Fregona, nuova gestione del rifugio “Città di Vittorio Veneto”. I gestori: “Qui non ci sarà il wi-fi, la gente deve tornare a parlare”

Lo scorso 5 luglio ha riaperto lo storico rifugio “Città di Vittorio Veneto” di Fregona, in via Monte Pizzoc 35, a circa 1570 metri sul livello del mare.

Dalla struttura si può godere di un panorama mozzafiato e, nelle giornate più limpide, l’escursionista potrà vedere anche la laguna di Venezia oltre alla pianura trevigiana.

L’affidamento della gestione in concessione del rifugio è stato assegnato dal Comune di Fregona lo scorso 28 febbraio, a seguito di un avviso di selezione del 28 gennaio 2019.

La società Kairos srl di Godega di Sant’Urbano, con sede in via Don Brozzi, ha preso in mano le redini del rifugio che era rimasto chiuso dal mese di novembre 2018.

Una bella notizia per tutti gli amanti delle svariate escursioni che possono partire proprio dal rifugio “Città di Vittorio Veneto”: dall’Alta via numero 6 ai boschi del Cansiglio. L’Alta via numero 6, conosciuta anche con il nome di “Alta via dei Silenzi”, è un’alta via alpina lungo le montagne dolomitiche, tra il Friuli Venezia Giulia e il Veneto. L’itinerario ha inizio dalle sorgenti del fiume Piave, nel comune di Sappada, e termina nel comune di Vittorio Veneto.

La struttura, secondo il contratto, dovrà essere tenuta aperta nel periodo estivo almeno per cinque mesi, dal primo maggio di ogni anno, mentre dovrà rimanere chiusa dal primo dicembre al 30 marzo per la potenziale impraticabilità della strada d’accesso.

In ogni caso, dall’8 dicembre al 9 gennaio, l’amministrazione comunale di Fregona potrà deliberare, su richiesta dell’affittuario, il rilascio di autorizzazione al transito, valutate le condizioni climatiche.

“Pochi giorni fa è iniziata la nostra sfida – ha commentato Alessandro Favaretto, uno dei soci della Kairos srl – e abbiamo deciso di intraprendere questo percorso per la grande passione che abbiamo per questo lavoro e per questi luoghi. Il nostro è un rifugio alpino e proporremo una cucina legata al territorio. I formaggi, per esempio, li acquistiamo in un caseificio del paese e nel nostro menù ci saranno il pastin, i funghi, il capriolo in salmì, gli gnocchi fatti in casa e molto altro ancora”.

“Avremo anche qualche prodotto bio – prosegue Favaretto – come il prosecco biologico di una cantina di Refrontolo. Dal nostro rifugio partono mille sentieri, dai più complessi a quelli adatti alle famiglie con bambini. È il paradiso degli appassionati di fotografia e nei boschi vicini si possono incontrare tanti animali montani”.

“Dovremo ricreare un equilibrio economico – conclude Alessandro Favaretto – perché abbiamo allestito tutto da zero. I costi sono importanti perché non c’è l’energia elettrica, e per questo abbiamo bisogno del generatore, oltre all’assenza di acqua potabile. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di creare un luogo dove si possa staccare un po’ dalla routine e dallo stress di tutti i giorni, immergendosi nella natura. Qui non troverete il wi-fi perché, per nostra scelta, la gente che verrà dovrà riscoprire la gioia di parlare guardando in faccia il suo interlocutore”.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto:).
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