Cison, profanazione al Bosco delle Penne Mozze, appello dal direttore dell’Alpino. La sezione: “Fatto quanto necessario”

Un pranzo sull’altare del Bosco delle Penne Mozze trasformato in tavola imbandita. Un vero gesto di spregio al ricordo dei Caduti alpini di cui si conserva la memoria nel sacrario delle Valle di San Daniele a Cison di Valmarino.

Successe alla fine del primo lockdown, il 2 giugno scorso. Una sorta di “liberi tutti” aveva indotto molte persone ad esagerare: una delle mete è stato il Bosco delle Penne Mozze di Cison di Valmarino, preso d’assalto come area picnic.

Un gesto del tutto riprovevole tanto da provocare la reazione delle Penne nere delle 4 sezioni trevigiane, che, senza dare risonanza al fatto, attivarono una discreta sorveglianza affinchè certe esagerazioni non capitassero più e per non provocare stimoli di emulazione.

Non si è trattato di un gesto di maleducazione ma di un vero e proprio atto di profanazione alla memoria di tanti Caduti”: così ha tuonato dalle pagine dell’Alpino, la rivista ufficiale delle penne nere, il direttore don Bruno Fasani, in risposta alla denuncia di un testimone, un alpino della Sezione Valsesiana in pellegrinaggio quel giorno al Bosco.

Don Fasani ha poi fatto appello alla sezione di Vittorio Veneto e all’amministrazione comunale “perché siamo messi cartelli che fanno divieto assoluto di trasformare quel luogo che incute senso di sacralità in uno spazio per pic-nic, e magari anche comminate multe”.

Un appello che però,  è arrivato in ritardo sul numero dell’Alpino di ottobre e, forse conoscendo gli alpini, non necessario. Infatti nella risposta del presidente della sezione Ana di Vittorio Veneto, Franco Introvigne, al giornale, condivisa con i presidenti delle sezioni trevigiane, che sarà pubblicata probabilmente sul prossimo numero, “L’appello – scrive Introvigne – lo abbiamo attuato già cinque mesi orsono, ovvero all’insorgere dei fatti”.

L’episodio del 2 giugno non era sfuggito nemmeno al presidente dell’Associazione delle Penne Mozze, Varinnio Milan, che ha subito avvisato le sezioni. “Indubbiamente la bramosia del lasciare le prigioni casalinghe – ha risposto Introvigne a Fasani – ha prevalso sull’uso dell’intelletto, di cui oggigiorno si fa sempre meno esercizio. Amministrazione comunale, Sezione e Gruppo locale sono subito intervenuti: i cartelli c’erano, ci sono, sono stati integrati e buona parte dell’area è stata subito recintata, s’è pensato anche ad un servizio di guardiania ma non si è reso necessario poiché il fenomeno è subito scemato”.

Quanto a sanzioni amministrative è richiesto un procedimento di non facile attuazione: “Continuiamo a sperare nel recupero del buon senso perduto – si augura il presidente della sezione – . C’è gente che in quel luogo trascorre pressoché tutto il proprio tempo libero nel pulire, riordinare, abbellire, migliorare e custodire, onorando la sacra memoria dei 2.405 Alpini caduti lassù ricordati. Gli Alpini ci sono, la pandemia ci liberi ed il buon Dio ci assista”.

(Fonte: Fulvio Fioretti © Qdpnews.it).
(Foto: Aspem Vittorio Veneto).
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