Luoghi del Sacro in terra Unesco: l’Arcipretale di Santa Maria Assunta a Cison di Valmarino, un tripudio di statue, affreschi e dipinti

Antica pieve della diocesi di Ceneda (citata nel 1170), è matrice delle parrocchie di Tovena, Valmareno, Rolle e Gai. L’attuale edificio, iniziato al tempo di don Domenico Salomon (1683) su commissione dei conti Brandolini e progetto dell’architetto stiriano Paul Gremsel, venne consacrato dal vescovo Lorenzo Da Ponte (1746).

La particolarità della doppia facciata crea una scenografia ruotante, che dialoga con il territorio, di cui si pone come perno. La facciata di ponente (rivolta al castello) presenta nella porzione inferiore tre portali, sopra i quali fungono da raccordo con le finestre tre nicchie contenenti le statue di Marco Casagrande (1852) rappresentanti le virtù teologali (guida del credente), ossia la Fede, la Speranza e la Carità.

La facciata di levante (rivolta alla loggia) con duplice scalea d’accesso e svettante torre campanaria mostra invece le statue di San Giovanni Battista (antico patrono) e delle virtù cardinali (guida del cittadino) Prudenza e Giustizia (a sinistra) e Fortezza e Temperanza (a destra).

Il sontuoso interno ospita sulla volta unghiata della navata una specchiatura a cornice mistilinea con tre affreschi di Egidio Dall’Oglio: la Fede (una figura femminile velata recante la croce e il calice dell’Eucarestia), la Speranza (rappresentata come Gloria del Paradiso) e la Carità (di S. Agostino ai mendicanti). Il grande affresco centrale in stile rococò della Gloria del Paradiso è una composizione spiraliforme che procede dalla figura di S. Giacomo (chiave d’accesso) per culminare nella Vergine in adorazione della Trinità.

Il primo altare a destra è dedicato al tema dell’educazione di Maria con la pala di Sant’Anna con Maria Bambina tra i santi Rocco, Vincenzo Ferreri e Sebastiano del Dall’Oglio. Dopo il fonte battesimale, la cappella di San Giuseppe (eretta nel 1745 dalla famiglia Darbi) conserva una pala della Transizione di san Giuseppe di Francesco Fontebasso, due tele laterali (Presentazione al tempio e Circoncisione) e altri tre affreschi del Dall’Oglio: Gloria di san Giuseppe sulla volta e Adorazione dei Magi e dei Pastori ai lati. L’ultimo altare a destra custodisce la pala dei Santi Stefano, Pietro d’Alcantara, Luigi Gonzaga e Giovanni Nepomuceno del Dall’Oglio. Sulla cantoria sopra la porta d’ingresso è collocato l’organo di Gaetano Callido (1779), adattato alla trasmissione elettrica (1954), ricostruito (1966) e restaurato da Francesco Zanin (1998).

La parete sinistra è dominata dai due balconcini da cui i nobili ascoltavano la Messa e dal grandioso monumento sepolcrale di Pietro Baratta dedicato al committente Guido IX Brandolini (1645-93) con il motto “Religione, Prudentia, Patentia”, a testimonianza delle sue qualità morali. Sopra la figura a mezzo busto gli Angeli sostengono le insegne araldiche, costituite dallo stemma con scorpioni (simbolo degli infedeli vinti) e da tre asole (simbolo dei tre anni vissuti a Cison da Erasmo da Narni il Gattamelata).

Nel presbiterio il maestoso altare maggiore (con le statue di due Angeli ai lati) è anticipato da una balaustra alle cui estremità si stagliano altri due Angeli (Fede e Giustizia) realizzati a Eger in Ungheria dal Casagrande. Nel delicato paliotto in marmo dell’altare maggiore un bassorilievo di Giovanni Marchiori reca la raffigurazione struggente di Cristo nell’orto di Getsemani (1745). Le tre pareti del coro sono adornate da tre grandi dipinti del Dall’Oglio, dedicati all’Assunzione della Vergine (in centro) e alla Natività (a sinistra) e Decollazione di san Giovanni Battista (a destra).

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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