Il Giro profuma di storia sul San Boldo: l’amore per il ciclismo sulla strada dei 100 giorni, e Vendrame passa in testa

Essere sul San Boldo tra la gente ad attendere il passaggio del Giro d’Italia è stata una esperienza emozionale unica. I preparativi, gli striscioni, le libagioni a base di grigliate e panini di ogni genere annaffiati da abbondanti dosi di prosecco e birra, l’allegria della gente: era impossibile non rimanere contagiati da tutto ciò. 

Il Giro d’Italia si conferma da sempre una delle feste popolari più sentite e lo è ancora di più in Provincia di Treviso, la terra per antonomasia degli amatori delle due ruote.

Erano 53 anni che i ciclisti professionisti, quelli della carovana rosa per intenderci, non passavano per la strada dei 100 Giorni ed ora, dopo i numeri da record di oggi, si spera che non ne devano passare altrettanti per vedere i ciclisti sulle storiche gallerie costruite in 100 giorni 101 anni orsono dall’esercito invasore con l’apporto della manovalanza locale.

Quando la sagoma dei ciclisti ha cominciato a materializzarsi prima sui tornati e poi sulle gallerie è stata l’apoteosi.

Tutti a gridare, tutti a tifare, tutti a voler dare un contributo gioioso ai ciclisti, tutti con la voglia di dire io c’ero. L’amore delle genti venete per il ciclismo ha origini antiche, nasce dalla fatica, quella fatica che i corridori fanno sulle salite o a 50 all’ora sulle pianure, la stessa fatica della gente di queste vallate abituata al “fare” e al volontariato, lavorando instancabilmente dall’alba al tramonto.

Alla fine è un dettaglio che sul Gran Premio della Montagna sul Passo del San Boldo sia transitato per primo l’atleta di casa, Andrea Vendrame, perché c’era una grande, immensa insaziabile voglia di Giro d’Italia e oggi un po’ tutti se la sono tolta.

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(Fonte: Giancarlo De Luca © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it ® Riproduzione riservata).
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