“Eravamo soltanto noi, tra amici, seduti davanti a un caminetto acceso. Poi qualcuno iniziò a intonare una nota e qualcun altro lo seguì”: inizia così la storia del Coro Valcavasia, raccontata da Massimo Dal Bon, che nel 1972 era uno “dei giovani” di quella che sarebbe diventata per il paese un’associazione che identifica al meglio lo spirito comunitario tipico del paese.
Massimo era arrivato all’osteria Da Miet con suo zio Marino dopo una scommessa su un’ipotetica nevicata sul Tomba, che alla fine si era rivelata piuttosto abbondante e che li aveva fatti bagnare dalla testa ai piedi. Raccolte vicino al fuoco, le voci di Germano Rizzardo, Innocente Rossetto e Marino si erano sollevate spontaneamente, nessuno lo aveva deciso.
A quel tempo il canto era diffuso nella vita quotidiana: cantare faceva sentire meno la fatica e creava un ritmo. Cantavano le donne negli stenditoi e nelle filande, cantavano gli uomini durante le vendemmie e anche i bambini; questo anche perché cantando nessuno poteva certo mettersi a mangiare l’uva o perdere tempo. Così, anche se nessuno aveva nozioni musicali, anche i più giovani erano abituati a farlo.
Finiti i canti, quella sera stessa, qualcuno domandò perché le voci che si erano esibite per gioco quella sera non si unissero in un unico coro e a Massimo Dal Bon venne assegnato l’incarico di trovare i nuovi cadetti.
Il Coro Valcavasia nasce il 25 aprile del 1972 e nel 2022 compirà ben cinquant’anni: una storia che a Cavaso in molti si sono sentiti raccontare, ma che al di fuori dei confini comunali non tutti conoscono.
Una storia che prima di tutto mette in luce questa convinzione: “un coro è forte se è uniforme, per questo l’amicizia è il miglior allenamento.”
Il gruppo ha contato da una ventina a una sessantina di membri in tutto il paese, con un’alternanza di adesioni nei vari decenni del suo sviluppo: il primo maestro, Giacobbe Marcon, aveva seguito l’onda di quel periodo, sulla scia di altri cori importanti emersi poco prima, come il Coro Monte Grappa e il Cesen.
Prima nelle osterie e in chiesa, poi alle sagre di paese e infine nei teatri, il Coro Valcavasia ha ottenuto grandi successi come seguito a qualche delusione, in periodi in cui l’integrità del gruppo è stata sostenuta soltanto dalla determinazione di alcuni elementi e dalla loro amicizia: “Certo, l’importante è partecipare – racconta il presidente Giuseppe Buziol – ma se non si vince mai, prima o poi si abbandona. Noi siamo rimasti uniti e i successi sono arrivati”.
Le prime grandi vittorie furono le trasferte, in Australia per esempio, dove i componenti del coro sono stati per ben due volte, invitati a suonare al Parlamento di Canberra al turno dopo la Regina e a girare tutti i club dove presenziavano anche i parenti delle generazioni italiane che vi erano emigrate.
Il viaggio, all’epoca, si prospettava impegnativo e non tutti erano pronti a partire: “Uno di noi doveva fare il fieno e non sarebbe potuto venire – racconta Buziol, con commozione -. Allora siamo andati ad aiutarlo e in un giorno, insieme, abbiamo fatto quello che lui avrebbe fatto in venti giorni”.
Anche a livello competitivo il Coro Valcavasia, con un ricambio di maestri che vede oggi l’affermazione di Sabino Toscan, ha ottenuto due medaglie d’oro al concorso nazionale dei Cori a Riva del Garda, moltissimi altri riconoscimenti e ha lavorato con registi riconosciuti a livello nazionale.
Più recentemente, dopo una tournée nel 2007 in Brasile, nel 2008 con lo spettacolo “Senza vincitori né vinti” di Mario Rigoni Stern, il Coro Valcavasia si è avvicinato alla sperimentazione di nuove tipologie di esibizione e la volontà per gli anni a venire è proprio quella di proseguire in questo senso, verso il teatro e le nuove forme espressive.
L’intera comunità di Cavaso, tra famiglie e altre associazioni, sembra fare il tifo a quest’associazione: se un tempo i coristi si allenavano nelle soffitte qua e là dove possibile, negli anni ’80 è stata a loro assegnata l’ex scuola elementare di Bocca di Serra, dove il gruppo si è rimboccato le maniche per riqualificare l’edificio, dove ancora oggi il coro mantiene la propria sede principale.
“È una storia che mi fa venire i brividi per l’emozione ma, ne sono certo, è una storia importante anche per tutta Cavaso – afferma il sindaco di Cavaso, Gino Rugolo, che fa parte del coro -. Molte delle serate hanno avuto scopo benefico, nonostante il coro non abbia mai goduto di aiuti economici importanti, e lo spirito con cui cantiamo anche oggi ha mantenuto quella natura spontanea che aveva cinquant’anni fa, quando lo si faceva nelle osterie o durante i festeggiamenti”.
Non resta che aspettare la fine della pandemia e l’inizio del 2022, quando il coro potrà ricominciare a prepararsi per il cinquantesimo: “Non basta più cantare bene. La storia di questo coro va raccontata con qualcosa di speciale” afferma il presidente Buziol, per ora, però, nessuna anticipazione.
(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
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