Vajont, 60 anni dopo. Il Presidente Mattarella a Fortogna ed Erto e Casso: “Rispettare l’ambiente è garanzia di vita. Gli atti processuali restino qui”. Zaia: “Non fu una tragica fatalità”

L’omaggio del Presidente Mattarella alle vittime del disastro del Vajont al cimitero di Fortogna lo scorso ottobre

Dagli inviati a Fortogna (Longarone) Luca Vecellio e a Erto e Casso Simone Masetto

Mattarella dialoga con un anziano che visse il disastro

ORE 13.00: Sul sito web della Presidenza della Repubblica è disponibile il testo integrale del discorso del Presidente Mattarella alla cerimonia di Erto e Casso.

ORE 12.50: Su X, la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni scrive: “A distanza di 60 anni, il ricordo del Vajont resta un monito per tutti noi. Non dobbiamo dimenticare quanto è costata l’irresponsabilità umana in quella terribile notte del 9 ottobre 1963 a una Comunità che era pienamente consapevole dei rischi, ma che rimase inascoltata. In memoria di quella terribile tragedia, una ferita ancora impressa all’Italia tutta, il nostro impegno affinché eventi simili non si ripetano mai più nella nostra Nazione. Nel ricordo delle vittime del Vajont continueremo a lavorare per un’Italia più sicura“.

Il sindaco di Longarone Roberto Padrin

ORE 12.40: Il Presidente Mattarella è risalito sulla vettura presidenziale e ha lasciato il luogo della cerimonia di Erto e Casso, che è così terminata.

ORE 12.35: Mattarella saluta le autorità e i cittadini dopo l’esibizione musicale, stringendo molte mani. Particolarmente caloroso il saluto al sindaco Brugnaro, arrivato da una Venezia ancora ferita dalla strage del bus. La cerimonia commemorativa del disastro del Vajont si avvia alla conclusione.

ORE 12.20: La cerimonia prosegue con Paolo Fresu accompagnato dal quartetto d’archi Alborada. Il primo brano eseguito è stato “Lascia ch’io pianga“.

ORE 12.18: Un forte applauso della platea saluta il momento in cui Mattarella esorta a conservare nel Bellunese la documentazione del processo legato al disastro. Il discorso del capo dello Stato è durato una decina di minuti e si è appena concluso.

“Dopo le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, gli atti del processo Vajont non possono che restare a Belluno. In questi mesi, mi sono mosso con il Ministero della Cultura, da cui dipendono gli Archivi di Stato, per trasmettere il sentimento del territorio bellunese, per far capire il valore non solo storico, ma emotivo e valoriale che quei documenti rappresentano”: così il senatore Luca De Carlo, oggi sulla diga del Vajont in rappresentanza del Senato per le cerimonie di commemorazione dei sessant’anni della tragedia del Vajont assieme al deputato Marco Osnato, commenta l’intervento del capo dello Stato sul futuro degli atti processuali del Vajont: “Sentire il Presidente affermare che è “non soltanto opportuno, ma doveroso che la documentazione del processo celebrato a suo tempo sulle responsabilità rimanga in questo territorio” e che “quella documentazione oggi riveste una finalità di memoria, e quel che attiene alla memoria deve essere conservato vicino a dove la tragedia si è consumata per rendere onore alle vittime del Vajont e per riceverne un ammonimento per evitare nuove tragedie” non può che avere un significato profondo, in questo giorno e in questo luogo. Ringraziamo quindi il Presidente Mattarella per aver compreso a fondo la volontà del popolo bellunese” concludono i due parlamentari bellunesi.

ORE 12.10: Prende la parola il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Oggi ricordiamo storie di luoghi che non ci sono più e che la tenacia degli abitanti ha voluto fare rivivere. Vogliamo specchiarci negli occhi di chi non c’è più, dei soccorritori, dei sopravvissuti, per potere dire loro che la Repubblica non vi ha dimenticato. Rispettare l’ambiente è garanzia di vita”. Il capo dello Stato parla di “gravi responsabilità umane” legate al disastro. “L’uomo fa parte della natura, ma non ne deve diventare nemico” aggiunge prima di citare uno scritto di Mauro Corona. “I valligiani di queste terre non si sono arresi. Oltre che opportuno, ritengo doveroso che i documenti del processo rimangano in questo territorio”.

ORE 12.05: Inizia il discorso del presidente della Regione Veneto Luca Zaia. “Un Presidente non veniva qui da 23 anni” ricorda. “Non è stata una tragica fatalità” evidenzia il governatore. “Il monte si chiama “toc”, che qui vuol dire pezzo, o “patoc”, in friulano “fradicio” o “marcio”. La storia della fragilità di questa montagna era già nota da molto. L’uomo non è invincibile davanti alla natura”.

ORE 12.00: Fedriga sottolinea che tra chi ha contribuito a tenere viva la memoria sul Vajont ci sono la giornalista Tina Merlin, lo scrittore Mauro Corona, il drammaturgo Marco Paolini e il regista Renzo Martinelli.

ORE 11.55: Nel suo discorso, Fedriga ricorda che la tragedia del Vajont è stata definita “il più grave disastro ambientale della storia causato dall’uomo” che “spazzò via dalla faccia della terra quasi 2 mila esseri umani. Molti dei loro corpi non vennero mai recuperati. Sul Vajont cadde un grave e imperdonabile silenzio“.

ORE 11.50: Inizia ufficialmente la cerimonia a Erto e Casso, con l’esecuzione dell’Inno di Mameli da parte di un coro femminile. Tra le autorità presenti i sindaci di Venezia Luigi Brugnaro, di Treviso Mario Conte (anche presidente di Anci Veneto), di Belluno Oscar De Pellegrin e di Calalzo di Cadore, senatore Luca De Carlo. Presente il presidente della Provincia di Treviso, Stefano Marcon.

ORE 11.45: Mattarella risale sulla jeep presidenziale diretto al piazzale Paolini, luogo in cui crollò parte del Monte Toc nel 1963, per la prosecuzione della cerimonia dove è arrivato accolto tra gli altri dal presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. Sono presenti anche le autorità venete che hanno accompagnato il Presidente a Fortogna.

ORE 11.40: Fitto dialogo tra Mattarella e il primo cittadino di Erto e Casso durante la visita alla diga. Molte le informazioni e considerazioni che i due si sono scambiati per almeno una decina di minuti.

ORE 11.38: Mattarella è arrivato alla diga del Vajont, che sta percorrendo insieme al sindaco di Erto e Casso Antonio Fernando Carrara.

ORE 11.35: Sono circa 2 mila le persone che si stima siano state presenti alla cerimonia al cimitero di Fortogna. Il Presidente della Repubblica è ora atteso alla diga, nel territorio comunale di Erto e Casso (Pordenone).

L’arrivo dei Corazzieri

ORE 11.18: Il Presidente esce dal cimitero monumentale dopo essersi brevemente intrattenuto con autorità e cittadini. Risale sulla Jeep con le insegne presidenziali e si avvia verso la diga del Vajont, dove si svolgerà la seconda parte della cerimonia di commemorazione. Il corteo è sparito all’orizzonte della Strada statale di Alemagna, lasciando il Cimitero a una cerimonia meno solenne, quella dei cittadini e di chi è tornato a Longarone sulle tracce di parenti scomparsi in quei giorni terribili.

Abbracci e qualche lacrima, l’irrequietezza dei bambini e tanti sorrisi. E nel silenzio della cerimonia solenne ormai al termine, ma con i microfoni ancora accesi, a una bambina scappa un “adesso si fa merenda?“. Quasi come per dire che Longarone, nonostante quel disastro che non verrà mai dimenticato, è tornata a vivere.

Le autorità al cimitero di Fortogna

ORE 11.13: Mattarella stringe le mani a sindaci (c’è anche quello di Verona, Damiano Tommasi) e soccorritori presenti.

Il sindaco di Longarone Roberto Padrin durante il suo discorso

ORE 11.05: Il Presidente Mattarella incontra e stringe le mani ad alcuni sopravvissuti al disastro. Poi prende la parola il sindaco Padrin. Ecco ampi stralci del suo discorso: “Qui riposano le anime di 1.910 persone, tra queste anche moltissimi bambini, i cui nomi sono stati alzati verso il cielo poco fa dai loro coetanei delle nostre scuole. Se penso a quei bambini da 0 a 15 anni che sono stati strappati alla vita in quella notte, ancora più forte deve nascere in noi l’urgenza di promuovere la memoria, una memoria collettiva che deve essere la via verso un futuro migliore e solidale, senza mai piegarci alle tentazioni e ai compromessi. Nella trasparenza, nella lealtà, nel rispetto del prossimo auspichiamo, oggi, che questi bambini possano rappresentare una speranza da coltivare per migliorare il senso civico collettivo ed evitare disastri, così tanto brutali, con il monito del Vajont.

Mario Conte presidente Anci Veneto

I paesi colpiti dall’onda sono ritornati alla vita. E sono ancora qui grazie alla tenacia degli abitanti, alla grandissima dignità e forza d’animo dei sopravvissuti e dei superstiti, e alla solidarietà e all’impegno dei soccorritori, ai quali ieri Longarone ha voluto dedicare un viale per esprimere loro la nostro infinita gratitudine e riconoscenza. Soccorritori che proprio qui sessant’anni fa gettarono le basi per quel sistema di protezione civile la cui eccellenza oggi è riconosciuta in tutto il mondo.

Oggi, 60 anni dopo, sono loro la voce e lo spirito del miracolo della rinascita, reso possibile all’indomani dell’onda di acqua e fango. E mi fa estremamente piacere che Lei possa incontrare una delegazione proprio di superstiti, sopravvissuti e soccorritori.

Ho ancora negli occhi, signor Presidente, le immagini di quelle persone che ieri mi hanno trasmesso emozioni che mai dimenticherò. A loro ho espresso il concetto che il Vajont è quella tragedia che ha fatto emergere la parte peggiore, ma anche la migliore dell’uomo, rappresentata proprio da chi ha messo in campo generosità, coraggio e altruismo. E quindi fare memoria del Vajont significa ricordare ciò che non deve mai più succedere, dico MAI, abbandonando progetti che possano portare l’uomo a commettere gli stessi errori mettendo il profitto davanti ad ogni valore etico e morale.

La presenza delle più alte cariche dello Stato, qui, oggi, prima qui tra i cippi del cimitero monumentale di Fortogna, poi di fronte alla diga è quanto mai significativa: è lo Stato che insieme a noi, insieme alle nostre popolazioni, fa memoria, commemora le vittime e soprattutto guarda oltre quell’onda di morte che rimane indelebile nel cuore di chi è sopravvissuto, impressa nella ricostruzione dei paesi, delle case, ma che ha faticato non poco a rimettere in piedi la comunità distrutta.

Quello Stato a cui non possiamo non chiedere che le carte processuali del Vajont, da pochi mesi inserite nella lista del Registro della memoria Unesco, restino qui, per rispetto dei superstiti e dei sopravvissuti, e anche di chi ha condotto il processo penale. Uno Stato che attraverso le sue istituzioni, insieme a noi, guarda oltre la tragedia per trasmettere alle giovani generazioni la cultura della prevenzione, del rispetto delle leggi della natura, della sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Il capo dello Stato e le altre autorità in prima fila alla commemorazione del disastro del Vajont

Guarda oltre anche sforzandosi di trasformare una tragedia in un’occasione di riflessione, in un mattone su cui basare una società più coesa, più forte e consapevole. Del resto, in virtù del Vajont, il 9 ottobre è la “Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’uomo”. È quindi un simbolo. E mi piace pensarlo un simbolo di un intero Paese che anche oggi, un po’ come Longarone, Castellavazzo, Erto e Casso, 60 anni fa, ha bisogno di rinascita, di solidarietà e di sanare le proprie ferite”.

Il Presidente Sergio Mattarella ascolta il discorso di Padrin

ORE 11.00: Il Presidente, con due corazzieri, depone una corona di fiori e si ferma in raccoglimento. Viene poi eseguito “Il Silenzio” dal trombettista e jazzista Paolo Fresu. Il capo dello Stato percorre da solo alcuni passi tra le tombe delle vittime del disastro, poi si ferma davanti ai 487 bambini e ragazzi che cantano (tra i brani anche il tradizionale Stelutis Alpinis) accompagnati da Fresu alla tromba. Tra di loro ci sono quattro cori di giovanissimi, tra i quali il Coro Arcobaleno di Limana Belluno) e altri gemellati. Al termine del brano, foto ricordo insieme a loro.

L’arrivo al cimitero di Fortogna del Presidente Mattarella

ORE 10.57: Mattarella, salutato da molti applausi, è entrato nel cimitero monumentale accompagnato dal sindaco di Longarone Roberto Padrin, dal presidente della Regione Luca Zaia e dal prefetto di Belluno Mariano Savastano e dal presidente della Camera Lorenzo Fontana. C’è anche la “sindaca dei ragazzi” di Longarone, Marianna Angeloni.

Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia

ORE 10.54: Il Presidente Mattarella è arrivato al cimitero di Fortogna. Giornata di sole nel Bellunese.

Video di Luca Vecellio

ORE 10.50: Tutto è pronto per l’ingresso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e delle altre autorità al cimitero monumentale di Fortogna. All’interno sono presenti 487 bambini e ragazzi, tanti quanti i bambini morti la sera del disastro. Ognuno di loro tiene sul petto un foglio con nome e cognome.

Due ex longaronesi si riabbracciano

9 ottobre 1963 – 9 ottobre 2023. Sono passati esattamente 60 anni dalla tragedia del Vajont e oggi lunedì le istituzioni e la popolazione ricorderanno e rifletteranno su quell’evento impossibile da cancellare dalla memoria collettiva.

Il sindaco di Verona Damiano Tommasi e quello di Longarone Roberto Padrin

La giornata odierna sarà incentrata sulla visita, nei luoghi della tragedia, del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La cerimonia alla presenza del capo dello Stato comincerà al Cimitero monumentale di Fortogna alle ore 11 e proseguirà nell’area della diga alle 12.

Oggi ricorrono i 60 anni dalla tragedia del Vajont

Ai due siti sarà possibile accedere solo su invito, ma l’intera cerimonia sarà trasmessa in diretta tv e seguita con frequenti aggiornamenti e testimonianze dirette da Qdpnews.it – Quotidiano del Piave.

L’ingresso al cimitero
Arnaldo Olivier ricorda la “sua” notte del 9 ottobre 1963 – video 2022

Nel pomeriggio ci saranno tutti gli altri appuntamenti. A cominciare dal convegno di apertura della Settimana nazionale della Protezione Civile: alle 14.30 al Centro culturale “Parri” si parlerà di “Sguardi sul Vajont – Linguaggi e saperi a confronto sessant’anni dopo la catastrofe”, a cura di Dipartimento di Protezione Civile, Regione Veneto e Regione Autonoma Friuli Venezia-Giulia.

Il sindaco di Longarone e presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin

Alle 16 il patriarca di Venezia monsignor Francesco Moraglia e il vescovo di Belluno – Feltre monsignor Renato Marangoni concelebreranno la messa in suffragio delle vittime al Cimitero monumentale di Fortogna.

In serata ci sarà la veglia di preghiera che partirà da Pirago alle 21 e culminerà in chiesa a Longarone nel silenzio delle 22.39, in concomitanza con l’opera teatrale VajontS 2023 che Marco Paolini ha portato in oltre 100 teatri italiani e che nel Bellunese sarà proposta da diversi teatri, tra cui il Comunale di Belluno.

«Nessuna parola può misurare il senso di riconoscenza e gratitudine che le comunità del Vajont esprimono nei confronti dei soccorritori, quelli che sono stati definiti “gli angeli”, esempi di generosità, altruismo e coraggio – ha commentato il sindaco di Longarone e presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin in occasione dell’inaugurazione di un viale dedicato ai soccorritori, avvenuta ieri domenica -. Il Vajont è quella tragedia che ha fatto emergere la parte peggiore, ma anche la migliore dell’uomo, rappresentata proprio dai soccorritori, a cui dedichiamo un viale. Anche da quell’esperienza è nato il sistema di Protezione Civile, uno dei più efficienti al mondo».

“Oggi, con condiviso dolore nel ricordo, ho partecipato – commenta il presidente della Camera di Commercio di Treviso – Belluno|Dolomiti Mario Pozza – alla Cerimonia di Commemorazione del 60° Anniversario della tragedia del Vajont. È stata un’esperienza profonda e commovente, che mi ha fatto riflettere sulla gravità dell’evento e quale monito nella storia del nostro paese. Essere presenti al fianco del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e delle Autorità civili e militari ha amplificato il significato di questa commemorazione. È stato un momento di unità nazionale – sottolinea Pozza – in cui abbiamo tutti rinnovato il nostro impegno nei ruoli di competenza a non dimenticare le vittime e a continuare a lavorare per la sicurezza delle nostre comunità. Questo anniversario ci ricorda quanto sia fondamentale imparare dagli errori del passato e mettere in atto misure di prevenzione per evitare tragedie simili in futuro.  È un impegno che non possiamo trascurare, in onore di coloro che hanno perso la vita, per i soccorritori, per le comunità e per le generazioni future. La presenza delle scuole è stata molto importante. Abbiamo guardato insieme – conclude Pozza –  con gli occhi del vissuto e del cambiamento”.

“Testimoni del tempo”

Due tragedie: così diverse e lontane nel tempo. Eppure così vicine. Da un lato, il disastro del Vajont. Dall’altro, l’alluvione che ha coinvolto l’Emilia Romagna, lo scorso mese di maggio. E così, in un incontro tra epoche e mondi apparentemente differenti, ecco che le immagini di Giuseppe “Bepi” Zanfron, sulla catastrofe del 1963, si intrecciano con quelle di una giovane fotografa faentina: Nicoletta Valla, mirabile nel ritrarre l’evento calamitoso che ha coinvolto la sua terra.

Grazie a loro, a “Bepi” e a Nicoletta, prende forma la mostra fotografica “Testimoni del tempo – Quando le immagini raccontano la storia” al Centro culturale “Parri” di Longarone; l’esposizione verrà inaugurata venerdì 13 ottobre alle ore 18 e rimarrà aperta fino alla fine del mese.

Con questa iniziativa Assostampa Belluno e Sindacato giornalisti Veneto – in collaborazione con Pro loco, Comune di Longarone e Fondazione Vajont – intendono ricordare, nel 60esimo anniversario, la sciagura del 9 ottobre con i suoi 1.910 morti e stimolare riflessioni, analisi e confronti su come è cambiato – o è rimasto uguale – il racconto di eventi così drammatici attraverso la lente del fotogiornalismo.

Sarà quindi l’occasione per rivedere le immagini di Zanfron, il primo fotoreporter a raggiungere i luoghi del Vajont dopo la terribile ondata che portò lutti e distruzione. Immagini che hanno fatto il giro del mondo, di grande impatto emotivo, rispettose e rigorose nel delineare i contorni di un disastro epocale.

La mostra rappresenta anche l’opportunità di conoscere il talento e la sensibilità artistica di Nicoletta Valla, venticinquenne di Faenza, i cui scatti, dopo essere stati pubblicati sul Il Resto del Carlino, hanno dato vita al volume “Quello che abbiamo perduto. Quello che abbiamo salvato”, realizzato insieme allo scrittore e giornalista Maurizio Maggiani. Oggi come allora, le foto professionali raccontano, indagano, scuotono le coscienze. Oggi come allora, “per non dimenticare”.

Dopo il successo a Pordenonelegge (prima nazionale) e in Alpago, luogo di residenza
dell’autore, il nuovo libro di Antonio G. Bortoluzzi, “Il saldatore del Vajont”, edito da
Marsilio, inizia da Belluno la sua lunga strada di presentazioni e positivi riscontri.
Oggi lunedì alle ore 18 nella Sala dell’affresco al primo piano di Palazzo Bembo a Belluno, Bortoluzzi in un dialogo con Flavio Faoro presenterà il suo romanzo.

(Foto e video: Qdpnews.it riproduzione riservata).
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