Il 26 gennaio del ‘45 il cimitero di Pieve di Soligo fu lo scenario dell’eccidio di sei partigiani, messi a muro e fucilati dai fascisti della Decima Mas.
Marino Zanella, comandante della brigata “Mazzini”, originario di Segusino, Leone Sasso e Giovanni Possamai di Cison di Valmarino, Maurizio Violini di Follina, Antonio Bortolini di Maine e Salvatore Pontieri di Savelli (Crotone) morirono 79 anni fa in nome della libertà. Oggi i loro nomi sono riportati sulla lapide commemorativa che sorge nel luogo dell’eccidio.
Stamani le autorità locali, assieme ad Anpi, agli Alpini e ai rappresentanti delle Forze dell’ordine hanno preso parte alla cerimonia in ricordo dei sei partigiani culminata con la deposizione di un cesto di fiori ai piedi della lapide. Erano presenti il sindaco di Pieve di Soligo Stefano Soldan, il comandante della Polizia locale Giampietro Caronello, il maresciallo del Carabinieri Diego Radicioni, l’assessore del Comune di Cison di Valmarino Cristina Munno e Diego Longo, consigliere di Segusino.
“Il 26 gennaio, giorno in cui ricordiamo questo drammatico episodio della nostra storia, ricorre anche l’anniversario della morte di Toti Dal Monte – ha commentato il sindaco Soldan -: una donna, oltre che un’artista straordinaria che spese veri sentimenti in nome della patria e che in un periodo dominato dalla violenza e dalla paura, nascose i partigiani nel sottotetto della sua casa di Barbisano mettendo a repentaglio la propria vita in nome dei valori in cui credeva”.
“79 anni fa avveniva l’eccidio di cui vogliamo mantenere viva la memoria, omaggiando Marino Zanella, un comandante che si distinse per le sue qualità di mediatore fra la popolazione e i partigiani, e con lui gli altri cinque membri della brigata ‘Mazzini’ catturati lungo la valle di Pianezze nei primi di gennaio e poi brutalmente fucilati il 26 gennaio del ’45 – ha commentato Gianni Busolini, dell’Anpi, in rappresentanza del presidente di Anpi Treviso Giuliano Varnier -. A comandare il plotone d’esecuzione fu il tenente Grosso, che se la cavò con appena 14 anni di prigione, forte della scusa di aver ‘semplicemente eseguito gli ordini’”.
“L’eccidio di Pieve di Soligo ci ricorda il dramma di quel periodo e la spaccatura sociale che vide italiani ammazzare altri loro connazionali. Pensando al giorno d’oggi, e in particolare alla guerra in corso in Medio Oriente, partecipiamo a questa cerimonia per mantenere il filo con la storia e lanciare un grido di pace” ha concluso Busolini.
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