La chiesa parrocchiale di San Simone di Tovena, prezioso scrigno dell’altaristica lignea pedemontana del Settecento

Attestata fin dal Medioevo come dotata di beneficio, cimitero e hospitale (1243), la chiesa dei Santi Simone e Giuda Taddeo è filiale della pieve matrice di Cison, da cui si staccò ricevendo prima l’autorizzazione a erigere il fonte battesimale (1423) e successivamente il titolo di curazia (1484) e di parrocchia (1693).

L’attuale chiesa fu costruita nel 1751 sul sedime del precedente edificio. Dopo un precoce restauro (1790), fu ampliata con due navate laterali, allungata e dotata di un pronao esterno (1853). L’interno presenta ora un notevole effetto scenografico grazie al rapido susseguirsi di sette campate e di altrettanti riquadri mistilinei ad affresco realizzati sulla volta a botte della navata centrale dal pittore cisonese Egidio Dall’Oglio (1705-84).

Dal precedente edificio provengono i quattro altari testimoni delle importanti produzioni della scultura lignea cenedese del XVII secolo. 

Il trittico dell’altare maggiore, firmato dall’intagliatore cisonese Sante Moretti (1699), contiene al centro la pala ottocentesca di Giuseppe De Lorenzi, raffigurante la Madonna sulle nubi con il Bambino fra i santi apostoli Simone e Giuda, patroni del paese. Coeve al dossale ligneo sono invece le tele minori laterali, attribuite all’artista stiriano Mathias Grempsel (1648-1708). Sotto quella di sinistra, dedicata a Sant’Antonio da Padova, è riportata l’iscrizione dell’Officium rythmicum Sancti Antonii (o “sequeri”), risalente al frate francescano tedesco Julian von Speyer (1233). Sotto quella di destra, che raffigura San Valentino che guarisce gli infermi, è incisal’antifona al Magnificat della Missa de commune martyrum (X secolo).

Il presbiterio è arricchito sulla parete sinistra da una tela con Madonna col Bambino in Gloria tra i santi Giovannino, Giorgio e Michele (1638) di Francesco Matteazzi (proveniente dalla chiesa di San Michele di Gai), e a destra da un’Annunciazione di IseppoGrempsel (XVIII secolo), mentre sul soffitto del coro sono stati affrescati dal Dall’Oglio i canonici Quattro Evangelisti e due Dottori della Chiesa (Agostino di Ippona e Gregorio Magno) con Il Padreterno e lo Spirito Santo al centro.

L’altare in pietra a sinistra custodisce la preziosa reliquia di santa Odilia (660-720), monaca alsaziana fondatrice dell’abbazia di Hohenburg (690), invocata a protezione della vista e contro i dolori alla testa e alle orecchie.

L’altare ligneo e dorato di destra, dedicato alla Madonna del Rosario (1701), ospita nelle tre nicchie le statue policrome della Vergine reggente il Bambino, di San Domenico e di Santa Caterina da Siena, tutte attribuibili all’altarista cenedese Zambatta Ghirlanduzzi(1610-89).

Al centro dell’aula si susseguono gli altari lignei settecenteschi di San Rocco (a sinistra) con la pala della Madonna in gloria tra i santi Rocco, Giacomo, Sebastiano e Antonio Abate del Matteazzi e l’altare della Croce (a destra) con la pala centinata della Invenzione della Santa Croce (1704) di Mathias Grempsel, in cui sant’Elena imperatrice regge la croce (adorata da due Angeli) tra i santi Firmiano e Liberale.

In fondo a sinistra è stata collocata la pala della Madonna del Carmine tra i santi Vigilio, Floriano e Urbano (1700) del pittore cisonese Antonio Sasso, proveniente dalla dismessa chiesa filiale di San Vigilio, mentre sulla destra trova ricetto entro una nicchia il battistero originale con tazza monolitica (XV secolo) e cuspide lignea ottagonale (XVIII secolo), anch’essa attribuita alla bottega cenedese dei Ghirlanduzzi.

A pochi passi dalla chiesa, ospitato in un antico edificio settecentesco, sorge il museo di arte sacra della parrocchia di Tovena intitolato a don Livio Spader, parroco di Tovena dal 1970 al 2010. All’ingresso, un banco ricorda che l’edificio era stato adibito a scuola nel secondo dopoguerra. 

Al pian terreno è conservata la cimasa di Antonio Sasso proveniente dall’originale pala settecentesca dell’altare maggiore della dismessa chiesa filiale di San Vigilio. Al primo piano, invece, gran parte delle suppellettili sacre esposte sono del XIX secolo, come reliquiari, candelabri, ostensori e pissidi, ma sono custodite anche antiche e preziose tele, teche e tavole, e pure il cinquecentesco reliquiario contenente il cranio di sant’Ottilia.

(Autore: Giuliano Ros).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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