“La rigenerazione dell’ex colonia Eni di Borca di Cadore è uno degli obiettivi del territorio, non solo dell’ente Provincia, per il patrimonio di edilizia, storia e architettura che una struttura del genere racchiude. L’occasione delle Olimpiadi guarda alla sostenibilità, e all’utilizzo sociale dopo i Giochi. Se non sarà la soluzione più percorribile, crediamo vadano vagliate altre strade e altre possibilità, anche oltre il 2026”.
È quanto afferma il presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin, dopo che il Comune di Borca di Cadore e l’amministrazione provinciale hanno riproposto l’idea – già avanzata nel 2019 e nel 2020 – di recuperare la vecchia struttura pensata da Enrico Mattei e realizzata da Edoardo Gellner per ospitare i figli dei dipendenti Eni.
Un’idea che la Provincia ha presentato al commissario per le infrastrutture olimpiche Luigi Valerio Sant’Andrea, anche nel corso di un incontro avvenuto a Cortina, in occasione della tappa ampezzana della Coppa del Mondo di sci, lo scorso gennaio.
“Un’idea che però va al di là delle Olimpiadi – sottolinea il presidente Padrin -. Se non sarà quella l’occasione di recupero della vecchia colonia, ci orienteremo subito verso altre possibilità, perché l’obiettivo è quello di valorizzare un patrimonio che oggi è di proprietà privata, ma che è compito del pubblico rigenerare per mettere a disposizione della collettività e dell’intera vallata. Abbiamo già raccolto l’interesse attivo delle Università su questo fronte, e anche dell’Ater per la gestione della parte di social housing fondamentale per dare un servizio alla residenzialità in montagna”.
Sul recupero della vecchia colonia pende un rischio idrogeologico. La struttura si trova alle pendici dell’Antelao, in zona individuata dal Pgra (Piano di gestione del rischio alluvionale) come arancione, rischio elevato, ai margini di zona rossa, rischio molto elevato. La colonia mantiene tuttora la possibilità del carico urbanistico originario, previsto fino a quando l’edificio veniva utilizzato (fino ai primissimi anni Novanta, ospitava 600 bambini più 200 persone di servizio), e la proposta dell’eventuale villaggio olimpico si limiterebbe a recuperare 450 posti (la copertura richiesta per i Giochi individuerebbe anche strutture contermini).
La Provincia ha realizzato negli ultimi anni un importante sistema di mitigazione del rischio, con l’allontanamento della parte liquida di colata dalla parte solida, e con una briglia selettiva di tipologia “Sabo Dam”.
“Un intervento imponente, a cui dovrà seguire un secondo stralcio, per realizzare una seconda briglia – spiega il consigliere provinciale delegato alla Difesa del Suolo, Mattia Gosetti. – In montagna il rischio zero non esiste, ma la mitigazione messa in campo è importante per dare maggiore sicurezza agli abitanti della zona, in particolare Cancia, e per evitare che detriti della colata arrivino sulla Statale di Alemagna. Le norme tecniche di attuazione del Piano di gestione del rischio di alluvioni, come definite dall’Autorità di bacino, prevedono all’articolo 6 che il piano possa essere aggiornato a seguito di interventi di mitigazione. E per questo chiediamo un aiuto alla Regione Veneto per capire se sarà possibile aggiornare la mappa del rischio, una volta ultimate le opere di difesa finora realizzate”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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