Omicidio di Rolle, ergastolo confermato per Papa, le motivazioni in oltre cento pagine di sentenza

“La conclusione tratta dal giudice di primo grado in relazione alla colpevolezza dell’imputato Sergio Papa è l’unica coerente in sé e congruente ai fatti”.

Con queste parole i giudici della corte d’assise d’Appello di Venezia hanno motivato la decisione di confermare la condanna all’ergastolo per Sergio Papa, accusato dell’omicidio volontario aggravato di Loris e Annamaria Nicolasi, barbaramente uccisi a colpi di roncola, nella loro villetta di via Marzolle, la mattina del 1 marzo 2018.

In oltre 100 pagine di motivazioni, i giudici hanno smontato pezzo dopo pezzo il ricorso presentato dai legali del 37enne, gli avvocati Alessandra Nava e Fabio Crea, che puntavano su vari elementi, a cominciare dalla contestazione sulla prova ritenuta “regina” per la procura, e cioè le tracce del dna di Papa rinvenute sotto le unghie di Annamaria.

Tracce che, secondo la difesa, sarebbero state frutto di una contaminazione “per trasferimento e non di un contatto diretto”.

I giudici veneziani rilevano come questa ipotesi sia: “insussistente” e come quelle tracce e le lesioni riscontrate su Annamaria che “tentò un disperato ed estremo tentativo di difendersi” costituiscano invece “grave e precisa dimostrazione del collegamento tra Sergio Papa e l’aggressione subita da Annamaria Niola” e siano quindi  “l’adeguata dimostrazione della presenza dell’imputato sul luogo e nella contingenze dell’investigato duplice delitto”.

A confermare che Papa sarebbe stato a Rolle quella tragica mattina arrivando a bordo di una Fiat Panda rubata che poi avrebbe dato alle fiamme, sono poi, scrivono i giudici, i suoi stessi genitori che intercettati dimostrano di: “essere a conoscenza del furto e della distruzione dell’auto con il fuoco e di convenire di dover rendere false dichiarazioni agli inquirenti per non compromettere il figlio”.

Fino alle confessioni rese da Papa all’amico marocchino con il quale, dopo il delitto, aveva trascorso alcuni giorni: “Si è messo a piangere e mi ha detto di aver ucciso lui gli anziani di cui parlavano alla televisione” aveva raccontato.

Una testimonianza che la difesa ha sempre cercato di contrastare, dichiarandola inattendibile. Secondo i giudici d’appello: “Le confidenze autoaccusatorie dell’imputato a Bilali, che attendibilmente ne riferisce, hanno natura “confessoria” e assumono rilevanza probatoria”.

(Foto: Archivio Qdpnews.it).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati