Cinzia Mion vince il premio “Riflettore Donna”: valorizzato il suo “sacro fuoco” di insegnante e di psicologa

La sua curiosità di ricercare, scoprire, studiare ed insegnare non è mai finita. E’ quello che Cinzia Mion definisce il “sacro fuoco”, che dovrebbe pervadere ogni docente per alimentare nei propri allievi l’inesauribile curiosità del sapere.

Non riesco proprio a fermarmi. Dopo tanti sono ancora presa dal piacere dell’insegnare”, dice la psicopedagogista e formatrice di Treviso, a cui è stato attribuito il premio “Riflettore Donna 2022“, conferitole dal sindaco Mario Conte su proposta della Commissione comunale Pari Opportunità e della Consulta Femminile nella ricorrenza della Festa della Donna. Il riconoscimento omaggia le personalità che si sono distinte per l’impegno quotidiano in campo professionale, artistico, sociale e familiare.

Cinzia Mion compirà 83 anni il 27 aprile. Il suo curriculum è notevolissimo nei campi della docenza e dirigenza scolastica, psicologia (è iscritta all’albo veneto dal 1993), formazione di adulti e studio sull’identità di genere. Per vent’anni è stata direttrice didattica del 2° circolo di Conegliano per poi tornare a Treviso, negli ultimi tre anni prima di andare in pensione nel 2001. Ma non si è messa a riposo neanche per un po’. Dal 2003 al 2006 è stata presidente del consiglio nazionale dell’Associazione nazionale dirigenti scolastici, ha continuato ad occuparsi di pari opportunità, di sostegno all’handicap e di collaborazioni con facoltà universitarie. 

Attualmente realizza corsi di formazioni in vari ambiti, dalla valutazione scolastica alle problematiche della genitorialità.

I primi passi da maestra li ha compiuti nella scuola elementare di Codognè dal 1964 al 1968. Ha lasciato un ricordo indelebile tra i suoi alunni di oltre cinquant’anni fa.  Lo ha raccontato Paola Basei, una ex allieva intervenuta nella cerimonia di premiazione a Palazzo Rinaldi di Treviso: “Io ero in prima elementare. In questo paesello di campagna, gente semplice e genuina, arriva lei giovane maestra, bellissima donna, una classe di 15 alunni, con soli 4 maschietti scatenati”.

“Ricordiamo tutti noi con molto piacere le esperienze vissute in quegli anni. Gli argomenti su cui erano basate le nostre giornate, oggi sarebbero argomenti noti, in uso quotidiano, ma qui eravamo nel 1964, erano tempi non sospetti per questi temi, ma non per lei. Una persona speciale, che in tempi remoti ha preso per mano il mio essere bimba per formarmi e regalarmi un insegnamento che ancora oggi mi guida e che, lungo la strada della vita, mi ha portato a tagliare  tanti traguardi”.

Paola Basei sottolinea che la maestra Cinzia è stata una colonna portante, per molti decenni, di una scuola innovativa. Mion in provincia di Treviso, con pochi altri colleghi, è stata l’antesignana del pensiero di Célestin Freinet, pedagogista e educatore francese, fautore della pedagogia popolare: “Sono entrata di ruolo nel 1962 e un anno dopo mi sono iscritta al Movimento di cooperazione educativa, nato dalle teorie di Freinet sulla scuola attiva, diffuse dagli anni ’50. La prima a parlarmene fu la maestra Alda Calzavara, che oggi non c’è più. Era un modo attivo di fare scuola tramite il tema libero, la corrispondenza interscolastica, la costruzione in classe del terrario, l’anemometro in cortile per misurare i venti e l’aria pulita, la ricreazione con i giochi organizzati. I direttori didattici di allora ci guardavano con sospetto, la scuola prima del 1968 non era pronta. Con altri insegnanti ci radunavamo nelle sedi del movimento a Treviso e ci sentivamo come dei carbonari”.

Dopo la laurea, Cinzia Mion nel 1974 è diventata direttrice didattica a Conegliano e qui ha avuto il decisivo appoggio di 33 insegnanti delle scuole speciali della “Nostra Famiglia” nell’applicazione di teorie innovative: “Ho trovato in loro molta sensibilità verso la psicopedagogia e ho potuto avviare esperienze didattiche molto importanti, perché capivano al volo quello che volevo realizzare a favore dei nostri bambini“.

L’ex dirigente ora opera ad altri livelli come formatrice di coloro che hanno il compito di educare, perciò si confronta con i docenti di oggi, avvertendo il forte momento di difficoltà che sta vivendo la scuola italiana nel suo complesso.

“Sento i docenti sovraccaricati inutilmente, e ingiustamente, come pure i dirigenti scolastici, di incombenze burocratiche che spengono in loro il livello di passione che è necessario per insegnare. Se non sai accendere il fuoco della curiosità nella mente dei bambini e dei ragazzi, quello che io chiamo il brivido mentale della comprensione, è il fallimento dell’insegnamento. Il loro diventa un lavoro burocratico del sapere. Difficoltà che c’erano anche prima del Covid e della didattica a distanza. – precisa Mion -. Avverto la loro delusione, mi dicono che non è più la scuola di una volta. Eppure, se si rimane appassionati del mestiere di insegnante si instaura un rapporto rigenerante con gli alunni. Se, invece, insegnare ti affatica, lasci prima che puoi. Un altro aspetto è quello delle difficoltà della genitorialità”.

“I genitori non sanno più dire di no, ma non sono da stigmatizzare. – conclude – Sentono che sono inadeguati ed anche per loro ci vorrebbe più formazione, come per gli insegnanti per cui continuare a studiare e ricercare è un sacrosanto nutrimento per la mente”.

(Foto: per gentile concessione di Cinzia Mion).
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