“Il dolore del ricordo non ha tempo”: un libro sulla storia delle vittime caeranesi del Vajont

Grandi emozioni mercoledì 4 ottobre, nella sala polivalente parrocchiale di Caerano di San Marco, in occasione della presentazione del libro “Dino e il leccio. Racconto di sopravvissuti. Storie e memorie di una tragedia annunciata” di Eugenio Dal Prà e Mauro Marconato.

Presenti i sindaci di Caerano di San Marco e Longarone, Gianni Precoma e Roberto Padrin, insieme al collega di Cavaso del Tomba, Gino Rugolo, il vicepresidente della Provincia di Treviso, Martina BertelleDino Forner, il protagonista principale del libro, diversi assessori e consiglieri comunali di Caerano, il parroco don Roberto Stradiotto, gli Alpini di Caerano, i rappresentanti delle associazioni del paese e molti cittadini.

L’evento, organizzato nell’ambito della Sagra della Madonna del Rosario, ha visto la partecipazione dei Barbapedana Ter, del Coro Giovanni Paolo II di Caerano e delle lettrici e dei lettori volontari.

Il libro di Dal Prà e Marconato ha ottenuto il patrocinio dei Comuni di Caerano e Longarone e il sostegno della Fondazione 9 ottobre 1963 Vajont e della Fondazione Villa Benzi Zecchini.

In quel terribile 9 ottobre 1963 anche Caerano ha avuto i suoi morti, 31 in tutto, 9 dipendenti della Filatura del Piave, succursale di Longarone, con i loro familiari.

“Il libro – commentano gli autori – si divide in due parti: un racconto che vede protagonista Dino, un bambino caeranese che ha vissuto quella catastrofe e che è sopravvissuto, un personaggio reale, vero, che racconta la sua personale esperienza della tragedia del Vajont. La sua storia è tuttavia arricchita e romanzata con l’inserimento di avvenimenti capitati ad altri, di ricordi e riflessioni raccolte da testimoni ancora viventi, con alcune forzature giustificate dalla scelta di costruire una narrazione almeno in parte unitaria e speriamo interessante”.

“Una serie di documenti fotografici – continuano -, di ricostruzioni storiche, di spunti presi da reportage dell’epoca e da pagine di libri sull’argomento, di schede tecniche, di trascrizioni di interviste effettuate a testimoni inediti, che sono sempre meno, per ovvie questioni anagrafiche. Nel mezzo un tributo al leccio, altro sopravvissuto di questa vicenda e a Villa Malcom, nel cui parco era cresciuto. La villa, costruita dai Viel, proprietari di segherie, era stata ceduta poi ad un nobile inglese, Alexander Malcom, commerciante di legname innamorato delle Dolomiti. Abbellita da un giardino e parco, era molto frequentata dalla nobiltà inglese”.

“A Villa Malcom – proseguono -, acquistata dai Lampugnani, risiedevano i dipendenti caeranesi della locale succursale della Filatura del Piave di Caerano, con le loro famiglie. Tutti trovarono la morte quel 9 ottobre del 1963. Nel parco della villa era stato piantato anche un leccio, Quercus ilex, una pianta mediterranea, l’unica rimasta in piedi dopo la furia di quelle acque che avevano travolto tutto”.

“Secondo una leggenda popolare sarda – concludono – il leccio è una pianta che accoglie le anime dei defunti fino a quando non piaccia a Dio accoglierle nella sua gloria. Forse anche quel leccio sopravvissuto ha accolto l’anima di quei morti, magari di tutti coloro i cui corpi non sono mai stati ritrovati. Purtroppo, nel 2018 Vaia si è portata via anche quel leccio”.

Alla fine della serata gli autori hanno ringraziato Dino Forner e sua sorella Dina, le autorità presenti, il regista e coordinatore degli interventi Gian Paolo Lievore, i Barbapedana Trio, il coro Giovanni Paolo II, i tecnici Renato Comazzetto e Marco Rossi, le lettrici e i lettori di alcuni brani del libro, Nedo Gallina e la Protezione civile La Marca.

“Ringraziamo anche Micaela Coletti – afferma il professor Marconato -, una sopravvissuta, per la sua testimonianza e tutti gli altri testimoni che hanno reso possibile con i loro racconti la memoria viva di quella tragedia. Ringraziamo le maestre Mariagrazia Panighel Teresa Caliendo e i loro alunni di 15 anni fa, per il loro video commemorativo di quei tragici fatti. Alcuni di loro erano presenti in sala, a testimoniare che la memoria di quella catastrofe persiste anche nei nostri giovani”.

“Ringraziamo tutte le altre persone che hanno contribuito alla realizzazione del nostro libro – concludono -, in particolare Adriano Spader, per il progetto grafico, e l’editore Danilo Zanetti. Soprattutto siamo fieri del lavoro fatto, per tramandare il ricordo di quei fatti dolorosi perché ‘Il dolore del ricordo non ha tempo, non ha spazio. È di tutti sempre'”.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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