Un semplice atto di fiducia può unire due culture e creare un nuovo modello di business: è la testimonianza di un imprenditore coneglianese, Gabriele Pavan, a dimostrarlo.
Oggi, grazie a una gentilezza di vent’anni fa e alla determinazione del suo sviluppo professionale all’estero, Pavan racconta di essere diventato una key-person in qualità di dirigente e consulente, per una delle società più importanti della Repubblica Slovacca, la PentaGroup. Assieme a pochi altri soci di fiducia, contribuisce a diffondere all’estero il brillante nome dell’arredo made in Italy.
Un mercato nuovo, quello di Bratislava, che si affaccia su un’economia in climax ascendente e che pare ghiotto della nota qualità artigianale e industriale italiana, ma anche complesso e difficile da affrontare per chi non lo conosce a fondo.
Il sogno di Pavan, che ha da poco siglato un accordo con i migliori marchi di elettrodomestici, come con la linea LG Signature, nasce da una profonda amicizia con quello che, vent’anni fa, era soltanto un giovane sconosciuto dall’accento straniero.
“Era il 2000 e a quell’epoca ero un dipendente: un ragazzo, che all’epoca faceva il barista, è venuto a chiedermi aiuto nel negozio dove lavoravo, a Susegana – racconta Pavan – Mi ha chiesto dei mobili usati, quelli che gli servivano per arredare il suo appartamento in Italia. Mi avevano detto che era una brava persona, così glieli ho regalati. Tutto è nato da lì”.
“Una volta tornato in Slovacchia, “Giovanni” – questo il nome italianizzato con cui l’imprenditore fa riferimento al suo socio Jan Kurkin – ha cominciato a fare l’imprenditore nel campo della ristorazione. Gli ho dato dei consigli e lui mi ha dato delle possibilità di lavoro nel suo paese. Adesso, dopo vent’anni, Jan ha colto l’occasione di lavorare con la Penta Group, una delle società leader negli investimenti in Slovacchia e mi ha chiamato con sé per aprire un negozio in centro a Bratislava e iniziare a operare in tutta la capitale”.
Gabriele Pavan, ormai abituato a lavorare con l’estero, ha così avuto l’opportunità di entrare nelle dinamiche economiche di un Paese che, a detta sua, è in pieno sviluppo: “A Bratislava vogliono il Made in Italy, ma quello fatto bene – afferma – A molti interessa il super lusso, è quella la nostra nuova frontiera. La Slovacchia ha un sistema fluido ma anche estremamente selettivo: bisogna entrare nell’ottica di essere onesti e professionali”.
Ad aiutare l’imprenditore coneglianese a realizzarsi c’è anche la moglie, Aurelia, anch’essa con una storia piuttosto singolare, di cui parleremo in un prossimo articolo.
“Io lavoro con Romania, Ungheria e Slovacchia – argomenta – sono tre nazioni che danno molte soddisfazioni quando le rispetti. Non bisogna pensare: “Tanto me ne vado su in un Paese dell’est solamente per profitto”. Sono popoli che si ricorderanno per sempre un gesto positivo così come ne ricorderanno uno negativo. Spendono molto, ma sono anche estremamente cauti”.
Un buon esempio di integrazione, di civiltà ma anche di sagacia, che secondo la coppia risulta utile nell’allenare un atteggiamento sempre presente di accoglienza e di lungimiranza, caratteristiche in genere fondamentali per l’imprenditoria in generale, anche verso chi non parla la nostra stessa lingua.
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