S.p.A.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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